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Il leone, la Pax e i Quadri Vivi di Karine Trotel

Venezia eletta a palcoscenico della performance dal titolo Dialogo di Leone di Karine Trotel, la nota Madam Trotel...

di Redazione

Il 9 novembre 2016 Venezia ha visto sé stessa, eletta a palcoscenico della performance urbana in tre atti Dialogo di Leone di Karine Trotel

 

di  Giovanna Calabretta*

É stata di una forma di rappresentazione performativa in cui gli Atti sono stati pensati come “Quadri Vivi”, tre tableaux vivants che inscenano tre momenti del “processo di pace”: condividere per conoscere, capire per rispettare e coltivare per edificare. La scelta di Venezia (che ha nel suo stemma l’ossimoro figurativo della fiera feroce che scrive la pax) soddisfa un disegno ben preciso dell’autrice che ha “eletto” come interpreti il filosofo Marek Halter, un gruppo di osservatori internazionali e la stessa regista, presente all’interno dei quadri, come in uno speciale cameo. Due dei Quadri Vivi, sono stati rappresentati a Piazza San Marco, in quel luogo che i francesi chiamano parvì (dal latino Paradisus, paradiso) che in italiano diventa sagrato, luogo sacro prospiciente la chiesa, luogo di “confine” tra ciò che è sacro e ciò che non lo è.

Il primo Quadro interessa la mostra “Venezia, gli ebrei e l’Europa”, presso Palazzo Ducale, evento già in atto per la ricorrenza dei 500 anni dall’istituzione del Ghetto in cui la comunità ebraica veneziana è stata obbligata a risiedere ai tempi della Repubblica Veneta. Marek Halter, testimone in prima persona di quello che fu il Ghetto di Varsavia e autore del famoso Riconciliatevi! Ebrei Cristiani Musulmani è stato accolto da un portavoce del MUVE.

Condividere per conoscere (I Quadro Vivo). In foto Marek Halter e Karine Trotel
Condividere per conoscere (I Quadro Vivo). In foto Marek Halter e Karine Trotel

Il secondo Quadro ha visto come palcoscenico il caffè Lavena, storico locale sul parvì, in cui Halter ha parlato del desiderio umano di Conoscenza, individuando nella disobbedienza di “Eva” la prima re evoluzion. É la storia scritta, secondo Madame Trotel, potrebbe custodire in se gli elementi fondanti per istruire un processo di pace. Da anni in Italia, lavora con determinazione alla sua Re-Evolution Cultura, un disegno tanto ambizioso quanto affascinante per  riportare in auge la cultura del bello del patrimonio artistico materiale e immateriale ereditato; una nuova evoluzione culturale che, in questa occasione, ha posto l’attenzione sul ruolo che riveste il dialogo per i processi di pace.

Ed è sicuramente il terzo e ultimo Quadro Vivo, presso il Fondaco degli Angeli, ad esprimere il senso progettuale in chiave unica. Il monologo viene recitato da tre figure simboliche presso la Fondazione Wilmotte, nel giorno in cui Venezia festeggia il suo primo patrono, San Teodoro. La notte tra il 9 e il 10 novembre ricorda una triste notte del 1938,“la notte dei cristalli”, e di cristallo è la chimera antropomorfa consegnata ad un uomo di pace. Trotel nel trofeo dedicato al “dialogo”, ha voluto plasmare le caratteristiche fondamentali dell’ideale che incarna: il dialogo di pace come il cristallo è apparentemente incorporeo, deve essere trasparente  anche se, proprio questo, lo rende particolarmente fragile.

Il terzo Quadro, mette in scena l’Idea del Coltivare per Edificare, e non è quindi un caso se viene rappresentato dentro la sede veneziana dedicata all’architetto Jean-Michel Wilmotte, arricchita dalla mostra delle tesi di laurea di giovani architetti, per la Biennale d’Architettura. Venezia resta il luogo del dialogo, della comunicazione tra uomini che hanno capito come “la violenza comincia laddove finisce la parola”. Emblema del Dialogo di Leone rimane il primo Premio Concordia, scultura in vetro dalla testa di leone e dal corpo d’uomo alato, realizzata dal maestro Simone Cenedese su disegno di Trotel.

Il titolo Dialogo di Leone ammicca al simbolo della città nella quale si sono consolidate l’arte e la cultura occidentali impreziosite da sfumature orientali e che ci mostra il Libro aperto su cui ha scritto PAX e i cui valori (“Maestà, Potenza, Saggezza, Giustizia, Forza e Fede”) sono quelli che hanno permesso il “rinascimento veneziano”. L’autrice in questo progetto è riuscita a stabilire un profondo e autentico dialogo con il tessuto umano veneziano, che si rispecchia nei valori del leone e che ha preso parte a questo evento culturale in qualità di partner: Generali e MUVE (i cui logo raffigurano il leone alato) ma anche l’Hotel Concordia e l’ Albergo Ca’ Sagredo (esponenti del culto dell’accoglienza veneziana) e la Librairie Francaise (che, dopo 35 anni chiuderà la propria attività culturale quest’anno).

Nella rappresentazione del “rito”collettivo come cerimoniale capace di assegnare una luce inaspettata agli eventi, l’artista fa “accadere” l’arte che si confonde con la vita, sfruttando il carattere effimero del linguaggio da lei scelto e che pare esaurirsi al momento della sua esecuzione lasciando dietro al suo scorrere una scia di interrogativi. Chi sono gli interlocutori in questo mistico dialogo? Le arti, oltre a sottolineare possibili scenari fautori di pace, possono da sole farsi linguaggio comune per “luoghi comuni”? Quali responsabilità morali comporta, per uno scrittore impegnato, accettare un tale premio? Come una nuova sfinge, Trotel ha posto un vecchio e annoso dilemma, la cui risposta pare essere da sempre e senza alcun dubbio demandata all’umanità.

* Associazione Ricercarte

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