Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Il sogno di un artigianato di eccellenza

Alla Galleria delle Vittorie, solo artigianato di eccellenza. Un sogno unico e inconfondibile che si realizzerà, come tutti sappiamo, alla Galleria delle Vittorie nel cuore del capoluogo siciliano. Ma quanta fatica c'è dietro il sogno di questo imprenditore un po' sui generis che sta lanciando la sfida, forse, più grande della sua vita con sé stesso. Ci siamo fatti raccontare da Filippo Genovese il difficile e complesso percorso che lo sta spingendo alla realizzazione di un sogno che non sarà soltanto un sogno economico e che, comunque, diventerà il sogno di tutti quanti amano questa terra e la sua forte identità siciliana

di Patrizia Romano

Artigianato di eccellenza. Ecclettico, intraprendente, sognatore, amante delle sfide e un po’ temerario. Il tutto accompagnato da una vena di follia. Quella vena di sana follia che contraddistingue un imprenditore doc. Soprattutto, quando questo imprenditore, un po’ sui generis, decide di mettere in piedi un’impresa tanto fuori dal comune.

Filippo Genovese e Maurizio Giaconia

Ed è proprio quello che sta facendo Filippo Genovese. L’imprenditore palermitano di cui abbiamo sentito parlare, spesso, negli ultimi mesi per la singolare impresa del centro commerciale artigianale che aprirà molto presto nella Galleria delle Vittorie. La splendida Galleria progettata dall’architetto Paolo Bonci e inaugurata nel 1935, in piena epoca fascista, proprio per la realizzazione di un centro commerciale.

La Galleria, composta da un edificio a 5 elevazioni a base quadrangolare, ha uno degli ingressi su via Maqueda, diventata, oggi, il salotto di Palermo, nonché, il luogo ideale per un progetto del genere.

Uno dei pochi esempi di galleria commerciale in Sicilia

Tra l’altro, la Galleria delle Vittorie è uno dei pochi esempi di galleria commerciale in Sicilia. Quando nasce, la Galleria, sebbene tenti di  imitare le gallerie presenti in altre città italiane, come abbiamo detto, nasce proprio come polo commerciale. E questo, nella fulgida e intraprendente fantasia di Filippo Genovese, vuole ritornare ad essere. Ma, come accennavamo sopra, non si tratta di un comune centro commerciale. Maqù, questo il nome del progetto, trasformerà la Galleria delle Vittorie in un polo culturale turistico di grande attrazione, soprattutto, turistica.
Una sintesi tra passato, presente e futuro, dove emergerà, in tutte le sue forme, l’identità siciliana. L’identità siciliana più autentica che passerà attraverso l’artigianato. Non un artigianato qualunque, ma un artigianato di eccellenza. Ed è proprio questo che rende il progetto Maqù una sfida ancora più difficile.

Foto di Flavia di Piazza

Artigianato d’eccellenza

Ed è proprio l’artigianato di eccellenza il leitmotif del progetto. Un argomento originale che abbiamo voluto affrontare proprio con questo eclettico personaggio dell’imprenditoria panormita. Ma anche del percorso complesso e difficile che ha dovuto affrontare per raggiungere il proprio obiettivo. Una storia complessa, ancora soltanto agli inizi e che ha visto concentrare sforzi, sacrifici, sudore, tempo, pazienza e denaro. Tutto per un sogno che, nel momento in cui decollerà, diventerà il sogno di una città intera.

Cosa si intende per artigianato di eccellenza

Mak

L’Inchiesta Sicilia – In cosa consiste esattamente l’eccellenza dell’artigianato all’interno del vostro progetto?
Filippo Genovese – L’idea del nostro Centro Commerciale è quella di fare arrivare all’interno di questa struttura tutte le eccellenze. Da chi fa il vestito e lo definisce sul momento direttamente sul posto a chi fa le scarpe con il laccetto personalizzato proprio come lo desidera il cliente. C’è chi fa la ceramica e la rifinisce sul posto. Ho trovato, poi, una signora che possiede un particolare telaio, che è una chicca, per tessere cose particolarissime ed originalissime. Ma anche il vestito verrà realizzato proprio sul posto e si potrà assistere e ammirarne la realizzazione. Ho trovato pure un’azienda che realizza  profumi, creando delle miscelazioni, davanti al cliente, realizzate a manina. Quindi, tutto quello che fanno è veramente molto bello anche da vedere. Ma è bella anche la sensazione di vedere che quello che stai acquistando è stato fatto davanti a te.

