Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Disagio sociale e territorio

Disagio sociale. Ruolo del territorio. Rapporto tra individuo e società. Rete tra le istituzioni. Alla base di tutto, l'individuo e il territorio. Delle complesse dinamiche che regolano questo rapporto travagliato e, a volte, conflittuale, parliamo con Gaetana D’Agostino, presidente dell'Ordine degli psicologi della regione Sicilia

di Patrizia Romano

Negli ultimi decenni, le società contemporanee sono sempre più pervase da un forte disagio sociale. Disagio, che parte dall’individuo e si allarga a tutta la comunità in cui lo stesso individuo vive.
E’ un malessere forte, che emerge tutte le volte che il singolo interagisce in un preciso contesto sociale. La comunità contro la quale l’individuo scaglia il proprio disagio, lo accoglie e lo rimbalza sull’individuo stesso, creando un rapporto viziato.

Trasformazione del malessere

Comunque, le varie forme di sofferenza e di disagio sociale subiscono profonde trasformazioni nel corso degli anni. La tipologia della sofferenza si modifica costantemente. Non è immutabile e assume sembianze strettamente legate al contesto sociale.
Il malessere sociale diventa, così, una condizione esistenziale dell’uomo moderno; potremmo dire, del suo essere al mondo. Un malessere, legato, appunto, alle importanti trasformazioni in atto nel sistema sociale in cui vive. Trasformazioni che indeboliscono le funzioni delle istituzioni sociali.
E proprio di disagio sociale, del complesso rapporto tra individuo e società, del ruolo delle istituzioni, parliamo con la dottoressa Gaetana D’Agostino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana. Una chiacchierata, tra l’altro, che cade a fagiolo. Si è concluso, la settimana scorsa, il ciclo di incontri “Vie d’uscita, tra i desideri e il bisogno di riabilitare i territori”. Evento organizzato proprio dall’Ordine regionale per la settimana del benessere mentale.


Da sinistra Girolamo Lo Verso Gaetana D Agostino e Franco Di Maria

Cause esogene o cause endogene

L’Inchiesta Sicilia – Oggi il male sociale è sempre più diffuso nella società odierna. Possiamo parlare di cause esogene o endogene rispetto all’individuo?


Dott.ssa D’Agostino – Più che di male, dovremmo parlare di malessere sociale che, ovviamente, in un’ottica di circolarità può avere cause concomitanti esogene ed endogene. Ad esempio, da un lato la crisi economica e l’aumento della povertà, l’emergenza sanitaria, la lontananza delle istituzioni, possono portare con sé pensieri negativi. Ma anche paure per il futuro, incertezza, incidendo in maniera profonda sui vissuti della persona. Dall’altro, le fragilità personali, amplificate dal periodo che stiamo vivendo, possono far vivere in maniera complessa il quotidiano. Oltre che inficiare la qualità della vita della persona.

Prevenire è meglio che curare

L’Inchiesta Sicilia – Prevenire il disagio psico-sociale è meglio che curarlo. Quali strumenti adottare per fare prevenzione?

Dott.ssa D’Agostino – La prevenzione, in ogni contesto, rappresenta il primo passo per dedicarsi alla salute delle persone. Salute intesa come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto come un’assenza di malattie. In quest’ottica lavorare sul benessere rappresenta il primo livello per un intervento globale con un’alta valenza preventiva. Promuovere benessere non significa promuovere un generico “stare bene” ma fornire adeguati strumenti per essere in grado di affrontare situazioni di difficoltà e di rischio. Tali strumenti devono essere condivisi attraverso un lavoro sinergico tra famiglie, scuole, comunità e istituzioni. E devono mirare a promuovere negli individui e nel loro contesto sociale forme di empowerment, incrementando le risorse personali e sociali.

Sinergia tra le istituzioni


L’Inchiesta Sicilia – Per favorire l’integrazione sociale è opportuno mettere la persona sempre più al centro. Ma per questo è necessario favorire la sinergia tra le istituzioni. Quanto è stato fatto verso questa direzione?
 
