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Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018

Dopo la prima bocciatura, nel 2013, Palermo ha continuato ad investire nella cultura. Ecco con chi, nel giro di pochi anni, la città si è riscattata...

di Redazione

Dopo la prima bocciatura, nel 2013, Palermo ha continuato ad investire nella cultura. Ecco come e con chi, nel giro di pochi anni, la città si è riscattata

 

di  Luca Licata

Era maggio del 2013 quando Palermo provò, per la prima volta, a proporsi come capitale culturale: si trattava – per chi ne ha memoria – della candidatura a ‘ Capitale europea della cultura 2019’ .
Palermo, venne scartata quasi subito. Delle 21 città iniziali, infatti, ad essere ammesse alla seconda selezione furono in sei. La corsa, per il capoluogo siciliano, giunse quindi al termine. Fu poi la città di Matera, nell’ottobre del 2014, ad aggiudicarsi la vittoria.

Per l’amministrazione Orlando, al timone di palazzo delle Aquile da appena un anno e mezzo, fu uno schiaffo in piena regola. Il professore infatti, su questa candidatura aveva puntato parecchio: doveva costituire il primo vero segnale culturale di rilancio per la città.
Successive, – sempre per chi ne ha memoria – furono le reazioni, particolarmente aspre, di alcuni cittadini all’indomani della bocciatura della tanto ambita candidatura. Una polemica diffusa, che distribuì il peggiore disfattismo: la rassegnazione. Palermo non era città da ‘potersi permettere alcuna competizione’. Le competeva, soltanto, stare a guadare e rincorrere le proprie sciagure.

Tre anni e mezzo fa, c’era la munnizza. C’erano anche i lavoratori delle ormai fallite Gesip e Amia, da ricollocare. La città – secondo alcuni – doveva vivere di questi pensieri. E al di là di questi pensieri, annullarsi. Insomma: una governance che doveva fare della risoluzione di problemi ed emergenze l’unico obiettivo perseguibile, senza guardare oltre. La domanda da porsi, allora, è la seguente: può la cultura, in qualche modo, contribuire allo sviluppo di una città?

La risposta, alla luce dei cambiamenti che stanno interessando la città, sembra quasi scontata. Non per tutti, però, il pensiero è comune. Recente è la notizia del riconoscimento culturale ottenuto: Palermo sarà la ‘ Capitale italiana della cultura 2018 ’. Notizia, che ha suscitato grande entusiasmo e che, nello stesso tempo, ha riservato qualche nota polemica da parte dei soprannominati “nemici ra cuntintizza”.

Unesco
Riconoscimento UNESCO Palermo arabo-normanna

Il riconoscimento, – è bene precisare – oltre a portare con sè prestigio e promozione turistica, prevede un premio di un milione di euro e l’esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilità. In soldoni: quasi 6 milioni e mezzo da investire nel campo della cultura.

Tutto questo potrebbe essere letto, semplicemente, come una rivincita da parte dell’amministrazione guidata da Leoluca Orlando. Come una ‘vittoria facile contro altri centri di gran lunga più piccoli’. Come ‘un regalo del PD’. Oppure, come la conclusione naturale di un processo che si è messo in moto, subito dopo la bocciatura di tre anni e mezzo fa. Sì, perché dopo quella bocciatura, si è andati avanti nella promozione culturale: è seguita la candidatura a Capitale dello sport 2016; si è raggiunto il riconoscimento di ‘Palermo Capitale italiana dei giovani 2017’; si è ottenuto il riconoscimento UNESCO ‘Patrimonio Mondiale dell’Umanità’per l’itinerario arabo-normanno.
Nel 2018, infine, la notizia che la capitale italiana della cultura, ospiterà la 12^ edizione di Manifesta, la biennale di arte contemporanea che, per circa quattro mesi, porterà flotte di turisti nel capoluogo siciliano. Per concludere: può la cultura contribuire, in qualche modo, allo sviluppo della nostra città?

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