Scomparso il manifatturiero. Da dove ripartire. Analisi e proposte con esperti, istituzioni, imprenditori e sindacati
di Luca Licata
Il manifatturiero in provincia di Palermo
Gli indicatori congiunturali sull’Industria elaborati dall’Istat su un campione di imprese del Mezzogiorno confermano una leggera tendenza al miglioramento. Ma il manifatturiero nella nostra area metropolitana mostra ancora un segno meno (-0,3 per cento), mentre in recupero appare il settore delle costruzioni (+ 4,2).
Le imprese manifatturiere attive a Palermo a fine 2015, secondo i dati della Camera di Commercio, ammontano a 5.667. Erano 6.874 nel 2009 e 6.470 nel 2011. Una flessione di oltre mille imprese nel quinquennio, pari al 17, 6 per cento.
Le maggiori sono le imprese alimentari: 1.589, seguite dalle imprese di fabbricazioni di prodotti in metallo, 894, e da quelle di prodotti della lavorazione di minerali, 468. Solo due settori, nel periodo di maggiore difficoltà per la manifattura palermitana, resistono alla crisi: le industrie degli alimentari e delle bevande e la manutenzione e installazione delle macchine. Le industrie agroalimentari, composte di piccole e piccolissime imprese e con un mercato in ambito locale, crescono di 39 unità. Le seconde passano dalle 206 imprese del 2009 alle 321 del 2015.
Questo aumento può essere spiegato come scelta di avviare nuove imprese o come segno della difficoltà di chi invece di innovare e sostituire macchinari obsoleti, ripara o mantiene in attività quelli già posseduti. Questa divisione ha mantenuto, nel periodo di calo degli investimenti, una dinamica anticiclica. Le maggiori flessioni si registrano nei comparti dei capi d’abbigliamento (- 38 per cento, 170 imprese in meno dal 2009) fabbricazione di pelli e simili (- 44 per cento e 55 imprese in meno) industrie tessili (-30,4 per cento e 42 imprese in meno), lavorazione del legno e fabbricazione mobili (- 45 per cento e 148 imprese in meno) industria del legno e dei prodotti in legno ( – 37,6 per cento e 279 imprese in meno), fabbricazione prodotti in metallo (-23 per cento) riduzione imprese fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (-35 per cento).
Relativamente alle esportazioni, Palermo conferma la scarsa propensione a esportare. Nel 2014, il valore dell’export ha raggiunto i 252,8 milioni di euro, pari solamente all’1,2 per cento del valore prodotto in provincia. Il saldo commerciale è negativo per quasi 226milioni di euro. Il 33 per cento delle esportazioni ha riguardato il comparto alimentare. Sono soltanto 16 le imprese con sede nella provincia di Palermo collegate con un contratto di rete tra il 2010 e il 2015, previsto dalla legge sulle misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi. Quattordici, con un contratto “standard”, sono distribuite su undici differenti contratti e sono connesse con altre 81 imprese, di cui 33 nel Meridione, Sicilia compresa, altre nel nord ovest (18), nord-est (9), centro (8). Solo 2 imprese hanno costituito un contratto dotato di fondo patrimoniale, denominato Rete Zefiro. Le due imprese stipulanti sono Magazzini generali società cooperativa a r.l. E la Operazioni e servizi portuali s.r.l. os.p.
La principale produzione realizzata dalla rete è il grande impianto fotovoltaico installato sui magazzini interni al porto di Palermo e sulla tettoia del parcheggio.
Manifatturiero- il quadro siciliano
In Sicilia, dopo otto anni di flessione ininterrotta del Pil, con una perdita di quasi 13 punti percentuali, si registra una variazione positiva dello 0,2 per cento che fa del 2015 l’anno di uscita dalla recessione.
Sono ripresi i consumi privati (0,4 per cento), gli investimenti (0,2 per cento), mentre ancora di segno negativo sono i consumi collettivi (- 0,7) e le vendite all’estero ( – 12,4). Andamento negativo anche per la vendita dei prodotto petroliferi (- 24 per cento) che rappresentano la metà delle esportazioni dell’Isola.
Incassano un risultato positivo le vendite di prodotti della chimica (+ 26 ,7 per cento) dell’elettronica (+6,7), dell’agricoltura (+5,9) degli alimentari (+8,4) e bevande (+ 3,5). L’industria in senso stretto (-3,1) e le costruzioni (-7,3) sono i settori che maggiormente hanno risentito di un clima negativo. Ma le stime sembrano indicare un’attenuazione delle tendenze recessive nelle costruzioni (-2,7) e nell’industria (-0,8) e un’inversione di tendenza dell’agricoltura (+ 2,9).
Complessivamente a chiusura 2015 si parla di risultato appena positivo (0,1 per cento) che dovrebbe consolidarsi nel 2016.