“Dite che una voce gridò nel deserto per la giustizia. Dite che ho tentato di spendere la mia vita per vestire gl’ignudi, per nutrire gli affamati, che ho tentato di amare e servire l’umanità”
di Claudia Ferreri
Lui aveva un sogno “quello di vedere i suoi quattro figli vivere un giorno in una nazione dove non giudicati per il colore della pelle, ma per chi sono nel cuore”. E per questo ha combattuto fino al suo assassinio. Martin Luter King è stato il leader del movimento per i diritti civili. Rendendosi conto sin da piccolo delle discriminazioni razziali, decise di dedicare la sua vita alla battaglia contro la segregazione e lo sfruttamento.
Fece sua la dottrina della non violenza di Gandhi come mezzo per raggiungere obiettivi sociali e cambiamenti politici. Nel 1955 guida una massiccia campagna di boicottaggio da parte di tutti gli afroamericani nei confronti dei mezzi pubblici locali; un anno di lotta la cui eco porta alla decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di incostituzionalità delle leggi sulla segregazione sui mezzi di trasporto. Il 10 febbraio 1964 viene approvato il Civil rights act, legge per i diritti civili che aboliva la discriminazione nei servizi pubblici di ogni genere, alberghi e motel, ristoranti e stadi, teatri, biblioteche pubbliche, nel lavoro e nei sindacati dei lavoratori. Nello stesso anno Martin Luther King viene insignito del premio Nobel per la pace, all’età di 35 anni è il più giovane vincitore nella storia di questo premio.
Ad oggi però sembra che la lezione di King debba essere riproposta. L’esasperazione dei nazionalismi, i radicalismi religiosi ed una globalizzazione incontrollata ha prodotto fenomeni di odio ed intollerenza e nuove condizioni di sfruttamento nei confronti delle popolazioni più svantaggiate. I nuovi schiavi del XXI secolo “sono le ragazze e i bambini venduti dai terroristi in Medio Oriente; le migliaia di uomini e minori costretti a lavorare in condizioni subumane nelle miniere dell’America Latina o nelle enormi fattorie del nord America; sono i pescatori schiavizzati nel sud-est asiatico o i bambini-soldato dell’Africa. E sono moltissimi altri, secondo forme e modalità che si sono evolute e diversificate nel tempo, sino a raggiungere le nuove frontiere dello sfruttamento”, dice bene Anna Pozzi nel suo reportage Mercanti di schiavi.
Nel mondo, sono tra i 21 e i 35 milioni le vittime di tratta e lavoro forzato. E in Italia il fenomeno riguarda dalle 50 alle 70 mila donne costrette a prostituirsi e circa 150 mila uomini, in gran parte giovani migranti, sfruttati per il lavoro forzato. Tutti arrivano da situazioni estreme: guerre e povertà, persecuzioni e discriminazioni. Diventano vulnerabili, oggetti da sfruttare, su cui speculare e guadagnare purtroppo la politica locale ed internazionale si è mostrata incapace di affrontare adeguatamente tale fenomeno assicurando alla giustizia i criminali, valutando le cause che spingono milioni di persone ad abbondonare le proprie case, il proprio paese e il business degli sfruttatori.
Sono passati più di 10 anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Palermo per prevenire, punire e reprimere la tratta di esseri umani, in particolare donne e minori. Dal 2003 ad oggi molti paesi hanno introdotto nelle proprie legislazioni il reato di tratta di esseri umani. Purtroppo però rimane molto basso il numero delle condanne per questo tipo di reato. I dati non sono incoraggianti: circa il 25% dei paesi a livello globale ha emesso un numero estremamente limitato di condanne (tra 1 e 10); il 15% dei paesi non ha invece emesso nessuna condanna. Nel nostro paese, la tratta di persone costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e droga. Il numero dei procedimenti a carico degli sfruttatori, e soprattutto quello delle condanne in via definitiva, rimane però limitato. In Italia, dal 2013 al 2015, sono stati denunciati per reati inerenti la tratta e lo sfruttamento un totale di 464 individui, alla maggior parte dei quali viene contestato il reato di riduzione in schiavitù. Per lo specifico reato di tratta di persone sono stati arrestati più di 190 soggetti . una grande industria criminale che produce miliardi a danno dei diritti fondamentali di coloro che ne sono vittime.