Semplici gommoni veloci e moderni, adibiti per il contrabbando di immigrati clandestini e di sigarette. Marsala-Tunisi: nuova rotta bloccata
di Giuseppe Patti
Già in precedenza ci eravamo occupati delle varie strategie e modalità adoperate da piccole-medie “agenzie di viaggio” per far giungere in Italia, e soprattutto in Sicilia, i propri clienti. Casi all’apparenza davvero inverosimili, tuttavia dietro persiste una solida struttura ben organizzata, talvolta occultata anche molto bene. Questa volta si tratta paradossalmente di semplici gommoni veloci e moderni, adibiti per il contrabbando di immigrati clandestini e di sigarette: una rotta esclusiva all’interno del canale di Sicilia con partenza da Tunisi e destinazione Isola Grande di Marsala, percorribile in tre ore e mezza circa. Più o meno quanto impiega un agrigentino a raggiungere Messina. Sono questi i traffici messi in piedi dall’organizzazione criminale fermata dagli uomini della Guardia di Finanza di Palermo e Marsala, sotto la direzione delle indagini della Procura di Palermo. “Lor signori sono uomini di mondo”, diceva Alessandro Manzoni, e l’organizzazione, pur di aumentare i propri introiti, aveva diretto la propria attività illegale anche a favore di soggetti ricercati dalle autorità tunisine per la commissione di gravi reati o per avere possibili connessioni con formazioni di natura jihadista. In seguito, si è confermato che la banda di malfattori, infatti, aveva programmato l’illecito approdo sulle coste trapanesi, tra gli altri, di soggetti pericolosi in corso di individuazione, uno dei quali temeva, oltre che di essere arrestato dalla Polizia tunisina, anche di essere respinto dalle Autorità di Polizia italiane per “ terrorismo ”. Lo svela una delle intercettazioni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo: “spero di arrivare in Italia e che non mi rimandino indietro per terrorismo”. Con l’operazione “Scorpion Fish” sono finite in manette 15 persone: Akremi Toumi, Angelo Allegra, Salvatore Allegra, Anis Beltaief, Nabil Ben Ahmed, Amine Ben Alaya, Fathi Ben Ammar, Helmi Bouzid, Hamadi El Gharib, Michele Graffeo, Chiheb Hamrouni, Mongi Ltaief, Giovanni Manuguerra, Sarra e Sodi. Tutti assieme hanno messo in piedi una sorta di “agenzia di trasporto” guidata da cittadini di nazionalità tunisina e, ovviamente, insieme ad altri soggetti italiani appartenenti ad un’associazione a delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi. Oltre ai fermi sono stati eseguiti i sequestri dei mezzi della “ditta”: dieci autovetture e due imbarcazioni, utilizzate esclusivamente dall’organizzazione per i traffici illeciti. La banda seguiva un modus operandi ben specifico: un unico asse Tunisi-Marsala, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo preciso occupandosi, a seconda dei casi, del reperimento delle “prenotazioni”, ora in Sicilia ora in Africa, dei clandestini e del relativo compenso per il viaggio, della movimentazione e della custodia dello stesso contante. Altri, invece, erano specializzati nel reperimento dei natanti utilizzati, della loro conduzione nelle traversate e, infine, del primo collocamento dei clandestini e delle sigarette contrabbandate sulle coste siciliane, in luoghi adibiti appositamente per la conservazione della merce. In prossimità delle spiagge e delle calette di approdo, i trafficanti offrivano ai clandestini un servizio navetta fino alle basi logistiche, dove gli immigrati – una volta rifocillati e forniti di vestiario – potevano raggiungere in libertà le destinazioni desiderate. Un bel pacchetto completo. Il valore del mercato: i pacchetti di sigarette, (per la maggior parte marche estere tra le quali Pine Blie e Business Royals), venivano vendute nei mercati trapanesi e palermitani, al prezzo di non più di 3 euro a pacchetto, con guadagni di oltre 17 mila euro ogni quintale contrabbandato. Ben più redditizia, invece, è risultato il traffico dei migranti tunisini sul territorio nazionale: ogni clandestino pagava in Tunisia all’organizzazione, per arrivare a Marsala, non meno di 2/3.000 euro a viaggiatore. Togliendo le spese di servizio – gommone, benzina, navetta, cibo e vestiti – ogni viaggio poteva far guadagnare all’organizzazione criminale anche fino a 40.000 euro. Nello specifico, ai due protagonisti del trasporto via mare spettavano stipendi degni dei migliori business manager, parliamo dai 5 ai 3.000 euro. Le indagini hanno permesso di ricostruire esattamente l’esecuzione di 5 traversate. In un caso, anche grazie alla stretta cooperazione tra gli investigatori e la componente aeronavale della Guardia di Finanza (Gruppo di Esplorazione Aeromarittima di Messina e Reparto Operativo Aeronavale di Palermo), è stato possibile monitorare in “diretta” lo sbarco sulle coste marsalesi, riuscendo ad intercettare i 14 clandestini sbarcati e a sequestrare oltre un quintale di sigarette di contrabbando. Erano già in programma altri viaggi, non andati in porto. In tutto avrebbero portato nelle casse dell’associazione criminale altri 100.000 euro di guadagni.