Il celibato, linea di demarcazione, è uno degli elementi che più mette a nudo le differenze dottrinali tra le chiese. Il percorso attraverso i secoli che ha portato al celibato è molto complesso. Dal punto di vista storico, il celibato dei sacerdoti, presso la chiesa cristiana, nasce con la riforma gregoriana. La dichiarazione giuridica che lo sancisce viene firmata nell’anno Mille.
La genesi del celibato tra i preti
Secondo alcuni studiosi, la genesi del celibato è legata al concetto di purità legale. In base a tale principio, infatti, prima della riforma, i sacerdoti, la sera prima di celebrare la messa, dovevano astenersi dai rapporti sessuali con la propria moglie. E’ opportuno precisare, però, che in quegli anni, la messa veniva celebrata soltanto al mattino e non tutti i giorni. Pertanto, tale astensione non pesava più di tanto. Quando la messa diventa quotidiana, l’astensione si fa pesante. Da qui, probabilmente, matura l’esigenza del celibato, che assume consistenza con la riforma. Altri studiosi ritengono, inoltre, al concetto di nepotismo.
Il celibato tra i preti, comunque, non è legato, come comunemente si pensa, a ragioni pastorali. E’ luogo comune, infatti, ritenere che il prete non si sposi perché altrimenti non potrebbe essere completamente disponibile verso la propria comunità e, quindi, verso la propria missione sacerdotale.
Nel Nuovo Testamento il celibato tra i preti è presente e ha un ruolo fondamentale. Con la nuova Chiesa, il celibato diventa importante e assume un forte potere carismatico.
Il celibato tra i preti per gli ortodossi
Nella cultura ortodossa, l’impegno presso la comunità è strutturalmente legato al matrimonio. E’ importante costituzionalmente che il prete sia sposato. E’ ministro di Dio chi dedica incessantemente ogni minuto a Cristo, non colui che si astiene dagli affetti personali o sessuali. In questa chiesa, comunque, è più opportuno parlare più che di preti sposati, di sposati preti. Gli sposati preti sono persone regolarmente sposate che, un bel momento della propria vita, vengono chiamate da Dio a curare anime. Persone che hanno dato tanto alla propria famiglia e che hanno vissuto bene la propria esperienza matrimoniale.
Accanto a questa, la chiesa ortodossa vive l’esperienza monastica. I monaci non sono preti. Soltanto alcuni di loro, secondo la prassi ecclesiale, in base alle esigenze dei servizi nell’ambito della comunione dei monasteri, vengono chiamati a svolgere il ministero sacerdotale per il monastero.
Il celibato tra i preti nella chiesa Valdese
Nella chiesa Valdese, invece, fino al 1500, i ministri di dio non si sposavano perché seguivano il modello cattolico. I valdesi, a quei tempi, erano predicatori itineranti. Pertanto, anche se questa non è certo la vera ragione del celibato, è chiaro che portarsi dietro le famiglie poteva diventare impegnativo.
Il matrimonio dei sacerdoti viene introdotto nel 1532, quando, con un sinodo, i valdesi aderiscono alla riforma protestante. Quest’ultima, vuole ritornare alla sola scrittura, non considerando vincolante la tradizione della chiesa. Ciò comporta una radicale reimpostazione di tutto. In poche parole, il protestantesimo ritorna all’anno zero. Il contenuto biblico è vincolante. Ciò che non è contenuto nella Bibbia non lo è. Eliminando la tradizione, il celibato non ha più ragione d’essere. Rimane, comunque, una scelta facoltativa. La chiesa protestante riconosce il fallimento del matrimonio.