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“Arte da mangiare”: le Torri saracene del Camilliani

Le Torri saracene del Camilliani. Un tour naturalistico tra il sistema di difesa costiero siciliano seicentesco...

di Redazione

Avete mai sentito parlare delle Torri saracene del Camilliani? No? Allora, venite con noi. Nel 1583, la Deputazione del Regno ordinò all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, lo stesso che creò la fontana di Piazza Pretoria a Palermo, di fare una seconda indagine sulla difesa delle coste siciliane contro gli attacchi da parte di nemici e pirati.
Preso l’incarico, il Camilliani, fece il periplo della Sicilia per un anno, partendo da Palermo in senso antiorario tra il 1583 e il 1584.
Alla fine della sua esplorazione, il Camilliani progettò un meccanismo di 173 sistemi di difesa tra torri e forti. Molte delle torri furono dotate di fani, consistenti in un sistema di avvistamento su torre munito di fuochi di segnalazione tra una torre e l’altra.
Molte di queste torri Saracene presenti nel “Libro delle torri marittime” del Camilliani sono oggi ancora in piedi.

Un itinerario naturalistico veramente unico

E per chi volesse visitarle si troverebbe a fare un itinerario naturalistico e culturale davvero interessante e suggestivo.
Soprattutto per la bellezza, non tanto per le torri, quasi tutte in pessimo stato, quanto per i siti geografici che le accolgono. Tutti vicino al mare e facilmente raggiungibili tramite le strade provinciali o le antiche trazzere.
Posti su collinette, spicchi di scoglio e bagli antichi dai quali potere ammirare specchi di mare, rivivendo le antiche emozioni dei soldati che da questi avamposti scrutavano l’orizzonte a caccia di pirati e navigli nemici.

Percorsi a piedi, in bici, ma ancora meglio, in moto

Ad esempio, percorrendo la statale che da Palermo porta a Trapani, oggi se ne possono incontrare ben 50 lungo tutto il demanio marittimo. Per la maggior parte, raggiungibili a piedi, in bici, ma l’ideale sarebbe raggiungerle in moto. Volendo restringere il numero delle torri da visitare, si possono visitare quelle che stanno nel tratto di mare sotto il Monte Pellegrino. Si può partire da quella del Villino Florio all’Arenella, poi quella dei Rotoli, e poi ancora quella dell’Addaura. Continuando, oltre la spiaggia di Valdesi, ci sono quelle di Mondello Paese e della Torre.

Ancora torri da visitare

E se poi si volesse continuare, a seguire, quelle sullo specchio di mare antistante la riserva di Capo Gallo. E, proseguendo via via quelle a mare e a terra a Isola delle Femmine.
Dopo Isola delle Femmine, lungo lo specchio d’acqua che si dice vi fosse la mitica città di Hykkara, ci sono poi quelle di Carini, e dell’antico feudo dei La Grua Talamanca. Quest’ultimo, col baglio dei pescatori vigilato da una torre cinquecentesca munita di merli e caditoie; fortezza un tempo a guardia di Villagrazia di Carini.
A Carini vi si trova l’imponente torre Muzza, detta anche Torrazza, per le notevoli dimensioni. E ancora, verso l’aeroporto Falcone Borsellino la torre Pozzillo, fino ad arrivare alla Torre della riserva di Capo Rama a Terrasini.

Panorama mozzafiato

E anche se molte delle torri sono oggi in stato di abbandono, i panorami mozzafiato dei dirupi sul mare o delle calette dei pescatori, sono garantiti. Essi spaziano dal Tirreno, allo Jonio e al Mediterraneo. Un importantissimo remake storico, ma sicuramente uno dei modi più affascinanti per visitare i più bei tesori ambientali della costa siciliana e il suo mare.

Web, fonte di ispirazione

Per affrontare un simile tour, ci si può aiutare via internet, esplorando i vari siti web dedicati. I webnauti possono trovarvi descrizioni, storia, posizioni geografiche e altre informazioni utili; come la loro costruzione e il sistema di difesa, Un itinerario interessante. Arte da mangiare insomma. Tra una scoperta e l’altra sarà possibile affrancare lo spirito del viaggiatore di un tempo con del buon vino e i tanti tipici piatti siciliani. Piatti a base di pesce in uno dei tanti posti di ristoro lungo tutta la costa, oggi come allora.

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