Il piano inclinato di Roberto Alajmo. Viaggio costellato di insidie, ma Ousma non desiste, e con una straordinaria forza d’animo prosegue la traversata verso la meta prefissata, la Sicilia.
Il viaggio si svolge con una alternanza di stati d’animo antitetici, dall’euforia allo sconforto. Dove, comunque, la determinazione ad andare oltre non viene mai meno.
La grama esistenza dei migranti nel Il piano inclinato di Roberto Alajmo
E’ una descrizione, sia pure romanzata, che mette a fuoco la grama esistenza dei migranti, che legittimamente aspirano a una vita migliore o, semplicemente, a “una vita”.
Bisogna vedere quello che c’è dietro ciascuna storia. Giovanissimo Ousma parte da solo, come tanti, in cerca di fortuna. Non è un emarginato. Quando era bambino la famiglia viveva discretamente, poi con la morte del padre iniziano le sofferenze. La fame, certo, non solo quella “fisica”, ma anche la fame di speranza. Attraversa il deserto prima di intraprendere la via del mare, con in mezzo l’orrore del carcere libico. Un casuale naufragio lo spinge in direzione della “sua” Sicilia, che percepisce come il Nuovo Mondo. Ma non riesce a cogliere i segnali che gli arrivano…
Nessuna retorica nel Il piano inclinato di Roberto Alajmo
Non c’è retorica nel romanzo di Roberto Alajmo, che respinge quello che è diventato un insopportabile stereotipo: “il dovere” dell’accoglienza, che è nient’altro che uno slogan; o l’altro mantra dell’immigrato che mette in pericolo “la nostra” sicurezza.
Ne Il piano inclinato di Roberto Alajmo cogliamo una straordinaria capacità di descrivere il vissuto nelle sue diverse articolazioni. Ousma è semplicemente una persona, né cattivo né buono, costretta a destreggiarsi nel mare della vita con i suoi alti e bassi, sul piano inclinato dell’imprevisto e della fatalità.
In tutti i romanzi di Roberto Alajmo si avverte questa mescolanza tra tragedia e commedia. Il lato tragico è visto con leggerezza, quello gioioso come qualcosa su cui incombe l’imprevedibilità del destino.
2 risposte
Lo leggerò, grazie Pippo. Con un’idea che da sempre mi accompagna: i migranti sono in fenomeno epocale, e come tale va pensato e dall ‘ Europa tutta risolto, non scaricando tutto sull Italia. È una questione di grande politica, non di sentimentalismo piagnucoloso, sciocco e dannoso per tutti
Non conosco personalmente Roberto Alajmo, ma ho sempre apprezzato il suo grande equilibrio non disgiunto da una seria e documentata conoscenza delle questioni che ispirano la sua vena narrativa che si inserisce in un filone che ha in Sicilia grandi scrittori e poeti. A Pippo La Barba coglie bene il senso e non gli sfugge nulla di questo filone poetico-narrativo di cui anche lui fa parte!