“Hikikomori”, letteralmente “stare in disparte”. Un fenomeno che spinge, volontariamente, molti giovani, ad una forma di auto isolamento. Un ritiro dal mondo esterno che li scaraventa in una spirale di solitudine, consumata tra le mura della propria camera, in compagnia di dispositivi elettronici, escludendo ogni rapporto con tutti gli altri, genitori compresi.
Studiato, per la prima volta, in Giappone intorno agli anni ’80, in Italia è conosciuto da poco meno di un decennio. Da otto anni, è presente anche in Sicilia, con l’associazione Hikikomori Italia Genitori onlus, oggi coordinata da Marcella Greco, e che riunisce le famiglie dei ragazzi cosiddetti “ritirati”.
Protocollo d’intesa
In Italia, i ragazzi che ne soffrono sono circa 100 mila. Vittime, tutti, di un forte disagio adattivo sociale.
Per arginare il fenomeno, dalle proporzioni sempre più dilaganti, recentemente, è stato firmato un protocollo di intesa tra l’associazione Hikikomori Italia Genitori e l’Ufficio scolastico regionale della Sicilia.
Il protocollo mira a rafforzare un patto di solidarietà tra scuola e famiglie per la conoscenza, l’individuazione, la gestione e la sensibilizzazione del fenomeno.
Della gravità dello stesso fenomeno Hikikomori e dei termini in cui si cercherà di arginarlo, parleremo, nel corso della nostra intervista, con Marcella Greco, coordinatrice dell’associazione siciliana.
Identikit dello Hikikomori
L’Inchiesta Sicilia – Possiamo tracciare l’identikit dello Hikikomori in Sicilia?
Marcella Greco – L’Hikikomori è un giovane intelligente, con grandi aspettative verso la società che lo circonda. Possiede spesso un’etica molto rigida e tende a giudicare con quella stessa rigidità. Ad un certo punto decide semplicemente che il mondo gli sta stretto.
Comparazione del fenomeno nel mondo
L’Inchiesta Sicilia – Il fenomeno è stato individuato per la prima volta in Giappone intorno agli anni Ottanta. Quali sono gli elementi che contraddistinguono il fenomeno nel Paese asiatico rispetto al resto del mondo e alla Sicilia?
Marcella Greco – Tendiamo a vederli simili ed, in effetti, la pressione sociale è in entrambi i casi la causa. Dobbiamo concentrarci sul nostro modello di società, in cui la famiglia ha tutt’oggi un grande ruolo, grandi capacità di comprensione e una elasticità di pensiero superiore forse a qualunque altro paese. Ad oggi l’Italia sta facendo un gran lavoro riguardo a questa tematica.
Cause
L’Inchiesta Sicilia – Quali sono le cause che scatenano lo Hikikomori in Italia e in Sicilia in particolare?
Marcella Greco – Non vi è distinzione tra una regione ed un’altra rispetto alle cause scatenanti. Si parla sempre di pressione sociale, diverse sono state le risposte però.
Disagio sociale o malattia psichiatrica
L’Inchiesta Sicilia – Lo Hikikomori può essere considerato più un disagio sociale o può essere annoverata tra le moderne malattie psichiatriche vere e proprie?
Marcella Greco – È un disagio sociale che, se compreso, si risolve. Se ignorato può cambiare faccia e divenire ben altro. Chiunque se lasciato solo e non capito rischia di ammalarsi.
Come si riconosce
L’Inchiesta Sicilia – Come si riconosce?
Marcella Greco – Quando un ragazzo comincia a soffrire l’idea di stare in classe, avverte malesseri tipo mal di pancia, evita lo sport o il divertimento, bisogna interrogarsi su cosa stia succedendo.
Cooperazione
L’Inchiesta Sicilia – Quali rimedi si pongono in Sicilia?
Marcella Greco – Innanzitutto “parlarne”. Stiamo imparando a conoscere un argomento difficile, sia a livello interpretativo, sia nella messa a punto di soluzioni efficaci. La scuola siciliana si sta mostrando particolarmente sensibile all’argomento e questo è tanto. Idem per la psicologia. Le amministrazioni si stanno interessando. Sono molto orgogliosa dei nostri isolani e della loro capacità di attrezzarsi.
Azioni condotte dagli esperti
L’Inchiesta Sicilia – Quale percorso viene seguito dagli esperti?
Marcella Greco – I nostri esperti all’interno dell’associazione seguono assiduamente le famiglie dei ragazzi. Ci insegnano a comprendere, ascoltare, attendere e, godere di ogni minimo cenno di apertura.
Prevenzione
L’Inchiesta Sicilia – Cosa viene fatto sul piano della prevenzione?
Marcella Greco – Siamo giovanissimi rispetto a questo disagio, lo stiamo appena imparando a conoscere. Per prevenire dobbiamo entrare in tutti quegli ambienti e contesti che, solo se informati, possono creare strumenti utili per formare spazi funzionali alla sensibilizzazione, all’informazione, all’attuazione oggettiva di piani di intervento come, ad esempio, il protocollo d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale Siciliano.
Guarigione
L’Inchiesta Sicilia – Si può guarire definitivamente?
Marcella Greco – Certamente. Io definisco l’Hikikomori solo un passaggio, chi circonda i nostri ragazzi ha in mano il loro futuro.
Tre livelli
L’Inchiesta Sicilia – Esistono tre livelli. Quali sono?
Marcella Greco – Inizialmente si vive il contesto sociale con fatica, poi spesso rimangono pochissimi momenti in cui i ragazzi concedono la loro presenza, anche in famiglia. La chiusura totale è ciò che bisogna scongiurare. Da quel momento diventa difficilissimo accedere alle loro camere, tagliano fuori tutto e tutti. In generale è così ma, non lo si può ridurre ad un mero raccontino.
Influenza del Covid
L’Inchiesta Sicilia – Quanto e in che modo ha influito il Covid ad accentuare ed acuire il problema?
Marcella Greco – Ha influito negativamente, facilitando la chiusura di molti rendendola quasi normale, ma positivamente evidenziando il disagio. Perché tutti siamo diventati un po’ Hikikomori, tutti sappiamo che a casa si può star bene, perché sei protetto!