I draghi e il teatro popolare. In premessa per raccontare de I DRAGHI. Eravamo dei ribelli e non lo sapevamo. L’abbiamo scoperto dopo, quando quello che andavamo facendo ed avevamo fatto risultava parte di quel movimento giovanile che alla fine degli anni ’60 cambiava comportamenti, modi di sentire, umori, intelligenza delle cose, arte e mestieri.
Gli anni
Chi scrive usa il plurale “noi” perché tra “I DRAGHI” c’è stato sin dagli esordi. C’è stato ed è uscito, a tutti o quasi li ha conosciuti, con qualcuno di tanto in tanto ci ha lavorato. Un vicino/lontano, talora dietro le quinte, talora spettatore privilegiato, comunque un testimone oculare. E comunque nel raccontare c’è l’eco delle loro voci, una specie di rappresentazione collettiva. C’era l’entusiasmo dei tempi e della prima giovinezza, la scoperta di un nuovo modo di vivere, lontano dai padri (e dalle madri). La fatica era divertimento, ingenuità creativa, meraviglia dell’impresa compiuta, stupore dell’inattesa poesia.
La storia dei
“DRAGHI”
La storia dei “DRAGHI”, di cui è anima, permotore, propulsore, centro gravitazionale Nino Drago, dura più o meno trent’anni. Dall’ “Aria del continente” alla Sala Scarlatti nel maggio del ’63, alla stagione diretta da Lollo Franco e Angelo Butera “Al Piccolo facciamo ridere” del 1993. Anno in cui cessa l’attività teatrale del “Piccolo Teatro” di via P.Calvi.
Ma già a metà degli anni ’80 Nino Drago è uscito dal “Piccolo Teatro”. Per lui ci sarà ancora e in altro luogo, la fondazione della “Chanson”. La direzione artistica del “Piccolo” è affidata prima a Paride Benassai, e poi a FrancoScaldati. Ma sono gli ultimi bagliori prima della dispersione, ciascuno per sé e Dio per tutti.
I Draghi e il teatro popolare
Ho detto “storia” per dire racconto, eventi, teatralità emersa dai vecchi quartieri popolari, dal “ventre oscuro” della città, a rappresentare il grumo di violenza e tenerezza, di cruda realtà e vita sognata. Di “sangue e latte” per dirla con il titolo emblematico di un testo di Gigi Burruano. Non storia, quindi, non puntigliosa ricostruzione di date e cronache, ma uno spaccato di generazione, atmosfera, epoca di creatività diffusa ed esaltante, per dare memoria di qualcosa che appartiene ormai alla città. Una teatralità nuova, un teatro tutto palermitano, che definiamo “popolare” provvisoriamente e solo per intenderci.
Al di là delle vicissitudini, le straordinarie qualità dei Draghi
Per il resto, picche e ripicche, beghe e risentimenti, invidie e megalomanie, è vero e non è vero, gli inevitabili pirandelliani “così è (se vi pare)”. Li lasciamo alla polvere del retroscena.
Qui ci interessano le straordinarie qualità artistiche di attori/registi/autori che hanno dato fondamento e impulso ad ulteriori sviluppi. Ma già lo sappiamo, non mancherà chi mi verrà a gridare sotto la finestra.