Dott.ssa D’Agostino -La “persona al centro” dovrebbe essere la direttrice su cui muovere ogni azione politica, sociale, di comunità. Probabilmente noi come categoria professionale siamo facilitati in questo, perché per noi mettere la persona al centro è la base del nostro lavoro. Andando nello specifico alle azioni messe in atto dall’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, posso dire che è iniziata una proficua collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale. Collaborazione, che ci ha portato ad avere risultati davvero ottimi per l’intervento psicologico nelle scuole. Infatti grazie ai fondi messi a disposizione dal ministero dell’Istruzione, una scuola siciliana su due ha attivato ex novo un servizio di supporto psicologico. Ciò consentendo di intercettare i bisogni e, in alcuni, casi a prevenire forme di disagio. In ambito sanitario, tramite i fondi per l’emergenza messi in atto dall’assessorato regionale alla Salute, sono stati impiegati più di 400 psicologi per intervenire sui “pazienti Covid” e i loro caregiver. Quello che auspichiamo adesso, e su cui lavoreremo con le altre istituzioni, è che ci siano delle politiche d’intervento più durature e stabili. Politiche non solo legate al contesto emergenziale, in grado di produrre un vero benessere del territorio.


Gaetana D Agostino presidente ordine regionale psicologi

Mal di solitudine?


L’Inchiesta Sicilia -In realtà sembra che l’individuo sia sempre più isolato ed emarginato. Non è l’individuo che deve interagire con il territorio, ma le istituzioni che devono intervenire sul territorio per favorire l’interazione dell’individuo su di esso. Non sembra che siano state fatte tutte queste politiche di intervento. Quelli che l’individuo vive oggi, sono mali della solitudine?

Dott.ssa D’Agostino -Penso che occorra fare subito una distinzione tra isolamento e solitudine. Questi costituiscono due fenomeni ben distinti, che si possono condizionare a vicenda, oppure rimanere svincolati e indipendenti. L’isolamento rappresenta una condizione di mancanza oggettiva di contatti sociali. Ad esempio è quello che abbiamo vissuto in questi anni di emergenza sanitaria ed è stata necessaria per il contenimento del virus. La solitudine è, invece, una sensazione soggettiva e può quindi avere connotazioni positive, costruttive o al contrario connotare uno stato negativo, di disperazione. La solitudine è un vissuto naturale nell’esperienza umana. Ma se diviene uno stato cronico può portare a stati depressivi, disturbi post-traumatici, ansia, panico, aspetti correlati alla salute mentale. Quindi non dobbiamo considerare la solitudine in sé come un male. Però, se quell’esperienza non viene supportata da strumenti adeguati.può avere conseguenze anche invalidanti per la persona.

Il male colpisce tutti

L’Inchiesta Sicilia – Il male di vivere colpisce tutti indiscriminatamente, senza distinzione di classe, di livello socio-culturale, di condizioni economiche?


Dott.ssa D’Agostino La salute mentale è profondamente influenzata dai determinanti sociali. Già nel 2012 l’Organizzazione mondiale della sanità evidenzia come il benessere mentale o psicologico è influenzato non solo dalle caratteristiche o dagli attributi individuali. Ma anche dalle circostanze socioeconomiche in cui le persone si trovano e dall’ambiente in cui vivono. Le ricerche scientifiche recenti confermano questa tesi, ponendo l’accento sui determinanti sociali che influenzano in maniera significativa la salute mentale delle persone. Da questi studi emerge che reddito insufficiente, basso livello di istruzione. E, poi, status professionale, difficoltà finanziarie, disoccupazione e sottoccupazione. Ma anche esperienze infantili problematiche, mancanza di supporto sociale. E, infine, condizioni sfavorevoli dell’ambiente circostante e disuguaglianza di reddito sono stati identificati come rischi psicosociali che aumentano le possibilità di cattiva salute mentale.

