Il finanziamento collettivo, appunto crowdfunding, ti permette di non lasciare “ammuffire” le tue idee nel fondo di un cassetto. L’importante è che sia innovativo, presentato in maniera invitante e coinvolgente
di Claudia Ferreri
Dall’inglese crowd – folla- e funding – finanziamento – è una forma di “colletta social ” rivolta ai cybernauti affinché devolvano fondi utili per sostenere la realizzazione di un progetto. Una partecipazione attiva della collettività attraverso piattaforme online specializzate.
L’idea fondante del crowdfunding è molto simile a quella del microcredito, per cui piccole somme di denaro possono contribuire allo sviluppo economico, garantendo l’accesso all’uso delle risorse a soggetti o progetti normalmente esclusi dai principali circuiti finanziari. I progetti prevedono di norma un obiettivo, in termini di quantità di risorse, e una scadenza temporale entro la quale raccoglierle. Per tanto, per garantire il successo di un progetto, è importante che sia innovativo, descritto dettagliatamente, trasparente e chiaro ma anche invitante e coinvolgente in modo da attirare il maggior numero di persone. Per questo è necessario sfruttare la maggior parte dei social network. In alcuni casi le piattaforme di crowdfunding possono effettuare una preselezione dei progetti da promuovere oppure possono offrire servizi di assistenza nella predisposizione dei documenti tecnici da mettere online. Il consiglio è puntare sulle più note e generaliste. Le migliori? Indiegogo e Kickstarter; tra le italiane Eppela e Produzioni dal basso.
Il crowdfunding è passato dall’essere un fenomeno di nicchia a un business da 5 miliardi di dollari all’anno. I progetti finanziati sono prevalentemente sociali (63%) seguiti a distanza da quelli creativi (23%), mentre i progetti imprenditoriali rappresentano solo il 14% del totale. Nel 2015, il 49% delle campagne di crowdfunding ha chiuso con successo raccogliendo finanziamenti per un valore complessivo di 56,8 milioni, il doppio rispetto al 2014. E nel 2016 il trend è rimasto positivo. La lista delle attività per le quali si può chiedere un aiuto finanziario è infinita. E diversi sono i tipi di crowdfunding:
donation : campagne di raccolta fondi in cui non è offerta alcuna ricompensa, infatti, hanno solo obiettivi di solidarietà, cultura, o mecenatismo;
reward: la ricompensa, di natura non monetaria, consiste in un prodotto o in un servizio, spesso è lo stesso che s’intende realizzare attraverso la richiesta di finanziamento. La raccolta fondi, in questo caso, assume la forma di una vera e propria pre-vendita (pre-selling) non molto differente da un’operazione di commercio on-line. Questa è la forma più diffusa in Italia;
royalty : prevede una ricompensa, sempre di natura monetaria, che consiste in una condivisione dei profitti o dei ricavi associati all’investimento, ma non comporta alcun titolo di proprietà sul progetto, né il diritto al rimborso del capitale investito;
Equity : investimenti in cambio di azioni della società. L’ideale per le startup e le piccole e medie imprese che vogliono costituire un capitale sociale e necessitano di apporti più ingenti. In pratica, se scegli questo strumento per la tua impresa, i finanziatori diventano tuoi soci. Ricevono delle quote della società (di cui hai stabilito tu il valore) e, a seconda di quanto decidono di investire, possono avere anche potere di voto e contribuire al tuo progetto con le proprie idee;
Lending : chi presta soldi alla società ottiene anche una parte di interessi sugli utili e restituzione di capitale.
Insomma l’importante è provarci, essere sempre credibili e professionali. Ed anche se l’obiettivo non verrà raggiunto, il feedback che si riceverà servirà per migliorare il progetto e realizzare il vostro sogno finalmente fuori dal cassetto.