Prima arriva la merce, poi l’acquirente

Abbiamo trovato pure un Corriere che consente al turista di recapitargli il prodotto acquistato presso il nostro centro in casa propria, prima che rientri, mentre lui è ancora in viaggio.

Si tratterà di tutti quei mestieri che non dico sono finiti, però sono diventati rari da trovare. E’, comunque, sempre molto gradevole ritrovarli, non solo dal punto di vista commerciale.

Made in Sicilia?

L’Inchiesta Sicilia – Si tratterà rigorosamente di Made in Sicilia?
Filippo Genovese – Io non combatto l’artigianato fuori dal territorio, ma ci sono delle aziende locali, che noi dobbiamo sponsorizzare. Dobbiamo promuovere e lanciare tutto quello che riguarda la nostra terra, la Sicilia. Questo è quello che vogliamo fare. Poi, se abbiamo qualche eccellenza che viene dalla Sardegna, da Milano o da qualsiasi altra parte, nulla vieta di accoglierla. Però, quello che noi vogliamo trasmettere è la sensazione dell’artigianalità locale, di quello che noi facciamo con le nostre mani davanti al cliente. Il turista che arriva qui in centro storico e vede questi antichi mestieri che adesso sono quasi estinti, nonché la possibilità di vedere qualcosa realizzato a mano è una cosa molto suggestiva.

L’artigianato e le generazioni future

L’Inchiesta Sicilia – Pensa che l’artigianato potrà avere un certo riscontro per le generazioni future?
Filippo Genovese – Stiamo puntando tutto sull’artigianato di eccellenza. Sono certo che l’artigianato avrà pieno riscontro sul turista che si troverà a Palermo. Non posso dire altrettanto se  avrà  riscontro sulle nuove generazioni. E’ una scommessa e io amo le scommesse. In fondo è una pazzia e siccome io sono un pazzo, per questo le devo dire mi sono dato un obiettivo così arduo. Obiettivo, che non posso essere sicuro di raggiungere. Devo essere fortunato ad avere fatto la scommessa vincente, ma sono molto fiducioso.

Arredo fatto a mano

Mak

L’Inchiesta Sicilia – Il locale all’interno della Galleria è una chicca. E tutto l’arredo è stato realizzato artigianalmente.
Filippo Genovese – Sì. Anche gli arredi di questo locale, dal tavolo alle sedie al pavimento, eccetera, è stato fatto a mano. I lampadari sono dei grammofoni fatti a mano, girati, cioè messi al contrario e fatti diventare lampadari. Tutti raccolti in due anni. Ho cercato di dare un senso a tutte le cose che ci sono qui dentro. Le singole sedie sono state disegnate da me e fatte fare dal fabbro. Se lei chiama lo stesso fabbro per farsi realizzare le stesse cose disegnate da me, il fabbro inorridisce. Non vuole più sentire il mio nome, perché l’ho fatto impazzire.

Il progetto della Galleria e le altre realtà locali

L’Inchiesta Sicilia – Come è stato accolto dalle altre realtà artigianali locali il vostro progetto?
Filippo genovese – Fino ad ora, con solidarietà ed entusiasmo. Non ho riscontrato gelosia, invidia, ostacoli dettati da meschinerie. In ogni caso, noi siamo aperti al dialogo e siamo disposti a collaborare con tutti. Se qualcuno dovesse avere qualche lamentela, siamo disposti a risolvere.

Il futuro dell’artigianato

L’Inchiesta Sicilia – Che futuro c’è per l’artigianato in senso lato? Non mi riferisco all’artigianato di eccellenza, di nicchia di cui abbiamo parlato sino ad ora.
Filippo Genovese – Io nel 2020, ho fatto la pazzia, in pieno lockdown, di aprire un panificio. Consideri che il panificatore non è il mio mestiere. Io mi sono avventurato. Trovare un bravo panificatore, a prescindere che quelli del mestiere hanno, ormai, una certa età, è veramente difficile. Infatti, come dicevamo, questi mestieri fatti in un certo modo, sono, ormai in estinzione. Ormai, lavorano tutti a livello industriale. Dispongono di macchine. Lavorano con grandi numeri. Io avrei dovuto trovare il singolo panificatore. Ne ho trovato un paio,  ma gente grande di età, giustamente. Insomma, ho avuto grandi difficoltà a trovare qualche panificatore bravo come quelli di una volta, ma ancora giovane e disponibile a mettersi in gioco. Al punto che ho dovuto cedere l’attività.

