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Francesca Morvillo, donna magistrato vittima di mafia. E moglie di Giovanni Falcone.

La professionalità, il rigore morale, la meticolosità nell'applicare il diritto, appartengono profondamente a Francesca Morvillo, unica donna magistrato vittima di mafia. Vittima di un attentato mafioso che mirava ad eliminare suo marito, il giudice Giovanni Falcone. Ma quanto sappiamo della sua attività di magistrato "al servizio della giustizia minorile"? Ce ne parla Daniela Mainenti, autrice del libro "Educazione e giustizia, Francesca Laura Morvillo".

di Clara Di Palermo

Francesca Morvillo la conosciamo nella veste di moglie di Giovanni Falcone, giudice il cui lavoro di contrasto alla mafia è noto a tutti. Fu ucciso in un attentato che fece altre vittime: gli uomini di scorta e la moglie, Francesca Morvillo, per l’appunto. Unico magistrato donna a essere vittima di mafia, quasi solo come danno collaterale. Ma Francesca Morvillo fece un lavoro importantissimo nel mondo della giustizia minorile, tracciando un metodo di lavoro che aveva, nella ricerca e analisi meticolosa delle prove e nell’esame del contesto di un crimine minorile, il suo fulcro. E proprio a questo metodo di lavoro che “Educazione e Giustizia, Francesca Laura Morvillo”, il libro scritto da Daniela Mainenti vuole rendere merito. Per far sì che il suo valore di magistrato non resti relegato in secondo piano. Il lavoro di ricerca della Mainenti ha trovato sponda e ricevuto grande collaborazione per rintracciare in archivio i casi seguiti a suo tempo da Francesca Morvillo, dalla dr.ssa Claudia Caramanna, procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Palermo.

L’autrice

Daniela Mainenti è Professore straordinario in diritto processuale penale comparato dei paesi Euro-Med presso UTIU Università Telematica Internazionale UniNettuno. Tra i molteplici incarichi, è anche Presidente del Comitato Scientifico della fondazione YMCA Italia, è responsabile dei master e dell’alta formazione, e Direttore del Dipartimento del Mare. È Direttore del Master di II livello in Amministrazione e Gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Elegante, decisa, la incontriamo in occasione di una delle molteplici presentazioni di questo libro sulla Morvillo e ci piace l’idea di una donna che decide di render merito alla professionalità di un’altra donna.

Daniela Mainenti

Un metodo di lavoro da seguire

Francesca Morvillo è un magistrato vittima di mafia, uccisa nell’attentato diretto a suo marito, il giudice Falcone. Ma lei aveva una sua personale storia professionale di grande impatto sulla giustizia minorile. Qual è l’eredità del suo metodo di lavoro?
“Francesca Morvillo è ricordata soprattutto per il suo tragico destino legato a Giovanni Falcone, ma la sua carriera nel campo della giustizia minorile costituisce un lascito fondamentale per il nostro sistema giudiziario. Il suo metodo si basava su un approccio umano e pedagogico, con una profonda attenzione alla rieducazione del minore. Non era solo una questione di punizione, ma di reintegro e cura, cercando di comprendere il contesto sociale e familiare da cui provenivano i giovani coinvolti in crimini. Il suo lavoro ha gettato le basi per un modo di intendere la giustizia minorile che mette al centro la persona, promuovendo un modello di giustizia che non si ferma alla repressione, ma punta alla prevenzione e al recupero”.

Meticolosità e rigore

Il suo libro vuole essere uno strumento didattico più che un atto commemorativo. Lei ha voluto più volte sottolineare come la dr.ssa Morvillo svolgesse una vera attività investigativa, una scrupolosa ricerca ed esame delle prove. Possiamo definire ciò un’affermazione quasi maniacale (in senso di meticolosità e rigore) del Diritto?

“Assolutamente sì, ma in senso positivo. Francesca Morvillo credeva fermamente che il diritto fosse uno strumento di giustizia e, per farlo valere, era necessaria una dedizione totale. Il suo approccio investigativo puntava alla verità, attraverso una rigorosa analisi delle prove. Non lasciava nulla al caso, perché ogni elemento poteva contribuire a una giustizia più equa. Definire il suo metodo maniacale vuol dire riconoscerle una professionalità impeccabile e una passione per il diritto che oggi dovremmo prendere ad esempio. Per lei, il rispetto della legge e della procedura non era una formalità, ma il cuore pulsante della giustizia”.

Francesca Morvillo

L’importanza delle prove e del contesto di un reato minorile

La dr.ssa Morvillo ha sempre lavorato analizzando a fondo prove e contesto di un crimine minorile. Lei crede che oggi il sistema italiano sia in grado di rieducare oltre che punire?

