La criminalità minorile in Sicilia rappresenta un fenomeno sempre più allarmante. Gli ultimi dati fotografano una situazione molto critica.
Se prendiamo in considerazione i reati contro la persona, contro il patrimonio e contro l’economia, in Sicilia, si registrano 4 mila e 500 reati, circa. Va evidenziato che la Sicilia è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per il numero di reati commessi da minori.
Di Patrizia Romano
Uno zainetto rubato a un gruppo di coetanei all’uscita dalla scuola. Un tentativo di furto in una chiesa. Una serie di rapine nei negozi di una borgata di periferia. Sono soltanto alcuni tra i reati, riscontrati dalle forze dell’ordine siciliane, perpetrati da minori. Dati, comunque irrisori e irrilevanti rispettoalle cifre reali e alla tipologia di reati segnalati ogni anno presso le Procure dei capoluoghi di provincia siciliani.
La criminalità minorile in Sicilia rappresenta un fenomeno sempre più allarmante
Gli ultimi dati fotografano una situazione molto critica.
Se prendiamo in considerazione i reati contro la persona, contro il patrimonio e contro l’economia, in Sicilia, si registrano 4 mila e 500 reati, circa. Va evidenziato che la Sicilia è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per il numero di reati commessi da minori.
Attenzione, però, questi sono soltanto i dati che si conoscono. Quando si parla di reati realmente commessi da minori, infatti, bisogna tener presente il cosiddetto ‘numero oscuro’, cioè la differenza tra i reati realmente commessi e quelli che vengono effettivamente denunciati. Per molteplici ragioni, non tutti denunciano un minore. Il numero oscuro, ad esempio è molto basso nel caso degli omicidi.
Ma l’aspetto più preoccupante non è quello numerico, ma quello qualitativo. Anche se sul piano numerico, infatti, il fenomeno ha subito un calo del 6 per cento, circa, la qualità dei reati è aumentata gravemente: i minori assumono ruoli sempre più incisivi nelle organizzazioni criminali.Infatti, presso la questura di Palermo, si registrano almeno 5 denunce al giorno per associazione mafiosa.Presso il distretto messinese, il numero dei crimini commessi da minori è cresciuto di alcuni punti percentuali rispetto all’ultimo quinquennio. Catania, in proporzione alla popolazione minorile, vanta il primato e continua a detenere il meritato titolo di ‘capitale’ della criminalità minorile, anche se il numero di reati ha subito una leggera flessione. Proprio nel distretto etneo, infatti, che comprende anche Ragusa e Siracusa, i minori commettono i reati più gravi. Nel nisseno, ma in particolare a Gela, città di punta, su 10 ragazzi indagati per associazione mafiosa, 4 hanno parenti accusati dello stesso reato.
Nelle altre provincie, le proporzioni non si discostano di molto da quella gelese.
E’ inutile sottolineare quanto alta sia la tensione sociale. Quindi, anche se sul piano numerico i reati non sono cresciuti più di tanto, ne è aumentata la violenza, il livello di coinvolgimento, il ruolo e il peso della devianza. Insomma, prima i minori avevano compiti marginali nelle organizzazioni criminali, adesso, invece, svolgono ruoli molto vicini a quelli svolti dagli adulti.
Qualsiasi analisi del fenomeno non può prescindere da una adeguata riflessione sulla devianza minorile. Sono molti i bambini che non vanno a scuola o che non ne traggono profitto. L’evasione scolastica, in Sicilia è un fenomeno molto diffuso. La maggior parte non la frequenta per incuria dei genitori, altri non ne traggono profitto grazie all’inefficienza del sistema scolastico e alla ridotta capacità integrativa dei minori a rischio, cioè di quei minori che partono con una situazione familiare di forte disagio.
Sistema giudiziario per i minori
Il sistema della giustizia minorile riguarda i ragazzi e le ragazze che in età compresa fra i 14 e i 18 anni hanno commesso reati.
Le competenze penali, civili e amministrative sono affidate alle Procure Minorili, ai Tribunali per i Minorenni e ai Tribunali di Sorveglianza per minorenni.
L’introduzione del Nuovo Codice di Procedura Penale per Minorenni ha sensibilmente ridotto il numero di minori presso gli istituti penali. Purtroppo, però, non si riesce a diminuire il ricorso alla carcerazione minorile. Le alternative al carcere non vengono applicate per quelle categorie di minori che sono prive di una rete esterna di appoggio costituita da famiglia, scuola, attività lavorativa. In Sicilia, si registra un alto numero di ragazze e ragazzi italiani con sentenza definitiva tenuti nelle carceri minorili fino al ventunesimo anno di età per essere poi trasferiti nelle strutture carcerarie per adulti. Per questi soggetti non è prevista alcun intervento di recupero, ma viene accentuata la funzione di criminalizzazione svolta dal carcere.
Una persona minorenne può cadere nelle maglie della giustizia minorile o perché colta sul fatto, arresto in flagranza o perché indiziata, fermo di polizia. Inizia così il suo iter giudiziario.
Esistono delle norme a tutela del minore nel corso del provvedimento giuridico. Tra queste, l’informazione del minore sugli atti, fasi e provvedimenti adottati, l’assistenza affettiva e psicologica, la presenza di operatori che interagiscono col minore, l’adeguatezza nell’applicazione delle norme e la tutela della riservatezza.
Dopo l’arresto, il Pubblico Ministero decide se il minore deve essere rimesso in libertà oppure condotto in un Centro di Prima Accoglienza in cui rimane fino a quando l’autorità giudiziaria decide la sua sorte.