Tutti questi mestieri che sono fatti con manovalanza cominciano ad essere carenti. E sono sicuro che, andando più avanti, la gente non vorrà fare questi mestieri che magari sono molto di fatica.

Il ruolo delle istituzioni

L’Inchiesta Sicilia – Lei pensa che le istituzioni contribuiscano nel cercare di promuovere l’economia del centro storico o viene tutto lasciato in mano al privato?
Filippo Genovese – Lanciare l’economia nel centro storico non è improvvisazione o semplice fantasia. Dietro c’è tanto studio, impegno, un lavoro estenuante. Purtroppo, spesso, tutto sulle spalle del privato.

Anni di battaglie

Io dal 2016 al 2018 ho pagato l’affitto con il locale chiuso. Tutto a spese mie. Ho fatto togliere i calcinacci. Ho fatto mettere in sicurezza tutti gli ambienti. Dopo due anni, ho potuto presentare le domande all’Ufficio del Centro Storico per fare i sopralluoghi. All’inizio era tutto pericolante. Ho lottato per due lunghi anni. Ribadisco: tutto a mie spese. Nessuno mi ha sovvenzionato neanche un centesimo. Le devo dire che più sopralluoghi sono stati fatti, più difficoltà e ostacoli incontravano. Insomma, di problemi ne ho avuto prima di rendere il tutto agibile.

Le istituzioni? Tanta burocrazia

Le istituzioni? L’unica cosa che so delle istituzioni è che oltre a creare barriere e ostacoli burocratici non sanno fare. Poi, dal punto di vista pratico, in realtà non è che abbia avuto altro.
I funzionari che sono venuti più volte a fare sopralluoghi per prendersi la responsabilità dicevano apertamente di apprezzare tantissimo quello che stavo facendo, ma che dovevo comprendere che se loro mi davano la possibilità di fare transitare gente qua dentro e aprire un’attività al pubblico, le cose dovevano essere fatte correttamente. Insomma, tutte le cose dovevano essere fatte bene e, quindi, bisognava vedersi e rivedersi più di una volta.

Nessuno si assume la responsabilità in nome solo della burocrazia

Facciamo questo e poi dobbiamo fare pure quest’altro e poi quest’altro ancora. Insomma, una cosa fatta 20 volte, sempre in tempi diversi, perché ogni cosa mi veniva comunicata in termini e tempi diversi. Ogni volta che venivano, lasciavano un problema diverso dal precedente, sempre nuovo. Io ho sempre fatto tutto quello che mi veniva chiesto. E dopo anni di sacrifici, di denari usciti sono riuscito a capire che qualunque funzionario prima di mettere una firma, ti fa passare le pene dell’inferno. Responsabilità non se ne prende nessuno, se, secondo la loro ottica, non è tutto limpido e cristallino.

Quanto contribuirà il centro commerciale

L’Inchiesta Sicilia – Se volessimo quantificare, anche in maniera approssimativa, il contributo che potrebbe dare la vostra attività nel centro storico?
Filippo Genovese – Tutto il quadrilatero, in termini di affluenza di gente, io sono convinto che contribuirà almeno del 20%, soltanto per la tipicità di prodotto che stiamo andando a realizzare. Io non conosco realtà così grandi in Italia che fanno un prodotto come quello che vorrei fare io.
La scommessa è molto difficile e molto impegnativa.

Inizio dei lavori

L’Inchiesta Sicilia – Si diceva che i lavori sarebbero iniziati prima di Natale
Filippo Genovese – Si è dovuto rinviare tutto, perché a Palermo nessuno ha voluto sposare il progetto. Io avevo più aziende e ho impegnato e investito tutto quello che possiedo, ma a loro non bastava. Sono andato su e giù per l’Italia. Tutte le porte chiuse. Per tutti ero un pazzo visionario.

L’aiuto finanziario arriva da tanto lontano

Alla fine, ho trovato una banca londinese, che mi sta consentendo di portare avanti questa operazione a condizione che io devo trovare tutti gli affittuari. Io potrò portare tutti gli affittuari che desidero. Affittuari, a cui loro faranno la radiografia per capire se, secondo loro, possono essere all’altezza. Devo girare a loro il contratto d’affitto. C’è da pagare non solo la fideiussione personale, ma anche quella di tutti gli affittuari. Mi sono dato come data, fine giugno per iniziare i lavori. Dobbiamo fare purtroppo un passetto alla volta. Sono i tempi burocratici che ci mettono in grande difficoltà. Quindi è sempre fare conti senza l’oste. Non mi posso permettere per quello che sto investendo di fare il passo più lungo della gamba.

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