“Il sistema italiano ha fatto passi avanti, ma c’è ancora molto da fare. Francesca Morvillo aveva una visione lungimirante: sapeva che punire un minore senza offrirgli opportunità di cambiamento significava alimentare un circolo vizioso. Oggi, alcune strutture e programmi cercano di seguire quel principio, ma i fondi e le risorse sono spesso limitati. Il modello che la dr.ssa Morvillo auspicava si basava su una forte rete di supporto psicologico, educativo e sociale, che solo con una collaborazione sinergica tra istituzioni e comunità può funzionare pienamente. La rieducazione è possibile, ma richiede investimenti e volontà politica, oltre che un approccio coordinato”.

Donne e sistema giudiziario

In questi giorni in Sicilia si dibatte di un ddl sulla parità di genere negli Enti Locali. Nel sistema giudiziario italiano, che ruolo hanno le donne? Beneficiano di un trattamento paritario rispetto agli uomini?
“Nel sistema giudiziario, le donne hanno ottenuto conquiste significative, ma non possiamo dire che abbiano raggiunto una completa parità. La figura di Francesca Morvillo ne è un esempio: una donna eccezionalmente competente che ha saputo farsi strada in un ambiente storicamente dominato dagli uomini. Tuttavia, le donne magistrato affrontano ancora oggi sfide legate a pregiudizi di genere, anche se in misura diversa rispetto al passato, pensiamo a quanto poco frequentati dai colleghi uomini siano i corsi di aggiornamento per i magistrati dedicati ai reati sessuali e alla violenza di genere. Le recenti discussioni sulle pari opportunità  in Sicilia e altrove sono segnali importanti, ma è necessario un impegno costante per garantire un’effettiva equità nelle opportunità di carriera e nei riconoscimenti professionali, non solo  all’interno del sistema giudiziario ma in qualsiasi contesto, pubblico e privato”.

La staffetta ideale tra Francesca Morvillo e Claudia Caramanna

Nel cercare gli atti dei processi seguiti da Francesca Morvillo, lei ha ricevuto una grande collaborazione dalla dr.ssa Claudia Caramanna, procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Palermo, sottoposta a misure di tutela per minacce ricevute. Un filo sottile  lega queste due donne magistrato. Ce lo racconta?
“Sì, il legame tra Francesca Morvillo e Claudia Caramanna va oltre il fatto che entrambe siano donne magistrato impegnate nella giustizia minorile. Entrambe hanno dimostrato un grande coraggio nell’affrontare un sistema complesso e nel difendere i diritti dei più vulnerabili. La dr.ssa Caramanna, sottoposta a misure di tutela per le minacce ricevute, ricorda quanto sia pericoloso esercitare la giustizia in contesti dove la mafia o altre forme di criminalità organizzata cercano di minare il sistema legale. Come Francesca Morvillo, anche Claudia Caramanna si distingue per la sua dedizione alla verità e alla tutela dei minori, operando con lo stesso rigore e la stessa passione che caratterizzava Morvillo. Questo filo conduttore di impegno e coraggio rende omaggio all’eredità morale lasciata dalla dr.ssa Morvillo”.

Un estratto dalla premessa del libro

Francesca Laura Morvillo è stata un magistrato al servizio del la giustizia minorile che ha lasciato un segno indelebile nel sistema giudiziario italiano. La sua storia professionale, caratterizzata dalla forte passione e dedizione per il suo lavoro, è stata segnata tragica mente dalla sua morte precoce. Nonostante ciò, il suo contributo alla giustizia minorile e alla protezione dei diritti dei bambini e dei giovani non può essere ignorato. La Dottoressa Morvillo, nel periodo professionale trascorso al Tribunale, dei minori è stata una figura determinante che ha impresso un metodo e un approccio al lavoro autenticamente anticipatorio della trasformazione del sistema giudiziario minorile italiano”.

Una rivoluzione nel trattare la devianza minorile

Grazie alla sua visione progressista e alla sua esperienza sul campo, è stata in grado di proporre n”uove soluzioni e strategie per affrontare i problemi dell’infanzia in difficoltà e per garantire il diritto ad una giustizia equa ed efficace. In particolare, il suo approccio centrato sulle esigenze dei minori e sulla loro riabilitazione, unito al ricorso alla pena quale extrema ratio, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel modo di affrontare i casi di devianza minorile. La sua storia professionale e il suo metodo di lavoro, che non disdegnava la collaborazione con le famiglie e le comunità locali, sono stati fonte di ispirazione per molti altri operatori del settore”. (Daniela Mainenti)

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