Un personaggio da non dimenticare per il suo immenso contributo umano e sociale, nonché scientifico, è Giuseppe Moscati, morto di infarto a 46 anni, il 12 aprile del 1927, a Napoli.
Quest’anno si celebra il 95° anniversario della sua scomparsa.
Proclamato santo nel 1987, il suo operato è fortemente pervaso da solidarietà, amore per il prossimo, spirito caritatevole, consapevolezza del proprio ruolo professionale. Era un dottore al servizio della povera gente e di coloro che soprattutto in passato non potevano permettersi l’accesso alle forme più banali di medicazione.
Una vita spesa per il progresso
In una società caratterizzata ancora da una visione fortemente gerarchica e feudale dei rapporti sociali, il dott. Moscati con generosità si spendeva per il progresso scientifico. Ma anche per favorire l’accrescimento culturale dei suoi collaboratori. Per migliorare la qualità della vita dei suoi ammalati, intuendo tra i primi la fortissima correlazione tra la terapia e il supporto umano che deve essere garantito al paziente perché avvenga la guarigione.
… E’ debito di coscienza istruire i giovani…. (Moscati)
“Ho pensato che fosse debito di coscienza istruire i giovani, aborrendo dall’andazzo di tenere misterioso gelosamente il frutto della propria esperienza, ma rivelarlo a loro, affinché dispersi poi per l’Italia, portassero veramente un sollievo ai sofferenti per la gloria della nostra Università e del nostro Paese” (Giuseppe Moscati, Da una lettera a un collega)
… vivere è missione… (Moscati)
“…Ricordatevi che vivere è missione, è dovere, è dolore! Ognuno di noi deve avere il suo posto di combattimento… Ricordatevi che non soltanto del corpo vi dovete occupare, ma delle anime gementi, che ricorrono a voi. Quanti dolori voi lenirete più facilmente con il consiglio, e scendendo allo spirito, anziché con le fredde prescrizioni da inviare al farmacista! (Giuseppe Moscati, Da una lettera di incoraggiamento a un collega che partecipava a un concorso per medico condotto).
Un uomo dalla forte spiritualità
Giuseppe Moscati era un uomo caratterizzato da una fortissima spiritualità. Tuttavia la sua fede non ne ostacolò lo spirito conoscitivo e indagatore della realtà circostante. Anzi da tale punto di vista le sue riflessioni sorprendono per il dinamismo, la caparbietà e il forte senso dell’amicizia. “La mia riuscita non significa vittoria mia, ma vittoria di tutto un partito di amici, stretti l’un l’altro. Oggi l’individuo non ha più alcuna probabilità di successo, se non quando avrà compreso che deve fare parte di una catena, il suo merito consiste solo nel sapere scegliere la catena, di cui deve divenire un anello.” (Giuseppe Moscati)
Uno spirito indipendente
Era un uomo libero e indipendente. Mai avrebbe sacrificato a qualsiasi forma di compromesso la profonda umanità e integrità di pensiero che lo caratterizzavano. “Ama la verità, mostrati quel che sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se tormento e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” (Giuseppe Moscati).
E’ opportuno riflettere sulle funzioni che i medici di oggi devono affronatre
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, propone una serie di riflessioni da condurre in modo pluridisciplinare (scienze, filosofia, diritto, italiano etc.) sulle funzioni, le prerogative e le sfide che i medici oggi devono affrontare in una realtà molto complessa caratterizzata da malattie mortali, pandemia e conflitti bellici.
Sarebbe costruttivo, magari attraverso il sistema della videoconferenza, aprire le aule scolastiche ai noti e meno noti nomi della medicina perché possano dialogare con gli studenti e prospettare il proprio punto di vista rispetto alla propria esperienza e percorso di studi.
Prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU