Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Donne che odiano le donne

di Redazione

 

Sabrina – Cosima e la sindrome della strega cattiva. La sentenza di Avetrana che vede condannate all’ergastolo le due donne spostano il concetto di femminicidio inteso sempre al maschile. Lo stalking al femminile rappresenta il 5 per cento del totale delle denunce e si rileva un incremento degli episodi di bullismo tra le ragazzine

di Daniela Mainenti

La sentenza, appena emessa, di condanna all’ergastolo per Cosima Serrano e Sabrina Misseri per il delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana, accompagnata alla condanna di 8 anni per il rispettivo marito e padre Michele, prova definitivamente che anche le donne sono capaci di atti di  violenza estrema.

E che tale violenza si manifesta nell’obiettivo di eliminare un’avversaria.

Mobbing tra colleghe, minacce dalla vicina di casa o dall’ex moglie del compagno. Le storie di violenza in rosa sono sempre più diffuse.

Ma non solo. Lo stalking al femminile rappresenta il 5 per cento del totale delle denunce e si rileva un incremento degli episodi di bullismo tra le ragazzine. Tra le donne vittime di violenza, le più colpite sono quelle di età compresa tra i 29 e i 38 anni. Seguite dalla fascia 39-48 . Si moltiplicano le “over 70” che, dopo anni di abusi, decidono di vuotare il sacco.

La sindrome dell’ape regina , o della strega cattiva, è ormai elemento consolidato della bibliografia psicoanalitica che va affermandosi con preoccupante incidenza anche in rapporto con la violenza maschile ormai di default assurta a fatto tipico di reato quando motivata dalla violenza di genere .

Il desiderio insuperabile di annullare o schiacciare l’individuata avversaria oggi supera pure l’obiettivo di tale condotta, ossia la primazia per il maschio dominante, e si connota di una sua qualità tutta singolare: la perfetta aderenza all’esaltazione del sé con l’affermazione, anche violenta, del proprio ego smisurato.

L’incremento di questi eventi reclama una profonda riflessione all’interno della società, in via general preventiva, delle future scelte di politica criminale

 

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