L’ultimo romanzo di Alessandro Savona invita a una riflessione sul tema dell’infanzia, sulle comunità di accoglienza, sul rapporto tra genitori biologici e/o affidatari e adottivi
di Maria Grazia Sclafani
Un adulto e un bambino di sei anni. Un viaggio nei labirinti dei sentimenti.
L’adulto è un uomo alla resa dei conti con la propria vita e le incertezze sentimentali di un’omosessualità consapevole. È anche volontario, nel tempo libero, in una casa-famiglia di cui il bambino è uno degli “inquilini” in attesa di adozione. Insieme affrontano un viaggio di due giorni che prende l’aspetto di una fuga, se non di un rapimento. Li unisce l’intesa che può esservi soltanto tra un padre e un figlio. Il romanzo Ci sono io di Alessandro Savona, edito da Dario Flaccovio Editore, dà vita a una riflessione sul tema dell’infanzia, sulle comunità di accoglienza, sul rapporto tra genitori biologici e/o affidatari e adottivi. E su cosa sia l’amore, quando esso è negato ai bambini che spesso pagano per le colpe dei padri.
Una corsa contro il tempo, un viaggio tra passato e presente, mentre la complicità, le risate, i dialoghi tra un non-padre e un non-figlio si intrecciano fino a un inatteso epilogo. Una lettura capace di emozionare.
Alessandro, perché hai scelto questo titolo?
“Ci sono io” è l’urlo muto, e quindi inascoltato, degli oltre 26.000 minori ospiti delle case-famiglia in Italia, in attesa di adozione o di affido.
Perché inascoltato?
Perché nella fascia sociale i bambini stanno nel gradino più in basso, non hanno voce, forza politica. Esattamente ciò che accade al minore protagonista della storia.
Qual è la trama del libro?
Un quarantenne, volontario presso una casa-famiglia, scopre un inatteso desiderio di paternità quando incontra un bambino che, più degli altri, si affeziona a lui. Il bambino è destinato all’adozione e l’adulto, che è un single omosessuale, sa che mai i loro destini potranno incrociarsi per costruire una famiglia. Sono quindi, l’uno per l’altro, un non-padre e un non-figlio.
Allora cosa succede?
L’adulto e il bambino decidono, con la medesima complicità che può esservi tra un padre e un figlio, di fare un viaggio di due giorni, sfruttando l’opportunità di un permesso provvisorio concesso dalla casa-famiglia.
Dove andranno?
Andranno incontro al passato dell’adulto e al futuro imprevedibile del bambino.
Ma il viaggio lo faranno davvero?
Ogni bambino sogna di raggiungere un luogo magico. Almeno una volta nella vita è accaduto a tutti. Per molti è un’impresa ardua, per altri meno. Il biglietto per affrontare il viaggio verso una meta sconosciuta lo consegna sempre, nel bene o nel male, la famiglia d’origine. Spesso il viaggio va a buon fine, molte volte accade il contrario. Diciamo che navighiamo in piena metafora: se un minore resta ospite di una casa-famiglia troppo a lungo, decadendo il concetto di ospitalità provvisoria, accade che le speranze per lui di trovare una famiglia che lo accolga diminuiscono. Il libro invita a riflettere su questo. Ogni bambino è uno specchio nel quale possiamo riconoscerci, vedere che bambini siamo stati. Attraverso i loro occhi possiamo toccare le nostre fragilità. E’ inevitabile, ma senz’altro meraviglioso.
E’ presente la Sicilia, in questo viaggio metaforico?
E’ nel sangue dei due protagonisti, nel paesaggio che attraversano con un’auto sgangherata che, magicamente, si trasforma in una sorta di navicella spaziale diretta a tutta velocità verso un sogno comune di felicità, è nelle chiese barocche, nei territori desolati e devastati dal terremoto, nelle cassate di pasta di mandorle delle pasticcerie. E’ molto presente, certo.
Cos’altro vorrebbe aggiungere?
Abbiamo una responsabilità enorme nei confronti dei minori. Per Sartre l’uomo è condannato a essere libero. Gestire la libertà è quanto di più difficile possa accaderci nella vita. Si muore in nome della libertà. Pensiamo all’impegno necessario per gestire quella dei bambini dei quali siamo responsabili. Però esiste una grande risorsa, e qui mi gioco un’altra citazione: quando a Sciascia chiesero quale fosse il suo partito politico, se comunista o radicale, lui disse “Io ho un solo partito, la mia coscienza”.
Alessandro Savona, insieme al suo compagno Massimo De trovato, sono stati la seconda coppia omosessuale in ordine di tempo che in Italia ha ottenuto, un minorenne in affido. Parte dei ricavi della vendita del libro saranno devoluti all’AFAP, l’associazione delle famiglie affidatarie di Palermo.