L’esecutivo cittadino palermitano del Popolo della Libertà, si è riunito per analizzare il particolare momento politico e fare una analisi del voto palermitano.
di Giulia Noera
Preso atto dell’insufficiente risultato elettorale che ha visto il partito e il candidato sindaco esclusi dal ballottaggio, molto si è dibattuto sulle cause e le origini del dato.
Premesso che l’esito delle amministrative che si sono tenute nel Capoluogo è assolutamente in linea con un trend nazionale che vede nell’ondata di antipolitica e nella sfiducia nei confronti di governi e/o amministrazioni uscenti una delle motivazioni che hanno portato alla sconfitta del Pdl in molte realtà storicamente governate dal centrodestra, occorre contrastare una tendenza negativa con una pronta risposta.
Il Popolo della Libertà, nato dalla intuizione di Silvio Berlusconi, è stato legato per anni, così come lo furono Forza Italia e Alleanza Nazionale, alla popolarità delle leadership di Berlusconi, appunto, e di Gianfranco Fini. Questo ha permesso l’esistenza e il successo di un grande partito il cui enorme consenso era inversamente proporzionale alla sua organizzazione. Erano i tempi in cui sembrava che la prospettiva fosse quella di un partito “leggero”, più movimento d’opinione che struttura organizzata.
Il mutamento del quadro politico che ha visto la nascita del governo Monti e parallelamente l’aumento della sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e dei partiti ha reso inadeguato il partito leggero e leaderistico, facendo emergere la necessità di un partito strutturato nelle sue articolazioni e basato su un serio e pragmatico supporto ideale e programmatico. Un percorso iniziato soltanto nel luglio scorso con la scelta di Angelino Alfano come segretario politico nazionale e riproposto a Palermo nello scorso febbraio con la celebrazione dei congressi provinciale e cittadino.
Le elezioni amministrative hanno colto il Pdl in mezzo al guado, adesso bisogna decisamente andare avanti e proseguire sul percorso di strutturazione creando anche tutti quei luoghi e momenti di incontro e di dibattito con le categorie, gli ordini professionali e le espressioni territoriali. Ribadendo la fiducia nel segretario Alfano e nella classe dirigente che si è spesa sia nella tornata elettorale sia nella fase e nel ruolo organizzativo, occorre intensificare le occasioni di confronto interno con molteplici iniziative di coinvolgimento di esponenti della società civile nelle scelte di partito. Tutto ciò non potrà prescindere dal pieno rispetto delle regole e delle scelte operate dagli organi responsabili del partito, il tutto per rimettere in moto la macchina in vista delle prossime elezioni regionali. Il blocco sociale che ha sempre riposto la sua fiducia nel centrodestra non ha cambiato orientamento votando a sinistra, ma si è rifugiato nell’area del non-voto per dare un segnale, una scossa ai suoi rappresentanti. Alla intera classe dirigente del Popolo delle Libertà il compito di dimostrare che si è pronti al cambio di passo per tornare a vincere.