Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Il mercato del lavoro nelle microzone della Sicilia

di Redazione

In un quadro costellato da diffuse negatività, in alcune microzone della Sicilia emerge qualche situazione di relativo benessere.

di Giacomo Giusti

In diverse circostanze le misurazioni dei fenomeni economico sociali coincidenti con le classiche suddivisioni amministrative presenti all’interno dei confini del nostro paese (su tutte regioni e province) non sono totalmente soddisfacenti essenzialmente per due ordini di motivi. Il primo di questi motivi è che spesso i fenomeni si sviluppano senza tenere conto di delimitazioni amministrative. Si pensi ad esempio ad alcuni esempi di distretti industriali di rilevanza anche mondiale come quelli del mobile imbottito di Matera che si estende a cavallo di Puglia e Basilicata oppure quello del mobile della Brianza che si estende su diverse province lombarde. Il secondo motivo invece risiede nel fatto che la performance misurata a livello ad esempio di provincia può essere condizionata dal fatto che una determinata circoscrizione provinciale può essere fortemente condizionata dalla presenza di un grande centro catalizzatore (come ad esempio può essere Roma ma in parte anche Palermo) che può avere delle connotazioni molto diverse dal resto del territorio tali da condizionare le risultanze complessive provinciali. Anche la vita quotidiana di molte persone non si esaurisce nell’ambito di un perimetro amministrativo. Prendendo come esempio i dati dell’ultimo Censimento della Popolazione risulta che oltre 7 milioni di persone si spostano per motivi di lavoro in un comune diverso dalla propria dimora abituale e di questi quasi 1,5 milioni si spostano in un’altra provincia e altri 300.000 vanno addirittura in un’altra regione. Stante queste premesse appare evidente come l’analisi territoriale dei fenomeni socio-economici possa trarre benefici da informazioni relative a partizioni territoriali che non tengano conto dei confini amministrativi. In tal senso una delle mappature più note che soddisfa queste esigenze (perché oramai prodotta da oltre 20 anni) è quella che realizza l’Istat utilizzando gli spostamenti giornalieri casa/lavoro e che attualmente suddivide il territorio nazionale in 611 aree denominate Sistemi Locali del Lavoro (SLL) di cui 56 si collocano a cavallo di più regioni e 185 a cavallo di due o più province.

Tali conformazioni territoriali quindi possono essere prese in prestito per analizzare se all’interno di un territorio possono esistere delle situazioni che spiccano in maniera più o meno significativa rispetto al contesto amministrativo in cui sono “contenute”. Per dare una evidenza delle potenzialità informative di questa mappatura prendiamo in considerazione le recentissime ricostruzioni che ha realizzato l’Istat sull’andamento mercato del lavoro nei sistemi locali del lavoro. L’analisi di questi indicatori per la regione Sicilia pone in evidenza come l’Isola non sia un unicum da un punto di vista occupazionale ma presenta oltre a tante situazioni molto disagiate, anche alcuni casi sia pure isolati che spiccano in senso positivo non solo nell’ambito dell’Isola o del Mezzogiorno ma anche rispetto alle performance di aree del Centro-Nord.

