Il Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani intende ricordare una delle figure più rappresentative ed emblematiche della difesa dei diritti civili nel mondo, il cui anniversario (52°) della morte ricorre proprio giorno 6 giugno: il senatore democratico Robert Francis Kennedy. Il 5 giugno 1968, nella sala da ballo dell’Ambassador Hotel di Los Angeles, Kennedy stava tenendo una conferenza per celebrare il proprio successo conseguito alle primarie della California e del Sud Dakota in funzione della corsa alla Casa Bianca, quando fu colpito a morte, negli angusti corridoi in prossimità delle cucine dell’albergo, da alcuni proiettili esplosi da Sirhan Sirhan, cittadino giordano di origine palestinese.
L’importanza della figura di Bob Kennedy, nella divulgazione delle tematiche umanitarie, nella lotta al razzismo, nel contrasto delle forme di povertà, è senza pari anche e soprattutto oggi. In un’epoca in cui gli americani bianchi e ricchi godevano di tutti i diritti possibili e si sentivano autorizzati a esercitare una sorta di strapotere nei confronti di ogni etnia differente dalla propria o verso ceti più umili, Kennedy alzò la sua voce per affermare concetti nuovi, sorprendenti, irritanti, a volte scomodi, per l’opinione pubblica dell’élite, ma profondamente giusti e profetici per le milioni di persone che attendevano una società americana più tollerante ed equa.
Amico di Martin Luther King, avversò la guerra in Vietnam, contribuì a sedare la sommossa all’Università del Mississippi del 1962, garantendo il diritto di studio a James Howard Meredith, ragazzo di colore, in un’università per soli bianchi. Il senatore con la sua oratoria potente, immaginifica e toccante seppe comunicare valori “sconosciuti” fino ad allora per l’alta borghesia bianca: basti pensare al celeberrimo discorso relativo all’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate, pronunciato presso l’università del Kansas il 18 marzo del 1968. Dal suo avvento in politica in poi si aprì una nuova e gloriosa stagione per i diritti umani: fu motivo d’ispirazione per tanti futuri personaggi politici e semplici cittadini; le sue parole, subito dopo la morte di Martin Luther King, fecero sperare le comunità afro-americane in una possibile futura concordia e integrazione nella società statunitense.
Alla luce di quanto sta accadendo recentemente negli USA, in seguito al brutale assassinio di George Floyd, diventa doveroso riflettere sull’importanza dell’uguaglianza fra tutti gli esseri umani, come sicuramente Bob Kennedy non avrebbe mancato di sottolineare. Il CNDDU invita gli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, con il supporto dei docenti, ad approfondire la figura del senatore americano e le tappe storiche delle conquiste sociali degli afro americani relative alla lotta contro la discriminazione razziale. Un’ultima riflessione: per comprendere davvero la statura umana e intellettuale di Robert Kennedy è sufficiente citare le sue ultime parole poco prima di morire: “E gli altri? Come stanno gli altri?”
*Prof. Romano Pesavento – Presidente CNDDU