In Sicilia le carte da gioco sono un elemento immancabile. Le vediamo al tavolo di un bar, in spiaggia, in campagna e in città. Sono in ogni casa, la loro presenza è immancabile, soprattutto durante le feste natalizie. Si trova sempre la buona occasione per una “briscola”, per giocare a “cinquecento”, a “Cavallo Re”, a “Cuccu”, ad “Asso piglia tuttu”, ad “Alta e Bassa” e a molti altri giochi ancora. Quella delle carte è una tradizione che affonda le sue radici nella nostra storia più antica, tradizione che resta, tuttavia, sempre vivissima.
Il gioco online
Grazie alla tecnologia il gioco si è evoluto molto velocemente. Oggi i giochi da casinò online garantiscono la possibilità di giocare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da ogni parte del mondo, da qualsiasi dispositivo fisso o mobile dotato di connessione. Eppure, tutti questi giochi hanno origini che si perdono nella notte dei tempi. Non sappiamo esattamente quando si sono diffuse le carte da gioco nel mondo, gli studiosi hanno dato diverse interpretazioni riguardo l’origine di questo passatempo.
Secondo alcuni le carte da gioco iniziarono a circolare in Cina intorno al X secolo d.C., proprio quando nel paese si era iniziato a diffondere l’utilizzo della carta come materiale impiegabile per i più disparati usi. Presto le carte si sono diffuse in tutto l’Oriente, in particolare presso i persiani e gli arabi.
Gli antichi egizi
Il più antico mazzo di carte mai rinvenuto risale al XIII-XIV secolo. Oggi è conservato presso il Topkapi di Istambul. Questo mazzo è formato da 56 lamine d’oro intarsiate, suddivise in quattro differenti semi. Ogni seme è formato da 14 carte, di cui 10 numerali. Molto probabilmente quindi sono stati gli arabi, intorno al XIV secolo, a portare in Europa le carte da gioco per come noi le conosciamo. I mamelucchi egiziani al finire del XIV secolo erano soliti giocare con un mazzo da 52 carte, diviso in quattro diversi semi: quello dei Jawkân, ovvero dei bastoni da polo, quello dei Darâhim, ovvero quello dei denari, quello dei Suyûf. Ovvero il seme di spade e infine il seme dei Tûmân, quello delle coppe. Vi sono inoltre tre figure, quella del Malik (il re), il Nâib (il vicerè) e il Nâib thanî (il viceré in seconda). Tuttavia, la religione islamica proibisce la rappresentazione della persona umana, quindi su queste carte viene riportato solo e unicamente il nome di questi personaggi in calligrafia araba. Questo tipo di carte si è diffuso velocemente in tutto il Mediterraneo, in particolare nelle zone controllate direttamente dagli arabi, su tutte in Spagna e in Sicilia.
Il ruolo degli Arabi
A metà dal Cinquecento, la Sicilia, già profondamente influenzata dagli arabi nei secoli passati, si è ritrovata sotto il dominio della corona spagnola. Il fatto ha contribuito in modo decisivo alla diffusione delle carte siciliane moderne. Le carte da gioco siciliane che conosciamo rientrano infatti tra le carte in stile spagnolo. Le troviamo quindi sempre divise in quattro diversi semi: Denari (“oro”), Coppe, Spade e Bastoni (“mazze”). Ogni seme ha tre figure diverse, ovvero il Re, il cavallo (lo “sceccu”) e il fante, che per la sua androginia spesso viene chiamato anche “la donna”.
Carte e tarocchi siciliani
In tutto contiamo 40 carte a figure intere. Sono di dimensioni leggermente più piccole rispetto agli standard italiani, i disegni sono semplici, anche se non mancano di dettagli interessanti e di simbologie nascoste. Il disegno delle carte siciliane è fortemente influenzato da quelli che sono gli antichi tarocchi siciliani. Non di rado in alcune delle carte si vedono comparire piccoli oggetti, animali o personaggi storici di rilievo. Nel Tre di denari troviamo, ad esempio, l’effigie della Trinacria, entità simbolo dell’Isola.
Garibaldi sulle carte
La grandissima diffusione di queste carte ha portato a piccoli cambiamenti nel corso del tempo. In alcuni periodi storici vi sono state aggiunte le figure di grandi personaggi, su di tutte quella di Giuseppe Garibaldi, la cui immagine nell’Ottocento era presente nel tondino del Cinque di denari, sostituita poi anni dopo con una scena di biga della moneta da Dieci lire dei tempi del Regno d’Italia.
L’asso di bastoni è diventato una vera e propria icona della sicilianità, tanto da essere dipinto sui tipici carretti siciliani, insieme all’espressione “vacci lisciu”. Anticamente questo serviva per invitare i malintenzionati a starsene alla larga, oggi l’asso di bastoni viene considerato un portafortuna e un simbolo folklorico siciliano.