Musicoterapia: la perfetta armonia del corpo e dello spirito
di Liliana Serio
La musicoterapia, la perfetta armonia del corpo e dello spirito, è un approccio terapeutico che, sfruttando il grande potere delle 7 note musicali, raggiunge il paziente facendo sì che quest’ultimo riesca a comunicare e aprirsi per divenire parte attiva dello stesso trattamento.
Fin dall’antichità, sia in Occidente che in Oriente, le popolazioni hanno sempre attribuito alla musica e ai suoni un effetto salutare, volto a migliorare l’umore e gli stati nervosi delle persone. Proprio in Cina e in India, ad esempio, si riteneva addirittura che le note musicali potessero accompagnare i malati verso la guarigione.
Oggi la medicina tradizionale, pur non considerando la musicoterapia come medicina effettiva, ne consiglia comunque il ricorso, soprattutto dinanzi ad alcune condizioni patologiche, per:
- Dare sollievo ai malati giunti ormai allo stadio terminale,
- Stimolare disabili e soggetti che hanno subito importanti traumi,
- Trattare sintomi quali l’ansia, la depressione e l’insonnia,
- Agevolare la crescita fisica e mentale del feto del bambino durane la gravidanza.
Gli effetti benefici della musica si mostrano in tutta la loro evidenza sia quando un soggetto ascolta la musica (applicazione passiva) sia quando canta o suona uno strumento musicale (forma attiva). Secondo svariati studi scientifici, infatti, la musica ha la capacità di influire sul cervello e sulle attività neuronali, che adeguatamente stimolate producono betaendorfine, ovvero i cosiddetti ormoni del buonumore che hanno proprietà analgesiche.
Un adeguato approccio alla musicoterapia prevede la guida di un terapeuta che, stabilito con precisione la tipologia di paziente e le sue necessità, orienta il soggetto verso l’ascolto di una stabilita sequenza di pezzi musicali che ne stimolano le reazioni, entrando in sintonia con il suo umore. Quando possibile, è preferibile orientare il soggetto verso il canto o l’uso di uno strumento musicale, facendo sì che sia lui stesso ad interpretare in prima persona il brano scelto.
Musicoterapia: coinvolgere i pazienti nella terapia
In base a numerosi studi svolti negli ultimi anni sembra sempre più evidente che la musica, e in generale il suono, riesca a incidere e influenzare in qualche modo la pressione e la circolazione sanguigna, la frequenza respiratoria e, infine, i normali movimenti effettuati dal nostro intestino. Questo avviene perché, da un punto di vista prettamente cerebrale, sembra che la musica possa aiutare a sviluppare la concentrazione e soprattutto le capacità di calcolo, modificando con il trascorrere del tempo l’anatomia del cervello.
In particolar modo, secondo quanto scritto da Oliver Sacks, neurologo, scrittore e scienziato dai mille interessi e passioni, nella sua famosa opera Musicofilia (2007) vi sarebbe uno stretto rapporto tra questa forma d’arte e il cervello. A confermare ciò l’assoluta sintonia ritmica toccata da una trentina di pazienti affetti da Sindrome di Tourette, un disturbo neurologico caratterizzato dalla presenza di continui tic motori, i quali, durante l’interpretazione di un pezzo ritmico, come per magia, sono scomparsi. Ed è proprio qui l’incanto, nel potere di questo alternarsi di “silenzio – suono – silenzio” che noi chiamiamo ritmo e nel suono stesso, che se non fosse interrotto dal silenzio non avrebbe senso il suo costante ritorno.
Musicoterapia e bambini
Spesso siamo abituati a far ascoltare la musica ai nostri piccoli soltanto per aiutarli a fare la nanna. Bene, possiamo dire certamente che la musica va oltre. La musicoterapia, infatti, si è mostrata particolarmente utile per superare lo stress della nascita, favorendo le capacità comunicative e di apprendimento dei piccoli. Il genere musicale adatto ai bimbi è la classica, e anche i neonati possono ascoltarla in cuffia 5 volte al giorno per circa 20 minuti. I bambini, che colgono le melodie istintivamente, educano così il loro cervello a recepire suoni armonici, pervenendo ad uno stato di benessere. Ideale per i prematuri e per i bimbi autistici, anche nei casi di dislessia e di disabilità la musicoterapia trova un’ottima applicazione, alleviando rabbia e tensione e aumentando invece la creatività.
Secondo alcuni studi, infine, la musica ascoltata dai neonati nella pancia della mamma, è stata riconosciuta dai piccoli anche dopo la loro nascita. Questo perché, senza dubbio, il grembo materno è il primo luogo in cui il bambino sperimenta la regolarità ritmica del battito del cuore della mamma, l’alternarsi di timbri tipici che si modellano all’interno del corpo, il suono di una voce che per noi resterà unica, quella materna.
Questo ritmo, originario e natio, genera le prime memorie e il terreno sul quale ogni individuo sviluppa le proprie esperienze, a dimostrazione del fatto che la vita non è fatta soltanto di parole o gesti ma di un universo infinito di attimi senza voce e di frammenti di musica che, come direbbe Paul Carvel, “merita di essere la seconda lingua obbligatoria in tutte le scuole del mondo”.