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Ex province siciliane nel caos e lavoratori alla gogna

La situazione finanziaria e amministrativa delle ex province siciliane è veramente disastrosa. A pagarne le conseguenze, come sempre, i lavoratori...

di Redazione

La situazione finanziaria e amministrativa delle ex province siciliane è veramente disastrosa. Alla base dello sfacelo, i ritardi cronici nella riforma delle ex province e nel recepimento della legge Delrio. A pagare le peggiori conseguenze, i lavoratori delle ex province siciliane

 

 

di  Luca Licata

Fra i ritardi cronici nella legge di riforma e i bilanci sempre più scarni, la situazione finanziaria e amministrativa delle ex province siciliane è veramente disastrosa. Intanto, a settembre dovrebbero partire le città metropolitane e i liberi consorzi che, in Sicilia, secondo lo Statuto Speciale della Regione Siciliana e ai sensi della legge regionale numero 8 del 2014, dovrebbero sostituirsi alle ex province.
Il Governo per tre volte ha presentato un emendamento uguale alla legge nazionale, ma l’Assemblea regionale siciliana lo ha bloccato ripetutamente.
Lo scotto più pesante dei ritardi della Regione si paga nell’ambito del personale. Secondo la Corte dei Conti, infatti, la Regione siciliana è in forte ritardo soprattutto nella ricollocazione del personale ex provinciale presso i Comuni. Le ex province, pertanto, presentano l’organico più disastrato e più costoso d’Italia.
Nel corso dell’ultimo quadriennio, lo Stato ha tagliato più del 90 per cento delle risorse. Anche la Regione, dal canto proprio, ha tagliato parecchio e ha bloccato parte delle erogazioni dei fondi alle ex province. Intanto, mentre gli enti erogatori tagliano i fondi, le ex province non riescono a registrare una propria entrata, di solito, proveniente dai tributi e da altre operazioni.
In mezzo a questo disastro finanziario, inoltre, le ex Province dovranno contribuire alla finanza statale per oltre 115 milioni di euro.
Secondo i magistrati della Corte dei Conti, a fronte di questa situazione finanziariamente pesante, le ex Province spendono tutto, anche i soldi guadagnati da operazioni straordinarie. Il vuoto finanziario ammonta a 180 milioni di euro.
Fra le spese correnti, il peso più consistente riguarda il personale.
La conseguenza nefasta è la riduzione del personale. Riduzione, però, legata a cause volontarie, prevalentemente pensionamenti e non a un sano ricollocamento. Una scelta che stride con il processo di razionalizzazione delle unità di personale tra i vari livelli di governo, che in Sicilia non è mai stato avviato.
Attualmente, secondo la Corte dei conti, i dipendenti delle nove ex Province sono 5 mila 710 contro i 6 mila103 del 2012.
Malgrado questa riduzione, il personale delle ex Province è il più costoso d’Italia. Basti pensare che questo costo su ogni cittadino siciliano grava intorno ai 36 euro, contro i 23 euro per il resto d’Italia.
Secondo i sindacati, invece, i dati diffusi sul personale delle ex province non sono attuali. I dipendenti delle ex province sfiorano appena le 4 mila 500 unità. Anche il costo a testa per il cittadino non rispecchia più la cifra diffusa. Inoltre le province siciliane non hanno usufruito di quanto è avvenuto nelle altre regioni a statuto ordinario, che dopo la riforma hanno aperto nuovi ambiti di attività, assorbendo parte del personale delle ex Province.

Pesante anche la situazione relativa al ricollocamento. Un fenomeno che riguarda quella parte di personale che con la riforma risulterà in esubero. Con l’incentivo ai Comuni approvato con la finanziaria, nei municipi non ci sarà più neanche un posto per i dipendenti provinciali in esubero.
Che fine farà, dunque, il personale delle ex province? Che cosa aspetta l’Assemblea regionale a completare la riforma dei Liberi consorzi e a recepire la legge Delrio, che ridisegna confini e competenze dell’amministrazione locale, soprattutto dopo l’impugnativa del consiglio dei ministri.
Le beghe della politica stanno mettendo in serie difficoltà il territorio, inginocchiando i lavoratori.  Si sta destrutturando tutto il sistema pubblico per un rimpallo di competenze tra Governo e Ars.
E’ indispensabile e urgente applicare la legge Delrio anche in Sicilia, ma per le diatribe politiche nate attorno all’elezione degli organi intermedi si preferisce bloccare tutto. Soltanto attraverso il recepimento della legge Delrio, si potrà completare la riforma e stabilizzare la situazione dei nuovi enti, mettendo a riposare in pace le ex province

 

 

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