Assessore comunale ai Lavori Pubblici negli anni Novanta, Franco Miceli ritorna sulla scena politica con la candidatura a sindaco di Palermo all’interno del Pd.
La sua attività politica si è svolta in un periodo cruciale per la vita cittadina. Un periodo in cui, l’impegno profuso dalla classe amministrativa aveva una valenza enorme per la popolazione e una grande risonanza sul piano nazionale e internazionale. Si trattava di una squadra politica che si insediava su un territorio martoriato dalle stragi mafiose, minato dalla grande criminalità organizzata, reduce da amministrazioni colluse con il potere mafioso.
Franco Miceli era lì in quegli anni. Impegnato, in prima linea, a combattere in trincea.
Oggi, il suo nome è una eco lontana che risuona alla mente di alcuni.
Di acqua sotto i ponti, da allora, ne è passata. Magari, i personaggi, più o meno, sono gli stessi, ma sono cambiati gli interi scenari politici: nuove componenti, nuove alleanze.
Ma ci facciamo raccontare direttamente dal nostro candidato la nuova realtà che gli si prospetta davanti e, soprattutto, quali sono le sue strategie per affrontare un nuovo percorso.
Partecipazione cittadina
L’Inchiesta Sicilia – Il primo elemento che caratterizza la sua candidatura è la partecipazione dei cittadini. Lo dicono tutti. Vuole spiegarci meglio, in che termini e, soprattutto, dove si estrinsecherà questa piena partecipazione?
Franco Miceli – La partecipazione dei cittadini al governo della città è il mantra della mia campagna elettorale. Sono convinto della necessità di valorizzare il ruolo delle circoscrizioni, che devono avere più poteri ed essere messe in grado di offrire ai cittadini tutti i servizi. Una città metropolitana non può essere governata in modo verticistico ed è indispensabile coinvolgere le tante associazioni civiche di cui sono ricchi i nostri quartieri per individuare i problemi e trovare le soluzioni.
Identificazione con il Pd di oggi
L’Inchiesta Sicilia – Dopo anni di lunga militanza tra le fila del centrosinistra, da tempo, ormai, non ha una tessera di partito. Però, quando il centrosinistra le ha proposta la candidatura a sindaco, anche se ponendo alcune condizioni, non si è sottratto. Eppure, di acqua sotto i ponti dalla sua militanza, ne è passata. Non è certo più il centrosinistra che ha lasciato. Come ci si può identificare?
Franco Miceli – In questi decenni è cambiato il mondo, più volte, ed è ovvio che anche le forze che oggi compongono il centrosinistra siano diverse da un tempo. Sarebbe preoccupante il contrario. La realtà che ci circonda è cambiata ed esige da tutti noi lo sforzo di comprenderla e di agire di conseguenza. L’importante è rimanere fedeli agli ideali che ci motivavano in gioventù. Continuare a impegnarci per la giustizia sociale, per contrastare gli speculatori che hanno deturpato la nostra città, per dare un futuro migliore ai nostri giovani. È possibile, a patto che si vada avanti e non si torni ad un passato che nessuno può rimpiangere.
La Palermo degli anni Novanta e la Palermo di oggi
L’Inchiesta Sicilia – Lei è stato assessore comunale ai Lavori Pubblici negli anni Novanta. Anni molto intensi per Palermo. Poi, grazie al suo ruolo di presidente del Consiglio nazionale degli architetti, ha trascorso molto tempo a Roma. Questo gli consente un confronto tra la Palermo degli anni Novanta (attiva e vivace) e la Palermo di oggi, rispetto al tessuto nazionale. E’ un confronto che regge?
Franco Miceli – È vero che Palermo negli anni ’90 era così. Non a caso era governata dalle forze progressiste. Ma quella forza propulsiva, chiamiamola così, col tempo si è attenuata, fino a spegnersi del tutto con Cammarata sindaco. Poi abbiamo registrato un miglioramento, ma il Covid ha interrotto questa ripresa, e ora la guerra in Ucraina sta aggravando ancora di più la situazione, a Palermo come nel resto del mondo. Per questo occorre intervenire subito per un rilancio economico, sociale e culturale della nostra città. Si può fare, le risorse europee ci sono, ma Palermo deve essere messa in grado di cogliere queste opportunità. Per questo proponiamo al governo un “Patto per Palermo”, perché la quinta città italiana può e deve essere una risorsa per tutta la nazione.
L’eredità Orlando
L’Inchiesta Sicilia – Alla luce di questo confronto, che bilancio trae dell’eredità Orlando?
Franco Miceli – Orlando è già entrato a pieno titolo nella storia di Palermo. La città gli deve molto. Ma, come dicevo prima, siamo ad un cambio di fase, per cui va scritto un nuovo capitolo per Palermo. Questa nostra città ha un gran bisogno di infrastrutture, di servizi adeguati ai bisogni dei cittadini, di stimoli per lo sviluppo economico… Ma per avere tutto questo è prioritario rendere efficiente la macchina comunale, che da troppi anni non ha potuto assumere, mentre tanti impiegati andavano in pensione, col risultato che non è più in grado di progettare e di cogliere le occasioni offerte dal governo nazionale e dall’Europa.
Prospettive sotto il profilo urbanistico
L’Inchiesta Sicilia – Lei è un architetto. Cosa dobbiamo aspettarci sotto il profilo urbanistico?
Franco Miceli – Sono molto gli interventi necessari. Prima di tutto garantire tutti i servizi, dalla raccolta dei rifiuti alle scuole, agli uffici comunali, in ogni quartiere. Non deve più esserci differenza tra un quartiere e l’altro. Per questo occorrono idee chiare e programmazione. Perché, a differenza del passato, ora le risorse economiche ci sono, europee e nazionali. L’importante è che non vengano utilizzate per favorire i soliti noti, ma che siano investite per migliorare la vita delle palermitane e dei palermitani.