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Cambiano le abitudini alimentari: in calo pane e pasta

Mutano le abitudini alimentari? Si impongono nuovi prodotti sostitutivi? Analisi dei motivi che vedono pane e pasta in caduta libera...

di Redazione

Negli ultimi anni si è registrato un calo del consumo di pane e pasta. Mutano le abitudini alimentari? Si impongono nuovi prodotti sostitutivi? Analisi dei motivi che vedono pane e pasta in caduta libera

 

di  Luca Licata

Quello che è sempre stato considerato lo stile alimentare più salutare va in crisi. Stiamo parlando della dieta mediterranea, la dieta in cui pane e pasta primeggiano su tutti gli altri alimenti. L’acquisto di pasta scende dell’1,3 per cento, mentre quello di pane, addirittura, del 3 per cento. Negli ultimi mesi, secondo dati forniti dalla Coldiretti, il consumo di pane e pasta è in caduta libera. Segno di un forte cambiamento nelle abitudini alimentari, nei comportamenti a tavola, ma soprattutto una tendenza ai consumi che cambia decisamente.

In realtà, si tratta di un cambiamento lento, quasi impercettibile, che si è spalmato nel corso di 10 anni. Nell’ultimo decennio, però, il consumo di questi due preziosi alimenti si è dimezzato. Oggi, si consumano, si e no, circa 85 grammi di pane a testa.
Gli alimenti che hanno preso il posto del pane e della pasta sono il pane biologico, quello a chilometro zero acquistato direttamente dal contadino, ma al tempo stesso si sono affermati anche nuovi prodotti senza glutine o a base di cereali alternativi, come il kamut o il farro, ma anche la pasta integrale. Aumentano anche il pane congelato e i prodotti sostitutivi del pane (grissini, crackers, pani morbidi). Basti pensare che la spesa familiare in Italia per pane, grissini e crackers ammonta a 8 miliardi all’anno, circa.
E’ il riso, comunque, che rappresenta la vera chiave di svolta delle tavole italiane. Il suo consumo, infatti, è aumentato del 3 per cento. Il boom vero e proprio di consumi di riso si è registrato nel 2016, frutto di una cultura gastronomica che propone questo alimento, già di suo versatile, in una serie di performance gastronomiche sempre più ampia, ma frutto anche di campagne di sensibilizzazione verso la diffusione di questo prodotto naturale della terra.

L’Italia, comunque,  è il primo produttore europeo di riso con 1,58 miliardi di chili. Ma il consumo sarebbe decisamente più alto e, soprattutto, più proporzionato alla produzione se non si lasciasse larga mano alle importazioni low cost di prodotto proveniente dall’Asia. Ci vorrebbe un ridimensionamento verso questa direzione.pane e pasta
A condizionare l’andamento dei consumi di questi prodotti, influisce, senz’altro, l’errata convinzione degli effetti che pane e pasta avrebbero sulla bilancia. Non è vero che i carboidrati fanno ingrassare e, soprattutto, non è vero che non fanno dimagrire: l’importante è saperli mangiare in giusta quantità.
Pane e pasta sono ricchi di carboidrati complessi che forniscono al corpo tanta energia e dovrebbero costituire circa il 60 per cento delle calorie quotidiane. Non solo: pane e pasta sono due alimenti ricchi della preziosa vitamina B9. Una vitamina che non viene prodotta dall’organismo, ma che va assunta con il cibo. Ridurre drasticamente il loro consumo crea inevitabili squilibri alimentari con seri danni alla salute.
L’importante è evitare gli eccessi, come porzioni esagerate o condimenti troppo grassi.
Nonostante questi drastici cambiamenti di abitudini, l’Italia continua a confermarsi leader nel consumo di pasta con 24 chili a testa. I prezzi, però, crollano. Milano è la città più cara, mentre il pane è più conveniente a Napoli e la pasta a Palermo.
La riduzione dei consumi di pane e pasta è, certamente, legata al cambiamento degli stili di vita. Ma è stata accompagnata anche da un progressivo aumento dei prezzi che varia da città a città. A dimostrazione della bassa incidenza del costo del grano sul prodotto finale.
Infatti, mentre le quotazioni del grano sono fissate a livello internazionale, il prezzo del pane raddoppia. Il prezzo della pasta mostra grande variabilità nelle diverse città con valori medi più elevati raggiunti a Milano, 1,51 Euro/Kg, Roma, 1,31 Euro/kg e Bologna, 1,26 Euro/kg,
mentre livelli più contenuti si registrano a Palermo, 1,01 Euro/kg e Napoli, 1,12 Euro/Kg.

Questa variabilità riguarda anche il pane con prezzi medi record a Milano, 3,55 Euro/kg e Bologna, 3,43 Euro/kg, mentre valori più bassi si rilevano a Palermo, 2,53 Euro/kg, Roma, 2,24 Euro/Kg e Napoli, 1,89 Euro/Kg.

Nella forbice dei prezzi dal grano al pane c’è abbastanza spazio per recuperare diseconomie e garantire una adeguata
remunerazione agli agricoltori senza aggravare i bilanci delle famiglie con conseguenze negative per i consumi.

Un altro dato che influisce sull’andamento economico del consumo del pane è l’acquisto abusivo. Sembra che il 13 per cento, circa, degli italiani acquisti pane venduto abusivamente, che rappresenta, più o meno, il  5 per cento del pane consumato in Italia ogni mese.

 

 

 

 

 

 

 

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