Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Il Pd? Un partito plurale e concreto, alternativa agli sfasci delle destre

Nostra intervista ad Antonio Ferrante, Presidente della Direzione regionale del PD in Sicilia

di Clara Di Palermo

Cosa succede nel mondo politico italiano? Partiti e movimenti sono in cerca di nuove identità per cercare nuovi consensi e attrarre un elettorato confuso e un po’ diffidente? 
Le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del PD sembrerebbero lasciare il partito senza guida in un momento particolarmente delicato per il paese. Ma Zingaretti ha tenuto a precisare che il suo non è stato un atto d’impeto né irresponsabile ma, semmai, un atto d’amore per dare nuovi stimoli e risvegliare alcuni animi.

Abbiamo chiesto al Presidente della direzione regionale siciliana del PD, Antonio Ferrante, di darci una mano a trovare una chiave di lettura e aiutarci a comprendere alcune cose di questo momento politico.

Ferrante, non possiamo fare a meno di chiederle cosa pensa delle dimissioni del Segretario.
“Nicola Zingaretti ha compiuto un gesto forte, coraggioso e umanamente difficile come risposta ad un clima di logoramento quotidiano attraverso i social e la stampa, ponendo al centro la sopravvivenza del Pd prima che della propria carica. Premetto subito che spero che l’assemblea lo riconfermi e lui accetti, ma sono d’accordo che questa ulteriore legittimazione rischia di non essere sufficiente”.

Cosa servirebbe al PD?
“È necessario, innanzitutto, che si comprenda che il grande valore aggiunto del nostro partito è rappresentato dai nostri organismi, dai circoli fino alla direzione, luoghi nei quali tutti possono esprimere il proprio parere e così rappresentare una sintesi in grado di arricchire la linea e la proposta politica. Un partito plurale, così inteso, è in grado di raggiungere maggiori settori della società e, quindi, attrarne il consenso. Diversamente, ci riduciamo ad un partito neanche di correnti, ma di eletti o cartelli di eletti che, a seconda dei rapporti di forza interni, piazzano bandierine all’interno di organismi utili solo come unità di misura nella distribuzione degli incarichi. Un simile atteggiamento svuota gli organismi di qualsiasi valore e riduce il PD ad un brand elettorale, esperienza già vissuta in passato che ci ha portato, nel 2018, alla peggiore sconfitta elettorale dal dopoguerra ad oggi”.

Confronti serrati che significano dare a tutti la possibilità di dire la propria. Lei li giudica molto importanti.
“Occorre maggiore rispetto per i nostri luoghi di confronto interno che, oggi più che mai, in Sicilia come a livello nazionale, si riuniscono con frequenza dando a ciascun componente l’occasione di esprimersi con le stesse modalità e gli stessi tempi indipendentemente da altri ruoli o incarichi che ricopre. Discutere e confrontarsi dentro ma stabilire una linea comune che rappresenti, agli occhi dei siciliani, la nostra idea di Sicilia per i prossimi vent’anni e, con essa, la visione che la sottende.
Io provengo da mondo dell’attivismo, sono arrivato al pd tesserandomi nel mio circolo e, da lì, sono arrivato alla presidenza della direzione. La mia storia è comune a tanti che conosco, con i quali ho condiviso battaglie civiche in passato e che vorrei accanto nel Pd. Perché ciò possa avvenire, come è accaduto per me, è necessaria una linea identitaria chiara nei valori e concreta nella priorità e nelle proposte, perché soprattutto i giovani prima che identificarsi a priori nelle ideologie le vivono e le abbracciano nella concretezza della loro applicazione”.

Lo svecchiamo questo partito? Guardiamo ai giovani e alle tematiche che loro amano?
“Il PD deve guardare alle nuove generazioni ed alle loro esigenze, leggere la transizione che viviamo in tutte le sue specificità, dall’innovazione digitale all’autosufficienza energetica, dalle nuove frontiere del lavoro ad una globalizzazione che sia scambio, condivisione e consapevolezza e sia ispirata dalle parole di JFK “respiriamo tutti la stessa aria e abitiamo lo stesso piccolo pianeta”. La pandemia ci ha insegnato, purtroppo, che davanti ai grandi cambiamenti nessun guscio resiste, una lezione che i partiti riformisti per primi devono imparare e rafforzare sul campo”.

Un’ultima domanda secca: perché credere ancora nel Pd?
“Credo nel Pd dal primo giorno in cui ho sottoscritto la tessera, ho lottato perché in Sicilia tornassimo ad essere un partito plurale, aperto e concreto, in grado di rappresentare una autorevole alternativa agli sfasci delle destre che oggi governano la nostra terra. La ricostruzione, grazie all’impegno instancabile di Anthony Barbagallo e di tutto il gruppo dirigente, procede spedita nonostante sia si ripartiti da sotto lo zero. Ho fiducia  nel PD e nei miei compagni di partito, la Sicilia ed il Paese hanno bisogno di noi”.

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