Secondo la mappatura proposta dall’Istat la Sicilia è suddivisa in 71 Sistemi Locali del Lavoro (tutti ovviamente compresi all’interno dei confini regionali stante la peculiarità isolana che riduce all’osso gli spostamenti lavorativi oltre regione) con una dimensione media di circa 70.000 abitanti compresi fra i circa 880.000 abitanti del SLL di Palermo (che oltre al capoluogo comprende i comuni di prima corona e buona parte di quelli di seconda)  e i 6.370 di quello di Mistretta. Prendiamo in considerazione le tre classiche misurazioni del mercato del lavoro (relativamente alla fascia di età 15 anni e oltre), vale a dire i tassi di attività, occupazione e disoccupazione e partiamo dall’analisi del cosiddetto tasso di attività, definito come rapporto fra popolazione occupata e in cerca di occupazione rispetto alla popolazione residente. Questo indicatore (che misura quindi il livello di partecipazione attiva al mercato del lavoro escludendo quindi coloro che si sono tirati fuori da tale mercato) evidenzia come il primo SLL della regione Sicilia sia quello di Ragusa (area territoriale che comprende oltre al capoluogo anche i comuni di Giarratana, Modica, Monterosso Almo, Santa Croce Camerina e Scicli) che si attesta su un valore pari al 44,8%. Si tratta di un valore che supera di sei decimi di punto quello del complesso della provincia ragusana. Ma se con tale performance la provincia si colloca all’81 esimo posto su 110 province (collocandosi quindi nell’ultimo quartile delle province con il minore tasso di attività), il Sistema Locale del Lavoro riesce a collocarsi all’interno del terzo quartile e presenta una performance tale che le consente di fare meglio di dieci Sistemi Locali del Lavoro del Centro-Nord: i laziali Cassino, Formia, Gaeta e Sora, i toscani Pomarance, Pontremoli, San Marcello Pistoiese e Monte Argentario, il ligure Sestri Levante e il piemontese Garessio.  Ma quello di Ragusa è il caso più eclatante ma non unico di SLL siciliano che riesce a fare meglio di aree del Centro-Nord. Tale risultato viene conseguito da altri dieci sistemi locali del lavoro (si veda la tabella sottostante). Passando dal tasso di attività al tasso di occupazione, ovvero al rapporto fra persone occupate rispetto alla popolazione totale, le cose sono però decisamente meno confortanti. Il primo SLL siciliano in classifica si colloca oltre la posizione n.400 a livello nazionale. Si tratta del sistema di Lipari che riesce a sopravanzare con il suo 37,3% l’area di Ragusa di 3 decimi di punto con un’altra area del ragusano, quella di Vittoria, che chiude il podio. In questo caso però solamente Lipari riesce a fare meglio di un’area del Centro-Nord (la laziale Gaeta) mentre tutte le altre si collocano in posizione subalterna rispetto alle zone settentrionali della penisola. Sul fronte infine dei livelli di disoccupazione (ovvero il rapporto fra persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro, ovvero la somma di occupati e persone in cerca di occupazione) si osserva non solo un rimescolamento della gerarchia fra sistemi tracciata in precedenza ma anche la presenza di quella che potremmo definire una sorta di “eccellenza”. Si tratta dall’area che ha il suo epicentro in corrispondenza del comune di Castelbuono che ha chiuso il 2014 con un livello di disoccupazione del 14,3% che è inferiore (anzi in alcuni casi potremmo definire decisamente inferiore) a quello di ben undici aree del Centro-Nord, quasi tutte ubicate nel Lazio ad eccezione della settentrionale Comacchio (area a cavallo fra Emilia-Romagna e Veneto) e Massa che rappresenta peraltro anche uno dei due casi di area gravitante intorno a un comune capoluogo di provincia che ottiene performance inferiori rispetto a quelle di Castelbuono. A questa area possiamo aggiungere sia pure con una intensità inferiore anche Capo d’Orlando che riesce a fare meglio dell’area laziale di Terracina.

Se fin qui abbiamo cercato di evidenziare quelle situazioni (come abbiamo visto piuttosto rare soprattutto in termini di occupazione e disoccupazione) di zone della regione che riescono ad avere performance simili o migliori a quelle delle aree più evolute del paese, gli stessi dati ci mettono in evidenza la presenza di situazioni che senza troppi giri di parole possono essere definite drammatiche. Sul fronte della disoccupazione spicca il caso del sistema del lavoro di Bagheria che è l’area con il più elevato tasso di persone in cerca di lavoro d’Italia con un valore che non solo sfiora il 40% ma è addirittura peggiore di ben 8 punti percentuali rispetto a quello dell’area che la precede in classifica (la pugliese Copertino). Ma gli ultimi posti della classifica costruita su questo indicatore vedono purtroppo la presenza di tante altre realtà isolane che contendono le posizioni di coda con alcune aree della Puglia. Oltre a Bagheria nelle ultime dieci posizioni della classifica nazionale troviamo ben altre sei aree siciliane, tutte con un livello di disoccupazione oscillante fra il 27,5 e il 29% Si tratta per la precisione di Agrigento, Mazzarino, Licata, Cammarata, Leonforte e Adrano.  Sul fronte del livello occupazionale le cose vanno forse addirittura peggio visto che tutte le ultime 15 posizioni della graduatoria decrescente costruita in base a questo indicatore vedono la presenza solo di Sistemi Locali del Lavoro siciliani con l’area di Naro che con il suo 23,2% vanta livelli di occupazione inferiori di quasi la metà rispetto alla media nazionale. E tra queste 15 aree non mancano i casi di SLL di dimensioni rilevanti (ovvero con una popolazione residente superiore a quella della media dei sistemi locali del lavoro dell’Isola Maggiore). Fra questi quelli che presentano i tassi di disoccupazione più eclatanti sono Bagheria con il 26.2%, Adrano che fa segnare una performance migliore solo per un decimo di punto e infine Gela che pur non essendo compreso nel drappello delle “bottom 15” si colloca comunque nelle ultime 20 posizioni con un livello di occupazione del 27,3%. Una situazione questa appena rimarcata che non può quindi che produrre spesso scoraggiamento come conferma anche la classifica del tasso di attività, anche questa monopolizzata nelle ultime 15 piazze da aree siciliane con Palagonia in questo caso a rivestire i panni del fanalino di coda con un tasso di attività addirittura sotto il 30%, venti punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale.

