In una calda serata di agosto, passeggiando nel corso di una località turistica, non capita spesso di imbattersi in un insolito locale dove, mentre si sorseggiano ottimi drink, gustando semplici piatti dello street-food tradizionale, ci si ritrova ad ammirare opere figurative contemporanee di artiste e artisti siciliani. Come quella di Calu, che ora scopriremo. A Terrasini, in via Vincenzo Madonia 113, “Stilnovo – CAFE’ FOOD & DRINK” la dice lunga sui propositi dei proprietari, Daniela Tumminello e Luca Speciale, che intendono circondarsi di “bellezza” praticando uno stile di vita “nuovo”, contro corrente, in cui la convivialità si alimenta di buona musica, arte e parole, oltre che di cibo buono da assaporare insieme agli altri, con lentezza, per dare tempo allo sguardo di cogliere ciò che un artista ha da dire, godendo del “qui e ora”.
L’evento “L’Arte Contemporanea in 12 spazi” nasce per rispondere a questa esigenza, offrendo ad artiste e artisti uno spazio per condividere le proprie espressioni creative con chi ama l’arte nelle sue varie forme e sa fermarsi ad osservare. Interessante iniziativa culturale questa a Terrasini, partita a dicembre per la durata di un anno, in cui si alternano ogni mese artiste e artisti diversi.
Ritrovarsi, dunque, in quella serata di agosto, innanzi alle opere figurative dell’artista Calu, impone una sosta, suscita domande e induce a prendersi tempo: Daniela e Luca hanno centrato l’obiettivo.
Ma chi è Calu? Claudia Di Leonardo – in arte Calu – è un’artista figurativa, specializzatasi in pittura nel 2015 all’Accademia delle Belle Arti di Palermo. Debutta nello stesso anno a Rennes, in Bretagna, partecipando a mostre e svariati eventi, dopo aver praticato un tirocinio presso l’atelier di un’artista bretone, cui deve nuove sperimentazioni ma soprattutto la sua crescita in senso professionale. Si trasferisce, quindi, nella città francese e vi istalla il suo atelier. Nei cinque anni di permanenza vive una dimensione artistica nuova, in un ambiente dove l’arte e la figura stessa dell’artista hanno una precisa collocazione sociale, in una città che favorisce gli incontri tra gli artisti, il confronto, in un continuo scambio di esperienze.
Perché la mostra di Calu cattura l’attenzione e richiede tempo?
L’esposizione si compone di circa 15 opere di dimensioni diverse, scelte tra le tante eseguite negli anni, utilizzando le più svariate tecniche pittoriche maturate nel tempo: acquarelli, inchiostro, collage, pittura ad olio e acrilica. Nelle didascalie vicine ad ogni quadro, non soltanto i racconti descrittivi dell’artista, ma anche poesie, stralci di opere letterarie, testi di cantautori e persino copertine di album di gruppi musicali, rivelano la fonte di ispirazione di ciascun soggetto. Un sorprendente excursus tra vari generi di espressione artistico-letterario che stimola il pensiero, arricchisce e incanta. Ne risulta un‘ esperienza immersiva ricca di sollecitazioni culturali ed emotive, che valica i limiti di una semplice mostra. Ciascuna didascalia evoca infatti nell’osservatore riferimenti culturali e lo induce a ricercare in ogni dettaglio dell’opera le connessioni tra narrazione/poesia e il soggetto raffigurato.
«Il mio scopo in verità è proprio questo, – ammette Calu – suscitare sì emozioni, ma offrire pure spunti di riflessione mediante le parole di scrittori più amati, poeti e musicisti, cercando di connettere chi osserva con se stesso e le varie espressioni culturali, attraverso l’opera artistica. Per questo mi piace definire la mia arte come narrativa e non solo figurativa».
Claudia, le tue opere si avvalgono di diverse tecniche e sperimentano varie tipologie di registri narrativi: è una semplice esigenza estetica o un tuo bisogno interiore?
Apprezzo diverse tecniche e utilizzarle insieme mi aiuta ad esprimermi meglio. Per fare un parallelismo, come in cucina ingredienti diversi possono creare ricette particolari e nella scrittura una varietà di vocaboli serve per formulare un pensiero più articolato, l’uso di varie tecniche è necessario ad esprimere concetti complessi in modo efficace. Questa mostra offre perciò una panoramica del mio lavoro in generale, non un tema preciso, non uno stile unico.
La mostra presenta solo ritratti…
Alcuni rappresentano i miei esordi. Attratta da sempre da quei personaggi temuti o derisi, che vivono per strada, incominciai a fare il ritratto di soggetti balordi vaganti per il mercato della Vucciria a Palermo, dieci anni fa, quando ancora quella piazza manteneva qualche caratteristica dell’antico mercato di Palermo. Gli emarginati dalla città, per scelta o per non avere avuto altra scelta, riuscivano in qualche modo a sopravvivere.
In quel tempo infatti la Vucciria era ancora un mercato, esistevano alcune botteghe di venditori che esponevano davanti casa frutta e verdura o altra mercanzia, abitando il retrobottega; il pescivendolo, il mercante di spezie, l’artigiano, che riparava arnesi domestici, erano per la maggior parte del quartiere, che accoglieva un’umanità variopinta che si dava da fare, dove si aggiravano indisturbati alcuni poveri balordi.
Perché nei ritratti tante tecniche diverse?
