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Castellammare di Palermo: la sentinella a guardia di Palermo

Il Castellammare di Palermo fu, nel suo periodo di massima estensione, un complesso militare munito di torri e prigioni...

di Redazione

Castellammare di Palermo, uno dei più antichi baluardi della città tra storia e cultura

 

Dall’archivio de  L’Inchiesta dell’aprile 2005

Il Castellammare di Palermo fu, nel suo periodo di massima estensione, un complesso militare che si presentava come un fortilizio più piccolo e antico, racchiuso all’interno di una fortezza più grande e moderna.
Questa caratteristica era comune a molte fortezze dei secoli passati.
Un autore siciliano, Tommaso Fazello nel suo Le due deche dell’Historia di Sicilia, scrive che il complesso militare nacque nel periodo normanno come riutilizzo di una preesistente moschea e di un forte arabo che sorgeva accanto ad essa.
Ugo Falcando nel Liber de Regno Siciliae lo cita col nome di Palatium vetus o Castrum superius, cioè il Palazzo Reale.
Nelle descrizioni dello stesso autore si desume che l’edificio era munito di torri e che le sue prigioni erano considerate le più sicure e terribili della città.
Da diversi diplomi del Duecento, sappiamo che i sovrani ebbero molta cura della fortezza per via della sua posizione strategica, e prova di ciò fu data quando, durante la Guerra del Vespro del 1282, Roberto D’Angiò con la sua flotta tentò ripetutamente invano di conquistare il castello.

Nel 1374 il maniero venne abitato dal re Federico III d’Aragona.

Nel 1517, fu sede del vicerè e delle carceri dove erano rinchiusi i nobili e i colpevoli di delitti contro lo Stato. Poi fu provvisto di baluardi rivolti verso l’odierna Piazza XIII Vittime.

Più avanti fu sede della Santa inquisizione fino al 1593, anno in cui , in seguito a una forte esplosione che procurò un gran numero di vittime tra i detenuti e i loro persecutori, i dominicani cambiarono la propria sede. In quel disastro morì il poeta monreale  Antonio Veneziano, detenuto per avere scritto un cartello satirico contro il viceré.
Tuttavia, le prigioni vi rimasero  fino al 1609, anno del loro trasferimento allo Steri.
Nel periodo borbonico, il castello continuò a essere utilizzato come fortezza e carcere, divenendo simbolo della loro tirannia: alcuni giorni prima dell’insurrezione del 1848 furono rinchiuse nelle sue carceri una decina di patrioti palermitani fra cui Emerico e Gabriele Amari, Francesco Ferrara e Francesco Paolo Perez.

Nella rivolta del 1860, da qui, l’artiglieria borbonica sparò contro la città, ribellatasi a favore dei ‘Mille’ garibaldini.

Dopo la conquista di Palermo, il generale Garibaldi diede l’ordine della sua demolizione. Tuttavia, lo smantellamento completo della fortezza avvenne solo nel 1922-24, per permettere l’espansione degli edifici portuali.

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