Il 3 Ottobre 2013 un’imbarcazione libica utilizzata per il trasporto di migranti naufragò a poche miglia dal porto dell’isola. Furono portate in salvo da quel barcone 155 persone, di cui 41 minori.
di Walter Nania
Quando il barcone carico di profughi giunse a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane, nei pressi dell’Isola dei Conigli, fu gettata a terra una torcia infuocata che provocò un incendio. In seguito, fu accertato che le fiamme erano state accese per fare notare la presenza della carretta del mare alle autorità italiane e per far scattare i soccorsi. Quando i profughi cercarono di mettersi in salvo, l’imbarcazione si capovolse e successivamente colò a picco. I primi ad accorgersi della tragedia furono all’alba dei pescatori locali che videro la gente in mare in mezzo a pozze di gasolio. Furono proprio quei pescherecci a caricare i primi superstiti. Morirono 386 persone.
Il 3 Ottobre segna la giornata del ricordo, in memoria delle vittime dell’immigrazione. Sono stati proprio i superstiti di quella giornata ad aprire la marcia che ha attraversato le strade dell’isola e che si è conclusa davanti alla Porta d’Europa, il monumento eretto proprio per commemorare i migranti morti in mare. Alla testa del corteo un grande cartello con la scritta “Proteggere le persone, non i confini”. Alla manifestazione hanno partecipato anche studenti europei giunti per partecipare a workshop tematici nell’ambito del progetto “L’Europa inizia a Lampedusa”, un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il Comitato 3 Ottobre. Mentre la RAI si è impegnata nella proiezione del documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, le celebrazioni ufficiali a Roma hanno riguardato il Senato, dove la giornata è stata ricordata nel corso di un incontro al quale ha partecipato anche il presidente Piero Grasso. L’Arci ha organizzato un flash-mob alle 11 davanti al Pantheon, nel centro della capitale, per ricordare sia il naufragio di tre anni fa che le migliaia di migranti morti, e chiedere l’istituzione di corridoi umanitari e una nuova politica d’accoglienza. “A tre anni di distanza è ancora forte il dolore per le centinaia di vittime innocenti annegate per colpa di un sistema immorale, criminale ed egoista dell’Europa”, ha affermato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, mentre il presidente dell’Ofce (Osservatorio francese sulle congiunture economiche) Jean Paul Fitoussi ha affermato: “L’Europa dovrebbe essere il primo Paese al mondo. Il problema è che non è un Paese. Questo impedisce di avere una buona politica sull’immigrazione attraverso una discussione democratica. Invece stiamo combattendo gli uni contro gli altri”.
A Lampedusa, al termine della marcia si è svolta una cerimonia in mare in ricordo di tutte le vittime dell’immigrazione con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha lanciato una corona nella zona dove avvenne il naufragio e ha affermato che non sappiamo se sono profughi o meno quando vengono salvati, ma sappiamo che dobbiamo salvarli. Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha sottolineato come l’Italia continui a prodigarsi nell’azione di soccorso, nonostante l’accoglienza non possa coinvolgere soltanto un esiguo numero di Paesi europei. “C’è bisogno che tutti gli Stati dell’Unione condividano la propria quota di responsabilità, come condividono le risorse che dall’Ue arrivano. I morti di Lampedusa chiedono all’Europa di non dimenticare le proprie responsabilità”. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati sono oltre 11.400 le persone morte nel Mediterraneo dal 3 ottobre 2013 ad oggi.
Sera. Il bollettino odierno parla di oltre 5.500 migranti, a bordo di 36 barconi, soccorsi nel Canale di Sicilia dalle navi della Guardia Costiera, della Marina Militare e di organizzazioni non governative. La stessa Guardia Costiera ha curato l’evacuazione medica di tre donne e un bambino in gravi condizioni.
“Solo quest’anno, sono 3.498 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo nel disperato tentativo di trovare salvezza in Europa”, ha evidenziato Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, anche lei presente nell’isola. Quest’anno hanno attraversato il mar Mediterraneo, fino ad ora, oltre 300mila persone, il 28% delle quali bambini, nella quasi totalità dei casi non accompagnati.