Nel corso dell’ultimo trentennio, il fenomeno immigratorio in Sicilia ha subito innumerevoli trasformazioni, sempre, comunque, rivolte verso un processo di integrazione. Abbiamo ripercorso questi anni con un osservatore privilegiato, che ci testimonia sul contributo delle istituzioni a rendere Palermo capitale dell’interazione culturale
di Patrizia Romano
A Palermo, ma in tutta la Sicilia, ogni persona è migrante e ogni migrante è cittadino. L’accoglienza, la partecipazione, l’integrazione, la sinergia, la fusione tra etnie diverse creano uno straordinario equilibrio che garantisce sicurezza, consentendo una pacifica convivenza tra comunità di origine disparata e avviando Palermo capitale dell’interazione culturale.
Nel corso dell’ultimo trentennio, a Palermo, questi principi sono diventati il substrato sul quale regge la ‘nuova società panormita’. Una comunità variegata, fatta di etnie diverse che si incontrano e si incrociano in un clima di serenità. Sono i trent’anni in cui il fenomeno dell’immigrazione in Sicilia nasce ed evolve fino ai nostri giorni, passando da una realtà che vede la presenza di piccoli nuclei a fenomeno di massa incontenibile. Ma sempre, percorrendo un cammino verso l’integrazione.
Bisogna riconoscere che le Istituzioni degli ultimi decenni e la popolazione locale hanno avuto un ruolo determinante in questo processo. Quanto la politica con le innumerevoli contraddizioni e controversie può influire sulla crescita di una comunità multietnica?
Abbiamo cercato di ripercorrere questi anni con l’aiuto di un osservatore privilegiato, profondo conoscitore del fenomeno immigratorio. Fateh Hamdan è un palestinese arrivato a Palermo nell’80 per frequentare l’università. Diventa subito rappresentante degli studenti palestinesi in Sicilia e coordinatore degli studenti stranieri. E’ il fondatore del primo sportello per gli stranieri alla Camera del Lavoro di Palermo nel 1986. Trascorre i suoi anni come attivista socio-culturale e politico, nonché consulente per l’immigrazione presso l’Arci. Oggi, Fateh si candida, con la Lista ‘Sinistra Comune’ con sindaco Orlando, alle elezioni amministrative di Palermo. Assieme ad altri tre cittadini di origine straniera: capoverdiana, Bangladesh, rumena, rappresenta la forza dei candidati che si impegneranno nel Consiglio Comunale per difendere i diritti degli immigrati.
“In trent’anni di pieno attivismo politico-sociale – dice Fateh – ho assistito ai mutamenti più radicali della società palermitana. Sotto i miei occhi sono passate innumerevoli trasformazioni. Devo dire, però, che da quando sono arrivato in questa città, ho conosciuto la parte sana della sua gente, condividendo battaglie per i diritti e per la pace, contro tutte le guerre del mondo”.
Di trasformazioni in materia di immigrazione ne sono avvenute, eccome, in questi ultimi decenni. Nel 2013, Palermo entra a fare parte della Rete Città interculturale, un organismo che ha tra i propri obiettivi quello di promuovere tra i cittadini la sensibilizzazione ai valori positivi delle diversità culturali determinate dall’immigrazione, intesa come risorsa positiva per il territorio e per la comunità. Qualche anno dopo, Palermo si dota della Carta di Palermo 2015. Si tratta di un documento attraverso il quale tutti devono vedersi riconosciuti il diritto di scegliere il luogo dove vivere e in cui l’immigrazione va trattata in un’ottica concreta e quotidiana. Un documento, insomma, che riconosce i diritti inalienabili della persona al di là della propria appartenenza etnica. Sempre in questi ultimi anni, nasce La Consulta delle Interculture, un organo rappresentativo di tutti coloro i quali hanno una nazionalità diversa da quella italiana o che hanno acquisito la cittadinanza italiana, nonché un organo consultivo e propositivo per le scelte di governo dell’amministrazione.
Una comunità sensibile e aperta all’accoglienza, dunque. Ma quanto aperta ad accogliere un rappresentante politico di origine straniera? “La mia candidatura – dice Fateh – è una sfida. Non so francamente quanto la comunità nel suo complesso sia pronta ad accogliere un consigliere di origine straniera. La candidatura rimane, dunque, un’incognita. Ma la vera incognita per me è rappresentata dalla controparte, cioè dalla comunità straniera. E’ una realtà ancora troppo frammentata, poco coesa, poco organica e per niente organizzata. La componente araba, poi, in termini organizzativi è zero. In poche parole – sostiene con amarezza il candidato – la controparte non esiste. Non ha interlocutori di rilevo. Le varie realtà etniche non interagiscono l’una con l’altra e non hanno dialogo neppure tra di loro all’interno della stessa comunità”.
Se la componente straniera con cittadinanza fosse compatta, potrebbe esprimere la preferenza per almeno due consiglieri di origine straniera. “Io sto avendo più riscontro tra la popolazione locale che quella straniera – riprende Fateh -. Del resto, dopo 37 anni di vita vissuta in questa città, non poteva essere diversamente. La comunità palestinese ha ricevuto tanto da questa città e la mia candidatura è un modo per restituire quello che abbiamo ricevuto”.
La candidatura di cittadini di origine straniera ha, comunque, l’obiettivo di contribuire a rendere Palermo sempre più capitale del Mediterraneo. Un valore aggiunto all’interno dell’apparato amministrativo di questa città.