Il rendiconto Inps provinciale rivela dati sconfortanti sul lavoro dei giovani? Anche più che sconfortanti e fanno presagire un futuro pensionistico ai limiti della povertà.
“A lavoro povero, corrisponde una pensione povera. E’ questo uno dei dati che si ricava dal rendiconto dell’Inps di Palermo presentato ieri mattina. D’altronde basta scorrere il report per porsi la seguente domanda: quanti giovani e meno giovani nella nostra provincia possono vantare di percepire un salario superiore ai 1.116 euro, indicati come soglia di povertà?”.
Lo affermano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e la segretaria Laura Di Martino, intervenuti alla presentazione nella sede di via Toselli.
Per i giovani salari bassi e contratti atipici
“Purtroppo, il sistema di imprese e spesso anche le pubbliche amministrazioni, prevedono proprio per i più giovani salari bassi, contratti a termine e atipici, chiedendo in cambio competenze, flessibilità e disponibilità al sacrificio, con salari spesso da fame e in assenza di diritti – proseguono Ridulfo e Di Martino – Dunque, non c’è da meravigliarsi, sfogliando i dati, che in provincia di Palermo l’effetto della denatalità, dello spopolamento e dell’emigrazione, non solo per lavoro, determinino un quadro deprimente. Su circa 1.300.000 residenti oltre un quarto, infatti cioè 300 mila, vivono di prestazioni previdenziali e a questi occorre sommare altre migliaia di cittadini che hanno diritto a prestazioni di sostegno al reddito, ricordando che tra i giovani il tasso dei Neet, di chi non è occupato e non studia, è del 32,4 per cento”.
Rendiconto Inps provinciale: dati sconfortanti su lavoro e pensioni
La considerazione amara della Cgil è che nel lungo periodo l’analisi conferma che quella della nostra provincia “è una foto che si va sgranando sempre di più”.
“Fare i conti con questi dati – è l’auspicio dei segretari Cgil Palermo – dovrebbe significare allora per i governi nazionale, regionale e locale, assumersi la responsabilità di governare i processi di de-industrializzazione e di terziarizzazione e invece del ‘lasciar fare’ al mercato occuparsi delle cause che producono questa involuzione, come ad esempio il tema della carenza delle infrastrutture materiali e sociali che scoraggiano imprese e lavoratori ad investire in questo territorio”.