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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Habito: un progetto Ebbene per offrire una casa a chi non ne ha

IACP Catania, beni pubblici vandalizzati nell’immobilismo della burocrazia. Fondazione Ebbene attende un immobile mai consegnato

di Redazione

Ci sono episodi in cui la burocrazia dimentica di essere a servizio di tutti e agisce, purtroppo, a danno della comunità. Una considerazione amara specie perché proviene da un’organizzazione come la Fondazione Ebbene che nel sostenere le persone più fragili in Sicilia, come nel resto d’Italia, sostiene e supporta le istituzioni locali. 

Il progetto Habito

Ma andiamo ai fatti. 
Fondazione Ebbene sta lavorando nel territorio di Catania per offrire soluzioni abitative a persone in grave stato di povertà attraverso un progetto, Habito, sostenuto da fondi PON. Il progetto prevede la messa a disposizione di alcune case che possano accogliere famiglie fragili per le quali la Fondazionemette in campo un percorso di inclusione, inserimento sociale ma soprattutto autonomia. 

Questi immobili vengono chiamati “alloggi di transizione” proprio perché il desiderio, e l’obiettivo, non è quello di assistere sine die le famiglie, ma di consentir loro di ricostruire la propria vita e nel contempo di avere una casa dignitosa dove vivere.

L’IACP di Catania pubblica un bando per assegnare immobili a canone calmierato. Ebbene manifesta l’interesse per uno stabile in via Eredia 17, una grande struttura dove, nella nostra visione, avremmo accompagnato tante famiglie. 

Subito prima della presentazione dell’offerta, facemmo un sopralluogo insieme ai tecnici dell’Istituto ed evidenziammo non solo un’effrazione, ma un primo danneggiamento dell’immobile.I tecnici s’i impegnarono a mettere in atto provvedimenti di tutela del bene che evidentemente era mira di atteggiamenti illegali e criminali.

L’immobile fu aggiudicato ma in occasione del nuovo sopralluogo effettuato per la consegna nelle more della stipula del contratto insieme all’Istituto ricevemmo un’amara sorpresa, l’immobile era stato ulteriormente vandalizzato.

Lo stato delle cose ci indusse a non farci consegnare l’immobile e a proporre all’IACP che la consegna avvenisse quanto prima, avendo frattanto dato un valore alle opere di ripristino, che avremmo effettuato a nostre spese a scomputo dai canoni di locazione. Il tutto per evitare l’ulteriore prevedibile danneggiamento e conseguente depauperamento di un bene pubblico.

Il danno era già considerevole, fra i 50 e i 60.000€ per l’interno e 15 – 20.000,00€ per l’area esterna.

Sempre su richiesta dell’IACP, e ovviamente a nostro carico, effettuammo e fornimmo adeguato computo metrico estimativo, firmato da tecnico abilitato, sullo stato dei luoghi e sui lavori necessari al ripristino, frattanto lievitati a poco meno di €. 300.000,00 perché i vandali si ripresentavano e nessuna misura di sicurezza era stata predisposta.

I mesi sono passati, il nostro progetto di offrire una casa a chi aveva diritto di ricostruire la propria vita si è bloccato, e a fermarlo è stata la burocrazia.

Ieri abbiamo nuovamente sollecitato, con una nota ufficiale inviata all’IACP, l’immediata consegna dell’immobile con tutte le sue pertinenze,  sulla base del canone imposto nell’avviso ed immediatamente fruibile.

L’immobile è stato talmente vandalizzato da non aver più le forze per ristrutturarlo. Chi doveva vigilare e agire, nonostante fosse stato sollecitato sul pericolo di un’irrimediabile distruzione di quei luoghi, è rimasto inerme.

Un danno enorme. Per le famiglie che avrebbero potuto, in quelle case, riprendere la propria vita. Per l’erario che vede un proprio bene distrutto, per noi che abbiamo già investito in questo progetto.

Ci tuteleremo nelle sedi opportune, ma ci chiediamo, pubblicamente, se possa essere ancora una volta la “mala gestione” a fermare le buone opere della comunità.

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