Difficoltà e soddisfazioni. Sacrifici e ricompense. Sfondare nel mondo dello spettacolo per un giovane siciliano richiede sempre uno sforzo in più. Ne parliamo con il giovane attore palermitano: Alessio Vassallo
Di Ambra Drago
Alessio Vassallo, classe ’83. Un giovane attore palermitano, che, nonostante il limiti della città in cui è nato, è riuscito a farsi conoscere dal pubblico, soprattutto del piccolo schermo, anche se i suoi esordi sono tutti teatrali. Tra i suoi lavori, ricordiamo i film “La vita rubata” di Graziano Diana, che segna il suo esordio televisivo nel 2002. Nel 2008, invece, entra nelle case degli italiani, grazie alla soap opera Agrodolce, dove è protagonista con il ruolo di “Tuccio” Cutò. Dopo poco tempo , la carriera del giovane attore ha spiccato il volo, conquistando ruoli sempre più importanti, anche in campo internazionale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, cercando, così, di capire gli elementi per una formula vincente
Quando ha capito che da grande avrebbe voluto fare l’attore?
A diciassette anni mi operarono di appendicite, nel letto di ospedale accanto al mio, incontrai un insegnante di teatro. Quando ci dimisero partecipai al suo corso a Palermo. L’anno successivo mi trasferii a Roma con la voglia di studiare recitazione e provai ad entrare nella più prestigiosa accademia d’Italia, la Silvio D’amico. Tutto ciò per magia avvenne realmente, e dopo il diploma capii che questo sarebbe diventato il mio lavoro.
Molte esperienze dal “ Il giovane Montalbano” , “Trilogia anni 70” ai “Borgia 2”. Cosa le hanno lasciato?
Ogni film, ogni fiction è un vero è proprio viaggio. Quando torni da un viaggio porti con te immagini, sensazioni, amicizie e se è stato bello non lo dimenticherai mai. Non appena torni a casa, non vedi l’ora di ripartire, essendo consapevole, però, di avere qualcosa in più da portare con te.
Dietro all’attore, ci sono sacrifici. A cosa ha dovuto rinunciare?
Nel periodo accademico ho rinunciato alla spensieratezza che un ragazzo di vent’anni ha. Studiavo tantissimo e avevo solo un obiettivo: migliorare. Ho rinunciato alla famiglia, essendo andato via dalla mia Palermo a soli 19 anni. Purtroppo ho perso tanti momenti di vita insieme ai miei genitori… ma son felice che oggi sono i miei primi sostenitori. Per il resto sacrifici? Chi fa e vive con questo lavoro è un privilegiato. I sacrifici sono altri.
In un mondo come quello dello spettacolo bisogna sempre stare attenti a non bruciarsi troppo presto. Cosa valuta prima di scegliere una parte?
Prima di aver la facoltà di scegliere sono passati anni, inizialmente non puoi permetterti di dire troppi no. Adesso ho la fortuna di dare una linea di continuità con le mie scelte lavorative. Quando scelgo, entro a far parte di un progetto. Non penso tanto alla carriera, ma a cosa può significare per me interpretare quel determinato personaggio.
Quali sono stati i tuoi punti di riferimento professionali?
Il mio professore Paolo Giuranna, che, devo essere onesto, ci siamo persi di vista dopo il periodo accademico. Poi i registi come Graziano Diana, con il quale ho avuto la fortuna di fare ‘Gli anni spezzati’ (trilogia anni settanta), e Gianluca Tavarelli regista del ‘Giovane Montalbano’. Avere la fiducia dei registi è qualcosa di davvero speciale.
Sappiamo attraverso la trasmissione ‘Quelli che…di Rai 2’, che sei un grande tifoso rosanero, ma cosa porti con te in giro per il mondo, della tua città?
Tasto molto dolente, visto la recente retrocessione. Ma far parte della squadra per più di un anno è stata davvero un’esperienza irripetibile. In giro per il mondo, sarà banale, ho sempre portato due colori: il rosa e il nero! Oltre che l’essere siciliano, palermitano che, almeno a me, ha dato sempre una marcia in più.
Da anni sei legato sentimentalmente con un’attrice. Riesci a conciliare lavoro e carriera?
Si. Anche se non ci riesco, ci provo. Stiamo da 5 anni insieme facendo lo stesso lavoro. Siamo sempre molto uniti, proprio perchè è qualcosa di raro, preservo il più possibile il nostro rapporto. Siamo cresciuti insieme, e mi auguro di continuare a crescere con lei.
Preferisce il cinema, il teatro o la televisione?
Sicuramente recitare davanti la macchina da presa mi viene più naturale, anche perchè ho avuto maggiore esperienza in questo settore, ma non scordo mai che vengo dal teatro. Sono due linguaggi molto diversi.
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in futuro?
Sai… non lo so. Mi piace il momento della sorpresa quando mi viene offerto un ruolo o faccio un provino. Quello stupore che ti fa pensare… “ma io che ci azzecco?” allora inizia una sfida con te stesso, e la trasformazione. Io amo molto cambiare anche fisicamente tra un ruolo e l’altro. Non amo invece gli attori che anche per scelta sono sempre un po’ uguali, per paura di non essere riconosciuti.
Quali saranno i suoi prossimi impegni lavorativi?
Per adesso sono sul set di ‘A testa alta’ per la regia di Zaccaro e ‘Il signore sia con te’ per la regia Lepre.