Elezioni amministrative in Sicilia tra dissesti e fallimenti dei Comuni. Comincia il conto alla rovescia per le elezioni amministrative in Sicilia.
La data per le elezioni comunali nell’Isola è stata fissata per il 12 giugno.
Mentre il turno di ballottaggio si terrà il 26 giugno.
Si voterà in 120 comuni della regione, su 391 comuni siciliani, cioè il 30 per cento.
In tredici comuni con popolazione legale superiore alla soglia dei 15 mila abitanti, si voterà con il sistema elettorale proporzionale a doppio turno. In percentuale, il 10,8 per cento.
Mentre i comuni ≤15.000 abitanti in cui si voterà sono 107 su 120, l’89,2 per cento.
Tra tutti i comuni, due sono capoluoghi di provincia: Palermo e Messina.
La popolazione legale determina la modalità di voto (turno unico o con turno di ballottaggio), nonché il numero di consiglieri ed assessori degli organi istituzionali.
Nel frattempo… i Comuni in dissesto
Mentre ci si accinge al voto più importante per le sorti degli Enti Locali, i Comuni di tutta Italia sono in fermento per il rischio di bancarotta collettiva.
E così, si preannunciano elezioni amministrative in Sicilia tra dissesti e fallimenti dei Comuni. Un rischio sempre più alto ed imminente. Ma al grido di dolore e disperazione dei primi cittadini di tutta la Penisola, il Governo centrale risponde soltanto con una serie di provvedimenti parziali e insufficienti.
Bancarotta dei Comuni significa interruzione dei servizi ai cittadini, alle famiglie e alle imprese, cioè a tutte le componenti che ricadono su ogni singolo Comune.
Responsabilità del Governo
L’atteggiamento da parte del Governo appare ai sindaci come il tentativo di delegittimazione istituzionale della figura del sindaco. Con i provvedimenti parziali intrapresi dal Governo nazionale, il primo cittadino si vedrebbe declassato al ruolo di passacarte degli stessi provvedimenti adottati nelle alte sfere.
Richieste dei sindaci
I sindaci chiedono, così, un cambio di rotta immediato. Un cambio di rotta che richiede provvedimenti immediati da parte del Presidente del Consiglio, al momento, unico garante.
Provvedimenti, che darebbero la possibilità di manovra alle amministrazioni comunali.
Una delle principali richieste dei sindaci prevede il ripristino del potere di ordinanza, che darebbe ai sindaci la possibilità di esercitare le proprie prerogative.
Si chiede, inoltre, che siano aboliti i vincoli del patto di stabilità. Vincoli che rallentano o bloccano del tutto la spesa delle somme già disponibili.
I sindaci vogliono, inoltre, modificati i parametri dei fondi di accantonamento.
A questi provvedimenti, andrebbero aggiunti quelli per il sostegno economico. Questo andrebbe a compensare le fortissime perdite erariali che tutti i Comuni stanno subendo per il taglio di Tosap, Tari, Imposta di soggiorno e certamente anche per le addizionali IRAP e Irpef.
Infine, viene richiesto un rifinanziamento degli interventi per l’assistenza alimentare e di prima necessità.
Il DPCM e le Ordinanze della Regione
In base al DPCM e alle Ordinanze della Regione, il Comune ha margini di manovra estremamente limitati.
Non potrà esserci ripresa, finché il ruolo del sindaco verrà depauperato nei propri ruoli. Il rischio di portare al collasso generalizzato e al dissesto tutti i Comuni e i loro servizi è forte. Tutti i Comuni rischiano, insomma, di fallire.
Infatti, attualmente, gli Enti locali si trovano in grande difficoltà dal punto di vista dei bilanci, che non si riescono a chiudere a causa anche del blocco dell’accordo Stato-Regioni. Il rischio di dissesto è purtroppo concreto per la maggior parte dei Comuni.
In Sicilia, dopo la riduzione del trasferimento di risorse economiche dalla Regione ai Comuni che si trovano a fronteggiare l’emergenza, senza adeguata copertura finanziaria, il problema assume toni drammatici.
I Comuni siciliani in dissesto
Se facciamo parlare i numeri, la situazione è allarmante. A finire in dissesto finanziario, o pre-dissesto, fino allo scorso anno, sono stati ben 85 Comuni su 391. Solo una cinquantina di Comuni su 391 riesce a chiudere i bilanci. Anche la Regione ha le proprie responsabilità, costringendo le amministrazioni a rinunciare ai fondi perequativi.
Tra questi, anche grossi capoluoghi. Palermo aveva aperto la procedura di pre-dissesto. Mentre Messina sarà in pre-dissesto almeno fino al prossimo anno. Infine, Catania è stata in default dal 2018.
Tra le cause del dissesto
I Comuni si sono trovati a dover fare i conti con il diminuire delle risorse finanziarie. Cosicché, sono costretti a tagliare per poter coprire la falla nel sistema.
L’altra causa del dissesto finanziario è il problema delle riscossioni. Infatti, i Comuni si trovano a doversi confrontare con un’evasione fiscale quasi del 50 per cento. A Milazzo, uno dei Comuni in default, addirittura si attestano riscossioni ordinarie intorno al 30 per cento.
Per riparare il buco nel bilancio, i Comuni non possono far altro che alzare le tasse al massimo consentito dalla legge. Questo, ovviamente, genera un forte malcontento tra i cittadini.