Domenico Pellegrino, artista siciliano di grande talento, ha fatto della Sicilia il suo marchio autentico, simbolo, nel contempo, di amore, accoglienza e speranza. Le tradizioni popolari siciliane rappresentano il suo brand, riconosciuto, oggi, a livello internazionale.
Ma chi è Domenico Pellegrino, l’artista siciliano che, partito da Palermo, ha conquistato il mondo, creando proseliti sempre più appassionati alla sua arte?
Giovane designer
Domenico Pellegrino è un giovane artista e designer palermitano, laureato giovanissimo all’Accademia delle Belle Arti di Palermo, dove, per certi versi, inizia la sua carriera, grazie a una serie di fortunate conoscenze con personaggi conosciuti e consolidati nel mondo delle arti visive.
Ma Domenico Pellegrino è, soprattutto, un artista di grande cuore e di grande sensibilità. Le sue opere trasudano di amore, non solo per la sua terra, ma di tutto ciò che lo circonda e che diventa oggetto delle sue opere.
Ma in nessun altro modo potremmo conoscere la sua anima artistica se non raccontata da lui. L’Inchiesta Sicilia ha scambiato quattro chiacchiere con l’artista.
Quando scopri il tuo talento?
Più che talento ho capito quale strada volevo intraprendere.
Allora, quando inizia la tua carriera artistica?
Più che di carriera, parlerei di una vita artistica segnata da tappe importanti. Tra queste, l’opportunità di lavorare, appena laureato all’accademia, a fianco di grandi nomi del mondo dell’arte contemporanea come Arnaldo Pomodoro, Hitedoshi Nagasawa, Enzo Cucchi, Fabrizio Plessi, Studio Azzurro, Antonio Presti, Jannis Kounellis ed altri.
L’uscita della mia collezione Superheros e la collezione Lumi, rispettivamente nel 2010 e nel 2014 hanno segnato un nuovo corso della mia carriera di artista.
Da Palermo alla Biennale di Venezia
Quali sono le tappe più importanti che segnano il tuo percorso artistico?
Una delle tappe è in corso: la Biennale di Venezia, dove espongo al padiglione nazionale del Bangladesh due opere ‘Cosmogonia Mediterranea’ e ‘I’m the island’, tornando indietro nel tempo… la mia prima Quadriennale di Roma nel 2003, la mia personale ‘Incursioni’ che con la sua prima tappa a Palermo a Palazzo Forcella de Seta ha raggiunto oltre 23 mila spettatori in 4 mesi, e il debutto dell’opera Sicilia, in legno e luminaria, in occasione del salone del mobile a Milano presso la galleria d’arte Bonelli, nel 2014.
Quali sono le tecniche utilizzate nelle tue opere? E quali quelle che ami di più?
Le tecniche che prediligo sono quelle artigianali, così come la scultura e le installazioni luminose. Sviscerare le vecchie tecniche all’interno dei laboratori artigianali, mi danno la possibilità di riscrivere in chiave contemporanea un linguaggio antico.
La sua Sicilia di luminaria è diventata un’icona
La Sicilia, realizzata in legno o metallo e luminaria, è diventata una icona contemporanea. Cosa rappresenta per te, prima che per gli altri?
Per me rappresenta ciò che io vedo nella mia terra: amore calore e luce negli occhi della gente. Luce che dà speranza a chi momentaneamente ne ha bisogno. La Sicilia è al centro del progetto ‘Cosmogonia Mediterranea’. Nella contemporaneità dei nostri giorni, nel ruolo di teatro di tragedia che è diventato il mare, questo progetto si innesta per ridare luce e speranza.
La mia Sicilia, isola di approdo, terra di speranza per i molti che fuggono, terra di accoglienza, diventa terra di luce e nel suo mare trova la sua collocazione migliore”.
Comunicare attraverso l’arte
” L’arte comunica, esprime, ciò che l’artista immagina, ed io immagino una luce che dia speranza, una luce che nel suo significato divino riconduce alla vita, all’amore ed alla verità.
L’opera proposta è una Sicilia di luce, nell’iconografica della tradizione popolare che si rifà ai carretti ed alle luminarie dei giorni di festa, una Sicilia che dal fondo del mare illumina le anime di chi lo ha attraversato e che nella luce del faro sognava una vita migliore.
Perché questo bisogno di esportarla in tutto il mondo?
Penso sia un bisogno arcaico di ognuno di noi che, trovandosi su di un’isola, cerca a tutti i costi di far conoscere al mondo intero la potenza della terra natia.
Come viene accolta la Sicilia oltre i confini geografici?
Molto bene, anche se devo dire che all’inizio quando intrapresi questo cammino ero considerato un pazzo. Oggi la Sicilia sta riprendendo il proprio posto di centralità e molti oggi nel campo della moda, della musica e delle arti in genere ne cavalcano il momento. Meglio così, meglio essere pazzi in tanti.
Quando accendo la mia Sicilia al di fuori dei suoi confini geografici mi accorgo che l’osservatore rimane incantato dalla sua luce, dal suo messaggio e inizia un proprio viaggio personale.
Il futuro? Spero che sia migliore del presente
Un tema a te caro è quello dell’immigrazione in Sicilia. Perché?
Viviamo il presente, guardando al passato e sognando il futuro, e spero che il futuro sia migliore del presente. Sono stato invitato a Lampedusa per pensare un’opera urbana e mi sono subito scontrato con la realtà che mi veniva raccontata attraverso la carta stampata e i tg, ma essere lì è tutta un’altra storia. Ho pensato al mare, al viaggio, ai confini fluidi del mare, ho immaginato così la mia installazione come un faro di luce e di speranza.
L’elemento essenziale delle tue opere è la luce. Cos’è in realtà la luce? Amore? Speranza? Cosa?
Nella tua domanda c’è un po’ la mia risposta. Nella luce c’è poesia, amore, speranza, gioia, rinascita.