Con le prossime elezioni amministrative, la scelta dei consiglieri comunali non deve diventare di puro contorno rispetto a quello che è il programma presentato dai candidati sindaci
di Mario Guglielmino*
Il sistema politico maggioritario, con i suoi pregi e difetti, e con le sue più o meno corrette applicazioni, è entrato nel modo di pensare comune, non solo degli esperti analisti ma anche dell’uomo della strada. In Sicilia, nell’arco di pochi anni, siamo stati così abituati a eleggere direttamente il sindaco, il presidente della circoscrizione, il presidente della Regione. A parte alcuni risvolti positivi, come la relativa maggiore stabilità e durata delle esperienze politiche e amministrative di governo, questi meccanismi ci hanno indotto purtroppo a considerare la preminenza del nome di grido sull’esperienza, dell’allenatore sulla compagine, del progetto sulle singole competenze.
A Palermo, a livello comunale, con le prossime elezioni amministrative alle porte, la scelta dei consiglieri comunali non deve diventare di puro contorno rispetto a quello che è il programma presentato dai candidati sindaci. Il ruolo preminente di garanzia politica e continuità amministrativa del sindaco deve trovare un sano contrappeso nella libertà di iniziativa e nella capacità di costruire una collaborazione, anche trasversale, tra i singoli consiglieri comunali su molti provvedimenti che lo richiedono. Esempio pratico, e segno di questa condizione minoritaria dei consiglieri comunali, è il regolamento del consiglio comunale, ancora rimasto tale e quale quello di trenta anni fa: questo prevede che il sindaco sia eletto dall’accordo delle componenti d’aula, e non si è sentita nemmeno la necessità di aggiornarlo. Ci siamo così messi al riparo dalle correnti, ma abbiamo dato preponderanza all’azione dell’uomo solo al comando. Invece che trovare uno stimolo al miglioramento, molti consiglieri hanno con ciò preferito vivacchiare all’ombra della personalità dei sindaci, senza esprimere né dare una impronta forte, personale e di gruppo, al loro impegno. E d’altra parte spesso non ci sono nemmeno gli spazi tecnici per farlo. Sarebbe urgente rivedere il regolamento del consiglio comunale. Una commissione speciale in seno al consiglio comunale e’ stata istituita appena sei mesi or sono. Troppo tardi, evidentemente, per dare dei buoni frutti: vedrà impaludarsi e vanificare il lavoro all’approssimarsi della scadenza amministrativa. Il problema rimane.
Lentezze e inefficienze hanno visto, in questa consiliatura che va a concludersi, i segnali di una forte scissione e quasi incomunicabilità tra giunta e consiglio comunale, con conflitti di pareri e competenze tra assessori e politici, per non dire dei tecnici della burocrazia comunale. Lo testimoniano molti provvedimenti che giacciono in ordine del giorno al consiglio comunale sin dall’inizio della consiliatura e ancora oggi non affrontati. Basta dare una occhiata ai documenti pubblicati e alle loro date sul sito on line del comune. Il cittadino deve essere consapevole del fatto che il sindaco, da solo, non può far nulla o può far ben poco rispetto a ciò che e’ necessario oltre l’ordinaria amministrazione. E il compito dei consiglieri comunali non può ridursi all’approvazione, per alzata di mano, dei bilanci e delle spese fuori bilancio, con qualche puntatina su varianti urbanistiche più o meno bene studiate. Una città che voglia ammodernarsi, e non autoconsumarsi all’ombra di pratiche ormai desuete e disfunzionali, deve trovare il motore nell’innovazione e nel cambiamento.
E occorrono nuovi consiglieri capaci di pensare in modo innovativo e creativo, portando freschezza di idee. Una interlocuzione attenta, costante, continua col territorio, con la base della cittadinanza , è condizione indispensabile per un municipio che intenda davvero funzionare. In questo senso, oltre che a porre particolare attenzione a ben scegliere i consiglieri comunali, si deve porre identica attenzione verso i consiglieri di circoscrizione.
La tanto attesa revisione e il potenziamento del decentramento amministrativo, con un ruolo piu’ forte dato alle circoscrizioni, e’ ancora al palo, per l’ovvia ma ormai fuori dai tempi tendenza accentratrice del consiglio comunale. In una societa’ interconnessa, dinamica, la prima sfida cui bisognerà trovare finalmente risposta è proprio quella di avvicinare l’amministrazione ai cittadini, non erogando semplici servizi ma rispondendo sempre più ai bisogni nel micro- contesto che li esprime, in tempi rapidi e in termini sostanziali, non formali.
Finora le spinte in questo senso sono state per lo piu’ inascoltate. La maggiore consapevolezza civica e un maggior senso critico possono senz’altro spingere i nuovi prossimi eletti amministratori della città a far meglio.
* Voci Attive