Regista esordiente e in grado di sperimentare come pochi, al Trailers FilmFest ha dialogato con il pubblico che aveva appena assistito al suo film, N-Capace.
Donna di teatro appassionata e incline a rompere gli schemi, Eleonora Danco, ha esordito nel 2014 come regista cinematografica (sul grande schermo la si era vista saltuariamente solo in piccoli ruoli) con N-Capace, singolare lungometraggio a metà strada tra il documentario (dagli accenti molto personali) e la sperimentazione, quella arditamente lirica che possono permettersi solo gli artisti veri come – solo a titolo di esempio – Andy Warhol. Distribuito frammentariamente l’anno successivo, questo più che interessante debutto è stato proiettato lo scorso 1 ottobre all’interno del polo universitario situato nell’ex Monastero dei Benedettini di Catania in occasione del Trailers FilmFest alla presenza dell’autrice, che per parecchi mesi ha accompagnato – e continua ad accompagnare – la sua opera con generosità e curiosità, avendo avuto modo di constatare dalle partecipi reazioni del pubblico nel corso di varie presentazioni che «è un film popolare». Il suo intervento è stato come minimo accattivante: dimostrando già una padronanza del nuovo mezzo espressivo – la cinepresa – con cui sta imparando a esprimersi, tra un retroscena e una citazione di Buñuel ha illustrato alcune fasi della lavorazione, aiutandoci indirettamente a comprendere meglio i contenuti della pellicola. Che, comunque, “arriva”.
Composto da varie interviste che, surrealmente, puntano a mostrare con genuinità pensieri e opinioni di gente comune (perlopiù ragazzi e anziani – non tutti mantenuti nel montaggio finale – cioè le persone con le quali Danco ama particolarmente lavorare, selezionati con attenti provini), N-Capace è stato girato tra Terracina, dove la neo-cineasta di talento è nata e ha vissuto, e Roma. A tratti sembrerebbe un vero e proprio percorso terapeutico, lungo il quale Eleonora, assegnatasi l’eloquente appellativo di Anima in Pena, si mette (anche letteralmente) a nudo; ma non è che una componente di un copione ponderato, che indaga sulle età più “sincere” dell’esistenza, appunto l’adolescenza e la vecchiaia, tra aneddoti, ricordi, storture, confronti spontanei tra epoche, in una società che non smette di essere ostica, sebbene con modalità diverse. «Le donne in generale erano più restie a parlare. Con qualche eccezione: la giovane Marianna, che ha accettato ma se ne è dovuta andare in fretta, o la schietta signora Mafalda, che purtroppo non c’è più. Gli uomini avevano più voglia di raccontarsi, come il ragazzo che spiega quali sono i piaceri della vita. Anzi, la sua spontaneità è piaciuta pure a Francesco Bruni, il regista di Scialla!, che l’ha scelto per il suo prossimo film.» Davanti all’obiettivo esplorante ma mai invadente della Danco è finito anche suo papà, evidentemente non disposto a trattare determinati argomenti per lui imbarazzanti, anche in ricordo della moglie; il che non gli ha impedito di tradire un’amorevole disponibilità. «L’ho convinto insistendo. Si è lasciato perfino vestire da astronauta insieme a Cristina, la badante. Quando ha capito che si trattava di una rappresentazione del suo isolamento, mi ha dato ragione. Da piccola vedevo mio padre come Tarzan. Adesso mi trovo a constatare che il tempo passa pure per lui.»
Al termine del dibattito a Eleonora giunge pubblicamente una vantaggiosa (e meritata) proposta dalla Universal per l’utilizzo di musiche protette da copyright per una futura opera seconda. Ulteriore dimostrazione di quanto N-Capace conquisti a ogni livello.