Il 14 e il 15 maggio si svolgerà tra Palermo e Corleone il convegno dal titolo “I Fasci siciliani. Movimento, istituzioni, memoria”.
L’evento intende riaprire la riflessione sui Fasci dei lavoratori, in occasione del 130° anniversario della loro fine, segnata dalla repressione crispina.
Il convegno di studi è promosso dal Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Palermo, nell’ambito di un progetto Prin Pnrr 2022 sulla violenza politica nel Mezzogiorno, in collaborazione con l’Istituto Gramsci Siciliano, la Cgil Palermo e il Comune di Corleone.
Martedì 13 la prima sessione dei lavori si aprirà alle ore 14.30 presso l’aula magna del Dipartimento di Scienze umanistiche, in viale delle Scienze. Mercoledì 14 la seconda sessione inizierà alle ore 10 presso l’aula consiliare Bernardino Verro, del municipio di Corleone. Nel pomeriggio, ore 16, i lavori si terranno nell’aula magna del Dipartimento di Fisica e Chimica, in viale delle Scienze.
L’intento delle due giornate di studi è riaccendere i riflettori sul movimento politico-sindacale di orientamento socialista sviluppatosi in Sicilia tra il 1892 e il 1894, nel pieno della crisi economica internazionale che colpì duramente l’Isola nell’ultimo quarto del XIX secolo, in contemporanea alla nascita del Partito socialista italiano.
Ci si concentrerà sui caratteri distintivi dei Fasci dei lavoratori, esperienza senza precedenti nella storia dell’Italia contemporanea, perché hanno rappresentato il primo grande movimento di massa sorto nel Paese.
Studiare e valorizzare i fasci siciliani
L’obiettivo degli organizzatori è rilanciare la ricerca storica sul movimento dei Fasci dei lavoratori, che pure in passato è stato oggetto di attenzione da parte della storiografia, adottando una prospettiva che restituisca complessità all’intera vicenda, a partire dall’approfondimento dei percorsi biografici di alcuni dei suoi protagonisti tra gli altri, Bernardino Verro, Lorenzo Panepinto, Nicola Barbato, Enrico La Loggia, Napoleone Colajanni.
Verrà conferita attenzione ai contesti locali, alla partecipazione delle donne, ma anche alla proiezione internazionale del movimento. Infine, si analizzerà l’atteggiamento articolato delle istituzioni (forze di polizia, disarmo, processo) e si esploreranno alcuni percorsi di costruzione della memoria e di uso pubblico del movimento dei Fasci (Pirandello, l’interpretazione durante il ventennio, Pompeo Colajanni).
I relatori sono docenti, ricercatori e ricercatrici di differenti generazioni e provenienti da varie istituzioni, come – tra le altre – le Università di Palermo, Catania, Messina, Roma Sapienza, Salerno, Napoli Federico II, della Tuscia. Si tratta – per le tre sessioni del convegno – di Antonino Blando, Vittorio Coco, Matteo Di Gesù, Alessia Facineroso, Elena Gaetana Faraci, Santi Fedele, Dario Librizzi, Gabriele Montalbano, Alessandro Bonvini, Samuel Boscarello, Michele Figurelli, Elena Papadia, Marco Maria Aterrano, Andrea Azzarelli, Rino Messina, Giovanna Tosatti, Carlo Verri. Salvatore Lupo introdurrà i lavori.
“È significativo che storici di generazioni diverse e provenienti da diverse università italiane si confrontino sul movimento dei Fasci dei lavoratori, nel 130° anniversario della loro fine, coinvolgendo la città di Palermo e la città di Corleone, che all’interno di quel movimento ebbero un ruolo da protagoniste”, dicono Dino Paternostro, responsabile del dipartimento Archivio e Memoria storica Cgil Palermo, e Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Palermo.
I primi contratti sindacali
“I Fasci – aggiungono i due sindacalisti – segnarono l’irruzione nel grande libro della storia dei lavoratori siciliani, braccianti, contadini, minatori, piccoli artigiani, che innovarono profondamente il modo di rapportarsi delle classi subalterne col potere economico, sociale e politico dell’epoca. In Sicilia, a Palermo, a Corleone, il sindacato (in particolare la Cgil) è figlio di questo movimento, i cui gruppi dirigenti furono capaci di elaborare le prime forme di contratto sindacale scritto dell’Italia contemporanea e di sperimentare le prime cooperative di consumo e di produzione e lavoro”.
“Tornare ad esplorare ed approfondire i caratteri originali di questo movimento di fine ‘800 – concludono i due dirigenti sindacali – è utile ancora oggi, in un contesto in cui il mondo del lavoro sta reagendo con decisone agli attacchi delle forze conservatrici e reazionarie, che lo vogliono marginalizzare e tenere nella precarietà e nell’insicurezza”.