La Carta dei diritti Universali del Lavoro voluta dalla Cgil, e per la quale sono stati firmati dei requisiti referendari, sancisce una serie di diritti del lavoratore, fortemente lesi dai nuovi ordinamenti. Vediamo quali sono i principi più importanti sanciti dal Testo
di Luca Licata
Anche a Palermo, la raccolta di firme per i tre quesiti referendari che la Cgil ha portato avanti in sostegno della Carta dei diritti Universali del Lavoro ha raccolto ampio consenso. Un testo quest’ultimo, che si propone come la riscrittura del diritto del lavoro, cercando di risanare tutti quei principi che sono stati lesi nel corso degli anni.
I tre referendum prevedono l’abolizione dei voucher, per il quale hanno firmato 16 mila 832 persone. La responsabilità solidale degli appalti, per cui hanno votato 16 mila 797 persone e il reintegro sul posto di lavoro nel caso di licenziamento illegittimo, per il quale sono state raccolte 16 mila 988 firme.
Come si coglie da queste cifre, l’adesione è stata altissima e rappresenta un grande successo, perché esprime la voglia di riscatto sul lavoro in un momento di profonda crisi lavorativa. Un successo che acquista più valore in una regione come la Sicilia in cui si registra il più alto tasso di disoccupazione della Penisola. E’ proprio in una realtà fragile che i lavoratori chiedono più tutele, maggiore riconoscimento dei diritti, un lavoro duraturo e di qualità, nonché il riconoscimento del lavoratore e del lavoro.
Ma cos’è la Carta dei diritti Universali del Lavoro? Quali principi sancisce? Nelle linee generali si tratta di un testo, composto da 97 articoli, che propongono un progetto di legge di iniziativa popolare, che estenda diritti a chi non ne ha e li riscriva per tutti, alla luce dei grandi cambiamenti di questi anni. Ciò rovescia l’idea che debba essere l’impresa, considerata il soggetto più forte, a determinare le condizioni del lavoratore, considerato invece, il soggetto più debole. Il principio di giustizia nel lavoro è riaffermato dalla previsione della reintegra in ogni caso di licenziamento illegittimo che sola può garantire l’effetto deterrente contro azioni ingiuste e/o ingiustificate del datore di lavoro.
I diritti sanciti dal Testo sono molto vari. Vanno dal compenso equo e proporzionato alla libertà di espressione, dal diritto alla sicurezza al diritto al riposo, ma anche alle pari opportunità e alla formazione permanente. Il testo propone, inoltre, la ridefinizione dei principi universali, le norme legislative che diano efficacia generale alla contrattazione in base a regole di democrazia e rappresentanza valide per tutti, la riscrittura dei contratti di lavoro.
Il nuovo Statuto, comunque, mantiene nelle sue linee fondamentali i principi di derivazione costituzionale che hanno ispirato le norme contenute nello Statuto dei Lavoratori del 1970, ma nello stesso tempo, riscrivere il diritto del lavoro, adeguandolo ai cambiamenti che nel mondo del lavoro si sono prodotti fino ad oggi.
Il nuovo Statuto dunque, vuole riaffermare principi di dignità della persona e del lavoratore che la legislazione introdotta col Jobs act ha fortemente intaccato con le modifiche introdotte all’articolo 18.
La Carta dei diritti universali si prefigge, infatti, l’obiettivo di estendere i diritti a quelle forme di lavoro non subordinato che, rispondendo alle esigenze di flessibilità imposte dal mercato, compongono, ormai, a pieno titolo, lo scenario delle categorie di lavoratori.
Lo Statuto si compone di tre parti: la prima parte detta norme per il riconoscimento di diritti universali applicabili a chiunque: lavoratori subordinati, parasubordinati, discontinui; la seconda parte prevede delle norme che diano efficacia generale alla contrattazione e codificano democrazia e rappresentanza per tutti; la terza e ultima parte disciplina la riscrittura dei contratti di lavoro, prevedendo l’estensione di diritti e tutele a soggetti che oggi ne sono esclusi per avvicinare le loro condizioni di lavoro e i trattamenti economici a quelle dei lavoratori subordinati.
Inoltre, lo Statuto interviene anche in materia processuale, stabilendo la cancellazione delle norme sulle spese processuali, introdotte di recente nel nostro ordinamento, che costituiscono l’ostacolo al diritto di accesso alla giustizia per tanti lavoratori che, a fronte del rischio di causa e quindi della possibilità di essere condannati al pagamento delle spese processuali di controparte, rinunciano a far valere in giudizio i propri diritti.
Ritornando al’ampio consenso diciamo che, in molti ambiti lavorativi, ha firmato la totalità dei lavoratori e gli stessi hanno coinvolto altri lavoratori di altri settori.
Per far sì che questo processo a catena continui, aggiungiamo che la raccolta di firme per la Carta dei diritti prosegue fino ai primi di ottobre. Per tutta l’estate in tutte le sedi della Cgil e, di volta in volta, nei banchetti allestiti nelle città e nelle piazze dei paesi, si potrà firmare per il nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.