Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata internazionale della Gastronomia Sostenibile (18 giugno), indetta dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2016 con risoluzione A/RES/71/246, sottolinea l’importanza della consapevolezza alimentare/gastronomica, come strumento di affermazione e divulgazione di una nuova mentalità, improntata contemporaneamente sia all’ecologia che al salutismo.
I pericoli dello spreco
La Giornata infatti ha lo scopo di ammonire circa i pericoli dello spreco e dello sfruttamento intensivo e depauperante di aree con destinazione d’uso in precedenza completamente diversa da quella successivamente imposta dal sistema dei mercati. Proporre lo stesso prodotto imposto dalla pubblicità o dal trend del momento, eliminando quanto localmente viene coltivato, comporta rischi elevatissimi in termini di salute, saperi e sapori che rischiano di venire sacrificati sull’altare del profitto con conseguenze catastrofiche per il nostro habitat e per il nostro benessere.
“Agisci: pensa globalmente, mangia localmente”
Da qui lo slogan molto incisivo ed efficace che contraddistingue proprio la ricorrenza del 18 giugno: “Agisci: pensa globalmente, mangia localmente”. Infatti l’intento è proprio quello di centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile presenti nell’Agenda 2030. I risvolti positivi della gastronomia sostenibile sono molteplici. Vanno dalla difesa della biodiversità, all’attenzione circa la coltivazione dei campi condotta con metodologie in linea con la tutela della salute. Proseguono con la divulgazione del consumo responsabile. Produrre cibo sano in modo “pulito” per il maggior numero di persone è lo scopo prioritario delle giovani generazioni. Generazioni, molto più attente a simili problematiche rispetto a quelle precedenti.
Gastronomia responsabile
La Gastronomia responsabile è una pratica che può e deve essere appresa fin da piccoli. Questa consiste in tanti gesti/scelte che possono realmente fare la differenza. Per esempio, non comprare più alimenti del necessario. In caso di esubero, condividerli. Preferire la stagionalità. Consumare giudiziosamente quei prodotti che comportano un dispendio maggiore di energia. Dal 2020, l’Unesco ha individuato ben 26 città designate come Creative Cities of Gastronomy (in Italia abbiamo Parma, Bergamo e Alba). Città, il cui intento sia quello di incentivare l’energia pulita per i ristoranti locali e divulgare le tematiche connesse alla gastronomia responsabile.
L’importanza della sostenibilità
La sostenibilità ultimamente costituisce un punto nevralgico della politica degli stati più avanzati in materia di diritti umani e sensibilità ambientale; soprattutto in seguito alla crisi pandemica. I dati registrati dall’ultimo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, realizzato da LifeGate, rilevano lo spiccato interesse nei confronti di tale problematica da parte di un numero molto elevato di nostri connazionali, circa 36 milioni di persone, i quali si dichiarano pronti a impegnarsi direttamente per modificar in meglio la situazione, adottando uno stile di vita più green. Addirittura due italiani su tre sarebbero disposti ad acquistare solo frutta e verdura di stagione. Mentre il 55% utilizzerebbe più verdura e prodotti a base vegetale. Il 29% spenderebbe anche di più per alimenti sostenibili. Chi non attua simili pratiche in genere adduce come motivazione il costo più elevato rispetto ai generi più tradizionali.
Tutti gli Stati devono contribuire
Il CNDDU auspica che, non solo in occasione della Giornata internazionale della gastronomia sostenibile, tutti gli Stati contribuiscano maggiormente sul fronte della gastronomia responsabile. Inoltre, auspica pure che molteplici campagne di sensibilizzazione e divulgazione in merito alla tematica proposta vengano sempre più proposte nelle programmazione dei Consigli di classe. Possono farlo, mediante Uda di contenuto trasversale. Invitando poi studenti e docenti a raccontare le proprie esperienze. Ma anche a suggerire consigli pratici per consumare, cucinare o coltivare prodotti alimentari “buoni” per/ con noi e per/con il nostro pianeta.
prof. Romano Pesavento Presidente CNDDU