Nei miei primi ritratti, che fanno parte della raccolta intitolata “I Diamanti nascosti nel pane” (citazione di un verso della canzone KhoraKhanè, tratta dall’ultimo album di Fabrizio De Andrè “Anime Salve”, dove si tratta di analoghi soggetti) ho utilizzato l’inchiostro su carta. Di quella raccolta qui ne sono presenti due: Il ragazzo venditore di rose e Pietro Giordano (noto personaggio ingaggiato da Ciprì e Maresco per la famosa serie televisiva Cinico TV). Questa e le altre tecniche artistiche sperimentate successivamente, sono frutto dell’influenza di artisti contemporanei amati fin dall’adolescenza, come il grande fumettista italiano Sergio Toppi, per l’uso dell’inchiostro e per la sapiente combinazione di vari elementi figurativi nella stessa opera-
Con “Medina”, l’ARTEXPO la battezza artista dell’anno
L’esempio più emblematico di tale composizione di immagini su piani diversi, mediante l’uso simultaneo di diverse tecniche, è costituito dall’opera intitolata “MEDINA”, realizzata tra Palermo e Rennes, ed esposta in varie mostre.
Con MEDINA, nel 2020, Calu ha, infatti, ottenuto il “premio creatività” e il titolo di “Artista dell’anno” nella manifestazione “Palermo ARTEXPO“.
In essa le scene sembrano comporsi una dentro l’altra: una donna in primo piano, che risalta con suoi colori sul bianco di una busta da lettera, contenente un indirizzo ben leggibile, si pone al di sopra dello sguardo penetrante di un uomo, che si insinua da un secondo piano più in basso; altre scene sfumate sullo sfondo, su una molteplicità di piani tra essi ben intersecati, conferiscono all’osservatore la percezione di un unico messaggio, sentimentale e di valenza sociale insieme.
Cosa hai voluto rappresentare con Medina?
Per me usare varie tecniche qui, è stato come rispecchiare la mia città multiculturale e il nostro patrimonio, con le sue varie influenze. Medina è un quartiere antico ed intricato, sabbioso, racconta uno e tutti i popoli. Con “Medina” ho voluto rappresentare Il mio, il loro, il nostro Esodo.
Varie tecniche per lo stesso genere, perché tanti ritratti?
Calu racconta quanto sia stata ancora più decisiva l’influenza dell‘arte di Lucian Freud, nipote del padre della psicanalisi, pittore inglese, grande ritrattista, amato fin dall’inizio dei suoi studi accademici, proprio per il suo realismo, all’inizio lontano da ogni astrattismo e focalizzando il disegno sull’ espressione emotiva dei volti ritratti. Dopo di lui, l’influenza delle opere della sua più diretta erede, la pittrice britannica Jenny Saville ha giocato un ruolo importante per la fisicità delle sue immagini in cui emerge la forza espressiva di corpi monumentali, quasi michelangioleschi, che attinge all’arte antica per uno scopo tutto contemporaneo, ma soprattutto in Calù se ne rileva la traccia nel colore dei volti, colti in una dimensione drammatica del presente, con un ‘espressione nostalgica a volte struggente, ma prive dei tratti esasperati che caratterizzano quelli della grande Saville, i cui ritratti arrivano a rasentare il macabro. Oltretutto non è un caso se la più quotata, pluripremiata pittrice britannica vive a Palermo, ricca fonte di ispirazione
A Rennes hai aperto il tuo primo atelier, in un ambiente ricco di stimoli culturali e scambi di esperienze, quali motivi ti hanno indotto a tornare?
Oltre alle motivazioni affettive, che metto al primo posto, il mio legame con la città è sempre stato forte, direi viscerale: il mare, la luce, i colori, la varietà e ricchezza del suo patrimonio artistico, sono valori immensi. Per la vivacità delle persone che incontri per strada; mi attira la mescolanza delle culture di provenienza della gente che da qui passa e poi si ferma per sempre, come per incantesimo.
Tutto questo è indubbiamente fonte di ispirazione per un’artista. Claudia torna per riproporre l’esperienza artistica, maturata all’estero nella sua città, che possiede una grande ricchezza di spunti a cui ispirarsi. Tuttavia, racconta, le sarà difficile inserirsi nel circuito artistico di questa città, dove l’artista non è una figura professionale e quindi non gode di alcun riconoscimento sociale. Qui se dici che sei un’artista, ti si domanda: e come campi? Inoltre ogni artista resta chiuso nel suo mondo, senza interagire con gli altri in un reciproco scambio di esperienze.
Allora, perché rimanere?
Purtroppo Palermo in questi ultimi anni è cambiata, la gente che abitava il centro storico non è più la stessa, le case dei quartieri popolari del centro sono state in parte ristrutturate e destinate a B&B, per il proliferare del turismo di massa. Tanti dei miei amici di sono trasferiti altrove in cerca di lavoro e quelli rimasti hanno messo su famiglia, adeguando il proprio stile di vita alle nuove necessità. Eppure penso che se si hanno dei progetti non bisogna demordere, perché questa città con tutta la gran ricchezza di stimoli che possiede, come poche altre, non lo merita.
Bisogna imparare a resistere dinnanzi ai disagi, che non sono pochi, e insistere nel cercare di operare un cambiamento a partire da se stessi, cercando di puntare sulle relazioni tra giovani, ricreare luoghi effettivi di aggregazione, dove mettere insieme le risorse di ciascuno per creare comunità e realizzare i propri progetti di vita.
Per chi volesse fare un’esperienza culturale “immersiva ed evocativa” nel mondo di Calu, la mostra è visitabile a Terrasini fino al 5 Settembre.