Le possibilità a disposizione del giudice sono la custodia cautelare (carcerazione), la collocamento presso Comunità, la permanenza in casa, le prescrizioni, la sospensione del processo e messa alla prova, la sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto, il perdono giudiziale, le sanzioni sostitutive, la condanna definitiva.
Strutture per i minori a rischio
Tra le strutture prevalenti per i minori, abbiamo i Centri di Prima Accoglienza. Queste strutture ospitano fino all’udienza di convalida i minorenni arrestati o fermati e quelli per cui non è stato possibile l’accompagnamento presso l’abitazione familiare.
I Centri di Prima Accoglienza servono ad assicurare la permanenza del minore senza caratterizzarsi come strutture carcerarie. Infatti, non ci sono sbarre, ma sono presenti le guardie. Durante la loro permanenza in questi centri, i minori rimangono a disposizione dell’autorità giudiziaria.
A questi si aggiungono le
Comunità. Queste possono essere pubbliche, private, gestite da associazioni o cooperative che
operano in campo adolescenziale, riconosciute dalla Regione. Devono possedere requisiti come organizzazione di tipo familiare, presenza anche di minorenni non sottoposti a procedimento penale, capienza non superiore alle dieci unità, utilizzazione di operatori professionali.
Trascorso questo periodo preliminare, che ha la durata di 4 giorni, il giudice deve decidere quale provvedimento adottare nei confronti del minore.
Quando si parla di minori a rischio, emerge un fenomeno delicato e complesso, che ci rimanda, inevitabilmente, a soluzioni alternative alla pena detentiva. Ecco che qui emerge la criticità maggiore del fenomeno. La mappa delle strutture alternative in tutta Italia, non solo in Sicilia, presenta dati fortemente sconfortanti.
Sull’intera Penisola operano circa 30 uffici di servizio sociale per i minori, che forniscono assistenza ai giovani autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale. Questi uffici formulano ipotesi progettuali di sostegno alle decisioni dell’autorità giudiziaria minorile. In seguito svolgono attività di sostegno e controllo nella fase di attuazione del provvedimento dell’autorità giudiziaria a favore dei minori sottoposti a misure cautelari non detentive in accordo con gli altri servizi minorili della giustizia e degli enti locali.
In Sicilia, i minori segnalati agli Ussm sono 2.600 circa. Mentre per 3.537 minori sono stati attuati interventi di servizio sociale. I minori in carico all’Ussm rappresentano il dato comprensivo sia dei minori segnalati per nuovi casi di reato sia dei minori inviati in precedenza e ancora seguiti dal servizio. In Sicilia, più del 90 per cento è costituito da maschi, la restante parte da ragazze. Il 95 per cento da italiani, il restante 5 per cento da stranieri.
Negli ultimi anni, comunque, come detto sopra, il tasso di minori segnalati è diminuito del 6 per cento. Inoltre, il 30 per cento circa dei soggetti segnalati reitera le condotte devianti. Questi dati sono indicativi del fatto che siano indispensabili strutture preposte al reinserimento e al recupero sociale per cambiamenti a lunga durata nei piccoli criminali.
Minori stranieri denunciati
In seguito all’ondata immigratoria degli ultimi decenni, è in crescita pure il numero dei minori stranieri denunciati. Addirittura, sembrerebbe che un minore su due sia di nazionalità straniera. Su 40 mila minorenni denunciati ogni anno, il 29 per cento ha origini straniere. Furti, borseggi e accattonaggi sono i crimini maggiormente perpetrati da questi minori.
L’aspetto più indicativo quando parliamo di minori stranieri condannati è la diversità dei percorsi giudiziari tra i minorenni italiani e quelli stranieri.
Per questi ultimi, le possibilità di un esito penale di condanna sono più elevati. Aspetto, questo, che, comunque, non segue una logica giudiziaria. Sarebbe necessario, quindi, creare un sistema penale pensato esclusivamente per i ragazzi italiani, magari rimodellando quello vigente. Un sistema, però, che tenga conto delle condizioni familiari, sociali e culturali dei minori stranieri. Condizioni che determinano la tipologia di reato. Forse, occorrerebbe pure rimettere mano ai diritti per l’infanzia, perché è proprio dalle origini familiari che si struttura la ‘forma mentis’ del ragazzo. Il sistema penale e processuale attuali sono, comunque, inadeguati.
Tra gli stranieri i reati più frequenti sono contro la fede pubblica. Sintomo del tentativo di occultare la propria identità, ma soprattutto della condizione di irregolarità in cui sono costretti a vivere molti ragazzi stranieri. Rispetto agli italiani, poi, i minori stranieri sono meno coinvolti in reati contro la persona e nelle violazioni della legge in materia di sostanze stupefacenti. Sono completamente esclusi dai reati per associazione mafiosa.
Non sono molte, comunque, le nazionalità coinvolte. Le popolazioni più segnalate sono prevalentemente quelle dell’est Europa. I più violenti sono i minori albanesi; presenza, comunque, che non coinvolge la Sicilia in maniera incisiva rispetto alle altre regioni d’Italia. Mentre i rumeni e gli zingari sono decisamente dediti ai furti, ai borseggi e all’accattonaggio. Ai maghrebini spetta, invece, il primato dello spaccio di sostanze stupefacenti, nonché reati contro le istituzioni.
Si registra, comunque, una maggiore presenza di minori stranieri nei centri di prima accoglienza. Forte la loro presenza anche negli istituti penali per i minorenni, dove, negli ultimi anni, hanno superato gli italiani. In aumento anche il numero degli stranieri in carico agli uffici di servizio sociale per i minori.