Il ruolo del professionista

L’Inchiesta Sicilia – Voi vi occupate ogni giorno di disagio psichico. Cosa sta succedendo alla nostra psiche in questa società contemporanea? Qual è lo scenario che avverte adesso nel territorio siciliano? Quando è necessario rivolgersi ad un professionista?

Dott.ssa D’Agostino – Quello che abbiamo visto nell’ultimo periodo, in Sicilia come nel resto della nazione, è una crescente richiesta d’aiuto. Sintomo di un disagio maggiore, ma anche di una maggiore apertura e attenzione alla salute psicologica. Sicuramente è necessario rivolgersi ad un professionista quando il disagio psicologico e la sofferenza interferiscono con la vita quotidiana minando la nostra serenità. Ma anche quando si vuole migliorare il proprio benessere, pur non sperimentando nessuna chiara patologia. In generale ci si può rivolgere allo psicologo per occuparsi della propria salute e per il ripristino/raggiungimento di uno stato di benessere.


Una rete pubblica d’aiuto psicologico


L’Inchiesta Sicilia -Quanto sarebbe importante una rete pubblica d’aiuto psicologico per i cittadini?

Dott.ssa D’Agostino -Lo reputo un passo doveroso per l’imminente futuro. Cominciare a investire seriamente in salute mentale e accrescere l’accesso al professionista pubblico psicologo deve essere alla base dell’agenda politica in qualsiasi contesto. La salute deve diventare il criterio che guida ogni scelta programmatica e che orienti e condizioni tutte le scelte. Non possiamo pensare che la salute psicologica sia alla stregua di un bene di lusso. Un bene che possono permettersi solo alcuni ceti sociali. E’ necessario accrescere una rete di supporto psicologico accessibile a tutti.

Aspetto psicologico sottovalutato


L’Inchiesta SiciliaPossiamo dire che l’aspetto psicologico della persona nel dibattito pubblico viene sottovalutato? Si parla sempre di salute fisica, di crisi economica
 
Dott.ssa D’Agostino – A dire il vero, la pandemia ha avuto il grande merito di sdoganare il tema della salute mentale della popolazione. Termini come resilienza e supporto psicologico sono diventati di pubblico dominio. Quello che serve adesso è un reale e concreto investimento in tal senso.

Soluzioni per prevenire e curare


L’Inchiesta Sicilia – Solitudine, emarginazione, paura sono l’oggetto delle segnalazioni raccolte dal mondo moderno. Quanto influiscono? Come garantire il benessere delle nostre comunità e prevenire condizioni di disagio?
 
Dott.ssa D’Agostino – È di cruciale importanza intraprendere azioni per migliorare le condizioni di vita quotidiane e arginare il disagio sociale. Condizioni, pensate per tutto l’arco di vita, al fine di migliorare la salute mentale nella popolazione. È necessaria la creazione di una rete socio sanitaria che abbia il compito di dare supporto alle famiglie. Un aiuto per intercettare le fragilità che includa la scuola, le organizzazioni e le istituzioni. È necessaria un’azione sinergica. Che sia in grado di garantire l’ascolto, la conoscenza della realtà in cui si vive. Ma anche che porti alla conoscenza di sé e l’espressione della propria creatività, delle proprie capacità e delle proprie aspirazioni. Sarebbe importante potere usufruire di interventi e servizi facilmente accessibili, flessibili, accoglienti e vicini ai luoghi di vita.

Dialogo tra le istituzioni

L’Inchiesta Sicilia – Quanto dialogano tra loro le varie istituzioni per il benessere psichico della comunità?
 
Dott.ssa D’Agostino – Tanto lavoro e tanta strada c’è ancora da fare dentro e fuori le istituzioni per risolvere il disagio sociale. Quello che auspico è che ogni istituzione, ognuno per competenza, possa lavorare in un’ottica sistemica e circolare per il raggiungimento finale del benessere della collettività.



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