Una bella e piacevole lettura, perfetta per un weekend, quella che ci propone Giuseppe Cerasa nel suo “SIpario siciliano”. Sono sedici racconti, in buona parte “scavi”, nella vita di gente comune, ovvero di figure note che hanno lasciato un segno. Ne viene fuori uno specchio veritiero di una microstoria della Sicilia, dove chi si trova ai margini non ha difese e quasi sempre soccombe.
Secondo una vulgata dura a morire la Sicilia e la mafia costituirebbero un binomio inscindibile. Cerasa prova a smontare questo stereotipo narrando storie minime che però hanno un forte impatto emotivo e testimoniano la volontà del popolo minuto di abbattere ataviche barriere culturali e sociali.

Una di queste storie è quella di Marianna, la maestra della Vucciria. Marianna trascorre l’infanzia in un istituto di suore. Quando ne esce, con sollievo, inizia a studiare conseguendo il diploma di maestra. Inizialmente lavora in una scuola di uno sperduto borgo di montagna e qui sperimenta con successo un insegnamento pluriclasse mettendo insieme bambini dai sei ai dieci anni. Trasferita poi a Palermo ripropone lo stesso metodo in una scuola che si trova nelle vicinanze dello storico mercato della Vucciria e i risultati sono strepitosi.
La maestra ha perfettamente capito che la base dell’insegnamento è inculcare negli alunni il senso comunitario, per farli uscire dall’isolamento.
Sipario Siciliano a Corleone
In un altro racconto si parla di Corleone, luogo simbolo della mafia e si evidenzia l’altra faccia della medaglia: il suo passato glorioso, contrassegnato da artisti, uomini di chiesa, figure rivoluzionarie, in ultimo Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia per aver lottato per il riscatto dei braccianti agricoli dal giogo dei padroni. La stessa sorte aveva subito cinquant’anni prima l’altro corleonese Bernardino Verro con la costituzione delle cooperative agricole.
Poi la narrazione si fa più dettagliata con la descrizione di vite minute ma virtuose di contadini emigrati per disperazione e che quando ritornano al proprio paesello hanno acquisito consapevolezza di essere meno ignoranti di quando erano partiti.
Altra storia interessante è quella di Giuseppe Insalaco, uomo dell’establishment e sindaco di Palermo che, accusato ingiustamente di essere coinvolto nei servizi segreti deviati di Gladio, si ribella e rivendica la propria autonomia passando notizie in anteprima al giornale L’ORA, avamposto della lotta alla mafia. La sua presa di posizione gli costerà la vita.
Infine Giuseppe Cerasa si sofferma sulla storia emblematica dei due fratelli Mattarella. Il primo Piersanti, Presidente della Regione, progetta di cambiare la Sicilia affrancandola dal potere politico-mafioso, ma viene inesorabilmente assassinato. Il secondo Sergio, brillante docente universitario, alla morte del fratello assume importanti ruoli politici sino ad essere eletto Presidente della Repubblica.
Quello di Cerasa può definirsi un vero atto di fede verso la propria terra che, in un contesto diverso, Leonardo Sciascia aveva definito ”irredimibile”.