Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Gaspare Spatuzza confessa

di Redazione

Subentra un nuovo colpo di scena riguardo la strage di via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio 1992 a Palermo, in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e i 5 uomini della sua scorta.

di Giulia Noera 

Il pentito, Gaspare Spatuzza, davanti al Gip di Caltanissetta, Alessandra Giunta, nell’aula Rebibbia a Roma, ha iniziato una deposizione sull’attentato di via D’Amelio, chiedendo prima scusa alle famiglie delle vittime, per poi soffermarsi sulla dinamica di organizzazione dell’attentato. Si apre così un’ulteriore pista su cui indagare. Spatuzza ha confessato di essere stato lui a rubare la Fiat 126, usata poi come autobomba, a procurarsi l’antenna e le targhe, su mandato del boss Giuseppe Graviano.

Il collaboratore di giustizia ha raccontato che quando consegnò l’automobile non fosse a conoscenza che sarebbe servita per uccidere Borsellino, ma di averlo compreso soltanto dopo che la notizia fu trasmessa dai media.
Il giorno dopo l’attentato al Giudice, “Graviano era contento, ha dichiarato Spatuzza, e lo ero anch’io perché in qualche modo avevo dato il mio contributo, ma adesso mi pento di quello che ho fatto”. 
Sostiene inoltre di aver sofferto perché sapeva che in carcere si trovavano persone innocenti. 
Spatuzza ha infatti detto che, quando Scarantino, sulle cui dichiarazioni si era basato il primo processo sulla strage, si era accusato di aver procurato la Fiat 126, aveva capito subito che stesse mentendo poiché stanco dei maltrattamenti che i mafiosi subivano nelle carceri dopo le stragi del ’92 e della durezza del 41 bis.
Salvatore Spatuzza, ha inoltre confessato ai magistrati di Caltanissetta che conducono appunto le indagini sulle stragi del ’92, di avere fornito anche l’esplosivo utilizzato per compiere l’attentato di Capaci al giudice Giovanni Falcone.
Il pentito ha rivelato di avere prelevato l’esplosivo da alcune barche ormeggiate nella borgata marinara di Porticello e da alcuni bidoni alla Cala, legati ad un peschereccio.

Anche in questo caso però Spatuzza ha dichiarato di non sapere a cosa sarebbe servito, perché nessuno glielo aveva detto, ma di aver collegato il tutto alla strage di Capaci, poiché gli era stato chiesto di compiere questo servizio un mese prima dall’eccidio in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.

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