Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Fotografi associati e mostre collettive

di Redazione

Il confronto e la socializzazione tra individui appassionati della medesima forma di espressione artistica costituiscono la principale ragione d’esistere per i numerosi sodalizi che operano su un territorio più o meno vasto e che sistematicamente propongono al pubblico la nuova produzione dei soci attraverso periodiche mostre collettive.

 

di Andrea di Napoli

 

L’allestimento

Al “rito pagano” dell’esposizione collegiale dei lavori realizzati dai propri soci non sfuggono i circoli iscritti alla FIAF così come quelli che aderiscono, all’ Unione Fotoamatori Italiani, le due più importanti associazioni nazionali del settore, le quali concedono il proprio patrocinio e, solitamente,  inviano un delegato che nel corso della serata inaugurale dispensa elogi per tutti.

Qualora la sede sociale si riveli inadeguata ad ospitare la mostra, si sta diffondendo la consuetudine di destinare agli eventi espositivi e culturali le architetture monumentali come gli antichi manieri o i conventi. Questa scelta va apprezzata e sostenuta perché riesce solitamente a coniugare armoniosamente le originali strutture dell’ambiente con le opere d’arte accolte negli spaziosi saloni.

Anche nei ristoranti e nelle birreria vengono spesso allestite mostre d’Arte, ma accolgono, solitamente, un pubblico piuttosto distratto e non sempre costituiscono, per il calore e gli odori presenti, l’ambiente più idoneo alla salvaguardia delle opere.

Viva le differenze

La forza fondamentale riscontrabile nelle mostre collettive risiede in una evidente diversificazione. Non è differente solo l’età anagrafica degli artisti coinvolti e la loro provenienza, ma anche il genere fotografico affrontato, così come è diverso l’approccio tra il fotografo e i soggetti o le scelte relative alla presentazione del “prodotto finale”. Il visitatore di una mostra fotografica collettiva sicuramente non si annoia di fronte alle immagini fisse che rappresentano un mondo variegato e i tanti aspetti della realtà. Sarebbe un errore uniformare ed appiattire la personalità dei fotografi per rendere comune a tutti una visione omogenea ed ottenere un unico aspetto standardizzato.

Ciascun partecipante può esporre almeno  tre o quattro dei suoi “scatti” migliori, attraverso i quali racconta il proprio modo di osservare il mondo che lo circonda. Si susseguono, in tal modo, quelle che potremmo definire delle mini-personali”. Sono rappresentati, pertanto, tutti i generi fotografici, dal ritratto al paesaggio, dal reportage di viaggio allo still-life, dalla ricerca di effetti pittorici ad esempi di creativa fotocomposizione.

Il formato delle opere deve risultare adeguato alle dimensioni dei locali espositivi consentendo all’osservatore di cogliere agevolmente i dettagli e le particolari preferenze tecniche adottate sia in sede di ripresa che di post-produzione.

Tutti per uno

I ritratti di grande intensità, i paesaggi suggestivi e le composizioni curate sia dal punto di vista tecnico che sotto l’aspetto squisitamente estetico, possiedono, inoltre, la  capacità di incantare, sbalordire e affascinare chiunque le osservi. La qual cosa può venire interpretata anche come un difetto, in quanto alcuni fotografi, o perché troppo legati alle regole apprese sui manuali, o per essere sicuri di ottenere un risultato gradevole, spesso non osano abbastanza, rinunciando così alle immagini più ardite, stravaganti e provocatorie.

Nel pieno rispetto dello spirito che anima le mostre collettive, tutti gli artisti appartenenti al medesimo circolo, indipendentemente dai percorsi e dalle esperienze personali, con i propri materiali contribuiscono al conseguimento di un successo corale, evitando gli inutili eccessi di protagonismo.

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