 

Sistemi locali del lavoro siciliani che hanno un tasso di attività 15 anni e oltre superiore ad almeno un Sistema Locale del Lavoro del Centro-Nord Italia

SISTEMA LOCALE DEL LAVORO COMUNI CHE NE FANNO PARTE TASSO DI ATTIVITA’ (%) POSTO GRADUATORIA NUMERO DI SLL DEL CENTRO-NORD CON VALORI DEL TASSO DI ATTIVITA’ PIU’BASSO
Ragusa Giarratana, Modica, Monterosso almo, Ragusa, Santa Croce Camerina, Scicli 44,8 395 10
Lipari Leni, Lipari, Malfa, Santa Marina Salina 44,8 398 10
Vittoria Acate, Vittoria 44,6 402 9
Siracusa Avola, Canicattini Bagni, Floridia, Siracusa, Solarino 43,8 428 3
Noto Buccheri, Buscemi, Noto, Palazzolo Acreide, Rosolini 43,5 437 1
Ispica Ispica, Pozzallo 42,7 453 1
Bagheria Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Santa Flavia 42,7 458 1
Comiso Chiaramonte Gulfi, Comiso 42,2 471 1
Augusta Augusta, Cassaro, Ferla, Melilli, Sortino, Priolo Gargallo 42,1 475 1
Taormina Castelmola, Gaggi, Gallodoro, Giardini-Naxos, Graniti, Letojanni, Mongiuffi Melia, Roccafiorita, Taormina, Calatabiano 42,0 477 1

Fonte: Elaborazioni Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

 

Sistemi locali del lavoro siciliani che hanno un tasso di occupazione 15 anni e oltre superiore ad almeno un Sistema Locale del Lavoro del Centro-Nord Italia

SISTEMA LOCALE DEL LAVORO COMUNI CHE NE FANNO PARTE TASSO DI OCCUPAZIONE (%) POSTO GRADUATORIA NUMERO DI SLL DEL CENTRO-NORD CON VALORI DEL TASSO DI OCCUPAZIONE PIU’BASSO
Lipari Leni, Lipari, Malfa, Santa Marina Salina 37,3 404 1

Fonte: Elaborazioni Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

 

Sistemi locali del lavoro siciliani che hanno un tasso dI disoccupazione 15 anni e oltre inferiore ad almeno un Sistema Locale del Lavoro del Centro-Nord Italia

SISTEMA LOCALE DEL LAVORO COMUNI CHE NE FANNO PARTE TASSO DI OCCUPAZIONE (%) POSTO GRADUATORIA NUMERO DI SLL DEL CENTRO-NORD CON VALORI DEL TASSO DI OCCUPAZIONE PIU’ALTO
Castelbuono Castelbuono, Isnello 14,3 357 11
Capo d’Orlando Capo d’Orlando, Capri Leone, Castell’Umberto, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, Mirto, Naso, Raccuja, San Salvatore di Fitalia, Sinagra, Tortorici, Ucria 15,1 378 6

Fonte: Elaborazioni Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

 

 

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