Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Crisi edilizia in Sicilia

La crisi in edilizia in Sicilia, inarrestabile dal 2009, ha prodotto circa 86.000 posti di lavoro in meno. Ne parliamo con Francesco Tarantino, Segretario Generale Fillea CGIL Sicilia...

di Patrizia Romano

La crisi edilizia in Sicilia, inarrestabile dal 2009, ha prodotto circa 86.000 posti di lavoro in meno. Grosso modo siamo al 50% della forza lavoro persa. Di questa angosciante situazione, parliamo con Francesco Tarantino,  Segretario Generale Fillea CGIL Sicilia

 

di  Patrizia Romano 

Non c’è dubbio che l’edilizia rappresenti uno dei settori più duramente colpiti dalla crisi economica. La crisi in edilizia, inarrestabile dal 2009, ha prodotto circa 86.000 posti di lavoro in meno. Grosso modo siamo al 50% della forza lavoro persa. Nel 2017 si è avvertita, in ambito nazionale, una leggera ripresa. In Sicilia, invece, la tendenza negativa continua. Si sono persi, tra il 2016 e il /2017a, 17.000 posti di lavoro. Nello stesso periodo si contano 350 imprese in meno ed una massa salari che è diminuita di un ulteriore 6%. Ma hanno chiuso 2 cementerie, diverse industrie di laterizi ed il settore marmo sta conoscendo una delle più dure crisi della sua storia.
Quali le cause che stanno alla base di questo sfacelo? Ne parliamo con Francesco Tarantino,  Segretario Generale Fillea CGIL Sicilia
Sicuramente la crisi economica ha avuto il suo peso. È  diminuita la propensione all’investimento sul bene rifugio “Casa”, ma soprattutto le limitate risorse pubbliche per investimenti in infrastrutture. Poi, in tale contesto, le poche risorse disponibili non sono state adeguatamente impiegate per vari motivi, tra cui l’incapacità burocratica a realizzare progetti esecutivi, autorizzazioni difficili da ottenere, per cui molte risorse sono state ristornate con difficoltà ad essere riposizionate nei capitoli precedenti. Ad esempio, i vecchi fondi FAS non spesi sono stati ristornati per finanziare gli ammortizzatori in deroga, parliamo di 800 milioni di euro che si sono volatilizzati e mai più recuperati. foto crisi edilizia due

Che cambiamenti ha portato il nuovo Codice degli appalti in Sicilia? E’ stato recepito e applicato come lo è stato in altre regioni?
Il nuovo codice degli appalti è stato interamente recepito in Sicilia. È un recepimento “ dinamico” nel senso che alcune norme fortemente in contrasto con la legislazione siciliana dovranno adattarsi nei tempi dovuti e possibili. In termini di cambiamento alcune norme di miglior favore per i lavoratori, nel senso che viene garantita una maggiore sicurezza e si punta ad una impresa di qualità, poiché dovrà essere regolare sin dall’inizio della procedura di affidamento gara. Un solo livello di subappalto e ribassi d’asta non più al massimo ribasso ma all’offerta economicamente più conveniente.

Una delle battaglie dell’Ance, tra l’altro in sintonia con i sindacati, è il cosiddetto contratto di cantiere, cioè una normativa per la qualificazione delle imprese. In cosa consiste più precisamente? In che termini è stato raggiunto l’obiettivo e quali benefici avrebbe apportato?
Noi puntiamo al cosiddetto “ Contratto Leader” da applicare per tutte le lavorazioni in cantiere. Tale contratto deve avere alcune caratteristiche: le imprese coinvolte debbono essere tutte regolari, comprese le imprese sub appaltatrici; debbono soddisfare tutte ad alcuni standard di sicurezza compresa la formazione di 16 ore per i lavoratori che si apprestano a lavorare in cantiere; che al lavoratore vada applicato il contratto economicamente più conveniente per lui. Insieme all’Ance puntiamo ad una normativa per una maggiore qualificazione delle imprese. Nella situazione attuale è sufficiente che un soggetto vada a registrarsi in Camera di Commercio come imprenditore edile per potere operare in ambito edile. Troppo semplice e portatore di concorrenza sleale. L’obiettivo non è stato per niente raggiunto ad eccezion fatta per un comma del codice degli appalti che prevede che per importi da 2,5 mil di euro sono necessarie alcune qualifiche dell’impresa.

Sull’edilizia grava una forte pressione fiscale. Quanto contribuisce alla crisi del settore?
Se parliamo di pressione fiscale sul costo del lavoro faccio presente che i costi del personale e quelli per la sicurezza non sono assoggettabili a ribasso d’asta negli appalti pubblici. Che poi il contratto degli edili sia più oneroso rispetto agli altri contratti questo è vero. Ma bisogna tenere presente che il contratto edile è l’unico che garantisce formazione per la sicurezza, formazione professionale per un eventuale reimpiego, un welfare integrativo sia in termini pensionistici che per sanità integrativa. La peculiare gravosità del lavoro determina come necessari questi elementi. Ma detto ciò non sono i costi a determinare la crisi. Piuttosto accade che molte imprese effettuino lavori edili imponendo altre tipologie contrattuali, come il metalmeccanico, il florovivaista, il commercio determinando risparmi di oltre il 20%.  Cioè si effettuano lavori edili non essendo censiti come tali. Noi stimiamo che in Sicilia circa 500 addetti siano impegnati in lavori edili con contratti anomali.

Un flagello ricorrente nel settore è quello della sicurezza nei cantieri. Cosa può dire a proposito?
La sicurezza nei cantieri è stato sempre il nostro cruccio. Circa il 30% degli incidenti mortali coinvolgono ultrasessantenni. Ovvero, continuare ad utilizzare personale edile oltre questa soglia d’età non è più tollerabile. Chiediamo una modifica della legge Fornero per mandare in pensione gli edili prima dei 60 anni. Ma abbiamo denunciato con forza la carenza di ispettori del lavoro che, in Sicilia, stanno in capo alla Regione Sicilia.  Sui circa 500 ispettori occorrenti ve ne sono in servizio appena 150 di cui una buona metà a svolgere attività burocratiche. Nella carenza di controlli il ricorso al lavoro nero è diventata una prassi. Stimiamo che sia intorno al 42% il fenomeno del nero in edilizia. Attorno al fenomeno illegale del nero si propagano incidenti sul lavoro con statistiche inquietanti. Dispositivi di protezione assenti, macchinari antichi, insicuri ed arraffazzonati, scarsa preparazione delle qualifiche che garantiscono sicurezza, insomma una situazione talmente grave da fare gridare allo scandalo. Con i colpevoli facilmente individuabili. Le istituzioni preposte alla sicurezza, imprenditori senza scrupoli che puntano al facile guadagno.

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