Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Federconsumatori Sicilia: non solo TikTok. Controllare tutte le App

Il recente drammatico caso di cronaca che ha visto morire una bambina di appena 10 per aderire a una sfida promossa sul social TikTok, ha riacceso i riflettori sull'abuso dei dispositivi elettronici e dei social. Federconsumatori Sicilia ritiene che dovrebbe essere imposto un severo controllo su tutte le App.

di Federconsumatori Sicilia

Il Garante per la protezione dei dati personali “ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato, fino al 15 febbraio, dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”, dopo la drammatica sorte toccata alla bambina di dieci anni di Palermo in seguito ad una “Blackout challenge” (i partecipanti si filmano mentre sfidano sé stessi in una prova). 

Federconsumatori Sicilia esprime il proprio cordoglio e la vicinanza alla famiglia della vittima e plaude alla loro scelta di dire sì alla donazione degli organi della figlia poiché “hanno ritenuto giusto aiutare altri bambini”.
La corretta e tempestiva decisione del Garante della Privacy arriva dopo che, già a dicembre, era intervenuto contro TikTok contestandogli la scarsa attenzione alla tutela dei minori, poiché il divieto di iscrizione ai più piccoli era facilmente aggirabile digitando una data di nascita falsa, la mancanza di trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, le impostazioni predefinite non rispettose della privacy.

Alfio La Rosa, Presidente Federconsumatori Sicilia

La questione delle App senza controllo

Il problema però non è solo di TikTok, ma anche di altre app come YouTube, Snapchat, Facebook, Instagram…
Tutte queste app ufficialmente, nei loro termini di servizio, non possono essere usate da minori di 13 anni. In realtà però l’età non viene mai confermata con un metodo efficace e alla fine si iscrive chiunque, anche i bambini piccolissimi, senza che TikTok non attua alcuna verifica. 

I genitori possono controllare, ma fino a un certo punto, sono le piattaforme che devono garantire il rispetto delle regole base:

  • accesso solo con l’età minima (ma non lo fanno perché non gli conviene: i giovanissimi sono i loro “clienti preferiti”);
  • tempo massimo sull’app, dopo il quale non la si può usare (ma neanche questo gli conviene, perché più tempo si passa davanti l’app e più pubblicità si guarda);
  • cancellare in fretta i contenuti pericolosi, prima che diventino virali (ma le piattaforme dicono di non essere poliziotti)

I nostri dati sono al sicuro?

Poi c’è il tema più ampio, che interessa anche gli adulti: dove vanno a finire i nostri dati e come vengono usati? Da questo punto di vista TikTok è un caso particolare: è una app cinese e, studiando i flussi di dati, si è visto che ne manda moltissimi ai suoi server in Cina.
Ma in Cina non c’è nessuna legge che protegga efficacemente la privacy: è il paese più videosorvegliato al mondo e i pubblici ufficiali possono accedere ai dati degli utenti: anche se l’utente è straniero, basta che il server sia localizzato in Cina, e senza neanche avere bisogno dell’autorizzazione di un giudice.

Svegliamo le coscienze

Insomma, la questione è ben più grande di quanto si possa pensare e l’ideale sarebbe gestirla al livello più alto possibile. Nel nostro caso in Europa. Il nostro Garante della Privacy sembra voler seguire questa strada. Ad esempio, recentemente WhatsApp ha cambiato la propria Privacy Policy e ha mandato agli utenti un messaggio poco chiaro. Il nostro Garante ha chiesto l’intervento della EPBD, cioè il Comitato europeo per la protezione dei dati che riunisce tutti i Garanti Privacy della UE.
Federconsumatori auspica che il drammatico episodio di Palermo serva almeno a svegliare le coscienze degli utenti e dei regolatori e, finalmente, si apra un tavolo europeo per la tutela efficace della privacy e per la sicurezza dei minori online.
Alfio La Rosa, Presidente Federconsumatori Sicilia

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