Interrotto il digiuno. Gli imprenditori aggiudicatari dell’asta cedono allo stesso prezzo di 160 mila euro i capannoni dell’ex Fonderia Basile già in uso alla Missione Speranza e Carità.
di Pippo La Barba
Raggiungo Biagio Conte in via Archirafi, nel luogo “speciale” della Missione, dove si tocca con mano cos’è veramente il servizio agli altri, la gratuità. Lui è disteso all’aperto, in un giaciglio di fortuna, e viene continuamente avvicinato da tante persone che hanno qualcosa da chiedergli. E’ ancora in digiuno, ma è fiducioso che nonostante tutto vincerà l’ennesima battaglia. Gli chiedo perché qualche mese fa voleva buttare la spugna e cosa lo ha convinto a resistere.
“Sono un uomo come gli altri – risponde – mi sorregge la Fede. Mi batto per quello in cui credo, ma ci sono troppe pietre di inciampo, la burocrazia è la cosa che temo di più”.
In cosa ti ostacola la burocrazia?
Fare del bene diventa un’impresa disperante. Ti faccio un esempio. Nei nostri locali di via Decollati, dove svolgiamo un’attività formativa per fare imparare i mestieri, è già pronto un impianto fotovoltaico d’avanguardia, che ci consentirebbe di non pagare le bollette per l’energia elettrica. Ebbene, non lo possiamo attivare perché manca una firma.
Recentemente, in occasione del Giubileo, la Diocesi di Palermo ha aperto nella Missione una delle Porte Sante. Cosa significa per te?
La Porta del Giubileo, come ha detto Papa Francesco, non è solo un simbolo, ma un impegno di vita per chi l’attraversa. Se non si aprono le porte del cuore il gesto non serve a nulla, è solo simbolico.
L’accesso alla Porta Santa può essere esteso anche a chi professa altre fedi?
Dalla Porta possono passare tutti, anche chi non crede ha qualcosa dentro, quello che conta è il ravvedimento interiore, il messaggio che parte dal cuore.
L’assistenzialismo, che è la prima forma di carità, non può portare appiattimento e indurre la pericolosa convinzione che tutto è dovuto e che si può rimanere passivi? Questo non ostacola l’integrazione?
Nessuno mi ha mai posto questa domanda. L’assistenzialismo è solo il primo intervento. Poi deve scattare tutto quello che serve a riscattare gli emarginati, a ridare loro dignità. E’ quello che da sempre nella Missione ci sforziamo di fare, a volte sostituendoci ai compiti che sono propri dello Stato.
In cosa è carente l’azione pubblica?
Intendiamoci, io non voglio generalizzare. Perché azioni meritorie ne sono state fatte. Però tante volte prevale questa logica nefasta degli interventi tampone, che non affrontano alla radice le questioni. Purtroppo la burocrazia diventa con il suo formalismo senz’anima il primo ostacolo per chi vuole andare incontro agli ultimi nei loro bisogni materiali e spirituali.