Depurazione acque: in Sicilia, solo il 17 per cento degli impianti è a norma. La Rosa: se tutto va bene, avremo 22 anni di ritardo da pagare
La maxi multa imposta dalla Corte di giustizia UE imposta all’Italia per il mancato adeguamento delle reti fognarie e dei depuratori nelle aree urbane peserà per circa 50-55 milioni di euro sulla Sicilia.
Nella nostra Regione, infatti, solo il 17,5% dei 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane sono a norma, mentre gli altri sono privi di autorizzazione, con autorizzazione scaduta o hanno ricevuto un diniego allo scarico (dati tratti dal “Report Controlli 2017” dell’ARPA Sicilia). Il 18% degli impianti “non è attivo”: realizzato ma non connesso alla rete fognaria o in stato di by-pass.
In Sicilia, secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2015, ci sono 75 Comuni senza depurazione (12,9% della popolazione regionale e circa un quarto del totale nazionale). La Sicilia registra il peggiore dato nazionale relativo al tasso di depurazione, pari al 48,3%.
Provenendo da Agenzie pubbliche questi dati sono ben noti alle istituzioni e alla politica. Come è ben noto che l’Italia intera, e quindi anche la Sicilia, doveva mettersi a norma nel 2000 e non lo ha ancora fatto nel 2018.
L’importo della maxi multa ricadrà sui responsabili del mancato adeguamento degli impianti, cioè Enti locali e Società di gestione del Servizio Idrico Integrato, che non faranno altro che riversare tali costi sulle tariffe pagate dagli utenti.
Federconsumatori torna a chiedere, per l’ennesima volta, cosa gli amministratori locali, regionali e nazionali stiano aspettando per superare questa situazione che costituisce un pericolo per le tasche dei cittadini consumatori ma anche per la salute pubblica.
In provincia di Caltanissetta, ad esempio, l’impianto di Butera è pronto dal 2014 e non è mai entrato in funzione, la Guardia di Finanza ha accertato il cattivo funzionamento di ben 27 depuratori su tutto il territorio nisseno, ha indagato ex dirigenti della Regione Siciliana, funzionari dell’ex Ato, amministratori e manager di Caltaqua e la Procura ha riscontrato che i liquami che escono da alcuni degli impianti hanno una carica batterica superiore alla norma e finiscono in fiumi e torrenti, al punto tale da compromettere anche l’irrigazione delle campagne.
“Il Ministero dell’Ambiente – commenta Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia – afferma che sono stati avviati 124 interventi in 74 agglomerati urbani non ancora a norma. In Sicilia, sono previsti nei 48 agglomerati 89 interventi, di cui 7 sono in corso, 79 da avviare, 3 ultimati. Il Commissario Straordinario per gli impianti di depurazione Enrico Rolle, presente ieri a Palermo, ha promesso che gli investimenti saranno ultimati entro il 2022. Se avrà ragione la Sicilia sarà in regola con 22 anni di ritardo, e il conto di questo ritardo lo pagheranno i cittadini”.
Tra le situazioni più urgenti da risolvere in Sicilia, oltre a quella di Caltanissetta, da tempo Federconsumatori ricorda quella di Agrigento: ripetuti malfunzionamenti, superamento dei parametri di legge sulla carica batterica degli scarichi e una diffida del 15 maggio 2018 fatta a Girgenti Acque dall’Assemblea Territoriale Idrica (ATI).
Rolle sta lavorando all’acquisizione dei progetti di Girgenti Acque per l’adeguamento e la costruzione dei depuratori in provincia di Agrigento ma, paradossalmente, sembrerebbe che in tutti i progetti (compartecipazione pubblico-privato) la quota privata sarà garantita da Girgenti Acque, che in seguito spalmerà il costo dell’investimento sulla bolletta degli utenti.