Spose bambine, matrimoni temporanei, abusi sessuali e violenze psicologiche. I diritti delle donne sono ancora troppo spesso calpestati e Giorgia Butera, palermitana, come ama dire, si occupa “di diritto alla dignità”
di Clara Di Palermo
“Sono bambina, non una sposa”……… cosa vi fa venire in mente questa frase? Immagini dolorose di bambine vestite da sposa, ma non come le bimbe occidentali che, per gioco, indossano l’abito nuziale della mamma. Sono immagini di vita reale, in paesi in cui già a 9 anni le bambine vanno in sposa a uomini. Molto più grandi di loro.
Giorgia la conosciamo da anni, ritroviamo immutata la sua verve e la sua voglia di fare.
“Ci tengo a dire che io non sono femminista, ma combatto tutte le violazioni di quello che è l’inviolabile diritto alla dignità di ogni essere umano. E purtroppo, dati alla mano, sono le donne quelle che subiscono le violazioni peggiori”.
Quello che Giorgia racconta ci lascia letteralmente senza parole, storie tristi e di una violenza inaudita, di donne che subiscono violenze sessuali aberranti, quattro uomini insieme, incuranti anche di eventuali stati di gravidanza.
“Quando vado a fare volontariato durante gli sbarchi – dice Giorgia – mi imbatto in situazioni drammatiche. Recentemente una ragazza incinta di 7 mesi ha raccontato della violenza sessuale subita in Libia prima di imbarcarsi, dove 4 uomini l’hanno stuprata, pur sapendo che era incinta, dandole anche violenti colpi in testa, con un martello”.
Perché la Libia è una sorta di anticamera dell’imbarco, dove le donne sostano alcuni giorni, durante i quali vengono sistematicamente violentate.
“E l’assurdo è che il costo della traversata per le donne è sempre molto più alto rispetto a quello degli uomini – rivela Giorgia -. E’ un ulteriore strumento di sottomissione, perché se non hai i soldi allora devi sottostare al ricatto sessuale”.
In tanti anni di attivismo, da Emergency alla Onlus METE, Giorgia ha visto di tutto e raccolto innumerevoli sfoghi.
Si sente parlare di matrimoni temporanei. Di cosa si tratta?
“I matrimoni temporanei sono una pratica molto comune in alcuni paesi e sono una cosa di una violenza inaudita, una sorta di schiavitù sessuale. Una donna viene data in sposa, si da un’età giovanissima, a un uomo in cambio di una dote che può essere denaro, gioielli o terreni. Questi la usa (è bruttissimo, ma è così) per un determinato periodo, che può essere settimane o mesi. Finiti i suoi comodi, la rende alla famiglia che la cede in sposa a un altro uomo, sempre in cambio di denaro o beni. E questa pratica può andare avanti per anni. Ci sono ragazze che a 24/25 anni sono andate in sposa anche 20 volte”.
Ma cosa si può fare per contrastare questo fenomeno?
“Innanzitutto l’alfabetizzazione. L’istruzione è senza dubbio uno degli strumenti più forti di contrasto”.
Il racconto di Giorgia è ricco di dettagli tristi quanto aberranti, cose che nella nostra “civiltà”, che resta però in testa ai numeri del turismo sessuale, ci sembrano lontane anni luce. E invece arrivano con gli sbarchi, con i racconti di queste giovani donne nei cui occhi c’è tanta tristezza.
Donne che, racconta Giorgia, durante le visite a cui vengono sottoposte dopo gli sbarchi, cercano conforto in un peluche, lo stringono forte tra le mani, quasi a volere cancellare quegli ultimi anni di violenze e soprusi, nel vano tentativo di tornare a un’infanzia rubata .