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Il “valzer” dei candidati alla Presidenza della Regione

In Sicilia con l’approssimarsi delle tanto “agognate” elezioni aumentano le “fibrillazioni” che coinvolgono a 360 gradi tutti gli interpreti della politica regionale...

di Redazione

In Sicilia con l’approssimarsi delle tanto “agognate” elezioni aumentano le “fibrillazioni” che coinvolgono a 360 gradi tutti gli interpreti della politica regionale

 

di  Salvo Messina

A sinistra, il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta approfittando dello stato confusionale del Pd che ancora deve metabolizzare la sconfitta referendaria, cerca di sparigliare le carte, prima avanzando e poi tenendo in standby la propria ricandidatura ai vertici della Regione, nonostante che gli ultimi sondaggi lo vedano all’ultimo posto in termini di “gradimento” tra i presidenti delle regioni. Crocetta è nelle migliori condizioni per dare una spallata a Davide Faraone, Renziano della prima ora, che è stato confermato Sottosegretario (passando dall’Istruzione alla Salute), suo storico “nemico”, uscito politicamente ridimensionato dal recente responso referendario che ora medita il rilancio della sua azione politica attraverso un “coworking dell’Innovazione per progettare la Sicilia del futuro”.

Intanto, all’Ars è nata una “linea Maginot” con 11 deputati che hanno dato vita all’intergruppo tra gli ex Megafono (oggi Psi) e Sicilia Futura dell’intramontabile ex ministro Salvatore Cardinale che potrebbe portare nei prossimi mesi ad un rimpasto nella giunta regionale e a nuovi equilibri. Questa operazione politica potrebbe indurre Crocetta a scaricare il Pd e riproporre la sua candidatura supportata e portata avanti in prima istanza da un propedeutico “governo del presidente”. Ed è proprio in questa direzione che si pone il rilancio del Megafono. Infatti, Crocetta parla di una “nuova stagione politica” dando “la priorità alle esigenze dei giovani, dei disoccupati, dei poveri e delle imprese”. Intanto, Crocetta si gonfia il petto e sbandiera alcuni dati positivi che vedono il Pil con un +1.5% e i dati dell’occupazione che sono tornati a crescere dopo anni negativi, segnando un +2.3%”. Peccato che sono pochi i siciliani che se ne sono accorti. Comunque, una campagna elettorale molto lunga sarebbe pesante da sostenere per chiunque, soprattutto se a Roma il governo Gentiloni dovesse durare fino alla scadenza naturale della legislatura. Intanto, l’ala dem che fa riferimento a Faraone ha stigmatizzato le uscite di Crocetta definendole “comportamento patetico” e “deriva populistica” e, al contempo, lo stesso Faraone ha iniziato a fare “melina” formulando la proposta delle Primarie per la scelta del prossimo candidato alla presidenza della Regione probabilmente allo scopo di stoppare i “fervori elettorali” di Crocetta.

Sembra un po’ disorientato l’ex assessore regionale alla Sanità della giunta Cuffaro, ex Rettore dell’Università di Palermo e direttore del Si.LAB (Centro Interdipartimentale e Laboratorio per lo sviluppo regionale e locale della Sicilia) Roberto Lagalla che si accingere a scendere in campo con un “progetto per la Sicilia” senza alcuna particolare connotazione politica. Una candidatura, quella di Lagalla, vista di buon occhio anche dal leader di Centro Democratico, Bruno Tabacci, che di recente ha inaugurato a Palermo la sede regionale del suo partito.

Sul fronte Cinquestelle il “coup de théâtre” ruota intorno a Giancarlo Cancelleri candidato “in pectore” della prima ora alla presidenza della Regione siciliana, che verrebbe “sacrificato” per fronteggiare il malessere diffuso della base grillina alla ricerca di volti nuovi.

Al centro, dopo la nascita dei “centristi per la Sicilia” di Giampiero D’Alia, l’Udc nell’Isola ha numeri da prefisso telefonico e lo stesso D’Alia rimasto fedele a Renzi potrebbe scendere in campo per la presidenza della Regione, come espressione del centrosinistra, soprattutto se si dovesse defilare Faraone. Una possibile alternativa sarebbe il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone anche se, secondo alcune indiscrezioni, non raccoglierebbe molti consensi.

In Forza Italia dopo alcune “fibrillazioni” che avrebbero portato sull’orlo delle dimissioni il commissario regionale Gianfranco Miccichè, è arrivato direttamente da Berlusconi l’endorsement che lo rafforza politicamente (“per fortuna qui avete come coordinatore Miccichè”) con l’immancabile dichiarazione al vetriolo sull’operato del governo Crocetta. Nell’ambito del centrodestra sembrano salire le quotazioni della candidatura alla presidenza della Regione dell’ex ministro per le Pari opportunità e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, nipote dell’ex presidente della Regione Santi Nicita, anche se l’eurodeputato Salvo Pogliese sembra essere ancora della partita. Un altro asso da giocarsi per Miccichè potrebbe essere quello dell’europarlamentare azzurro Giovanni La Via ma che partirebbe penalizzato dai veti incrociati nella sua città d’origine (Catania). A questo punto la proposta lanciata da Nello Musumeci (che con il suo Movimento “Diventerà bellissima” ha creato una sinergia con Fratelli d’Italia), ovvero quella di passare dalle primarie per la scelta del candidato di tutto il centrodestra, con il passare dei giorni, sta prendendo quota. Inoltre, se si allargasse la coalizione del centrodestra ai verdiniani, un altro nome spendibile sarebbe quello dell’ex ministro delle Politiche agricole Saverio Romano mentre all’interno del Ncd tutto è ancora da definire anche se, secondo i bene informati, sarebbero molti in procinto di fare “voli pindarici” verso altri lidi. In quest’ottica, secondo alcune indiscrezioni, l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, dopo avere presentato i suoi libri in giro per la Sicilia ed essere stato per un breve periodo nel Burundi come medico volontario, pare che stia lavorando dietro le quinte per sostenere la candidatura alla presidenza della Regione dell’ex presidente del Senato Renato Schifani, “figliol prodigo” ritornato nelle file di Forza Italia dopo una parentesi nel Nuovo centrodestra. Comunque, in base alla recente classifica stilata da Openpolis, c’è da evidenziare che Schifani è risultato il meno produttivo dei senatori siciliani. Invece, potrebbe essere più di una semplice opzione la candidatura di Gaetano Armao, grande difensore dello Statuto speciale siciliano che si è tanto prodigato a sostenere le ragioni del No al referendum costituzionale, ricevendo anche un riconoscimento pubblico su Facebook da parte di Miccichè.

Nei giorni antecedenti a Natale abbiamo assistito a Palermo all’incursione del leader della Lega Matteo Salvini in giro per la città accompagnato dal deputato Alessandro Pagano (leghista “last minute”) che ha collezionato diverse legislature come parlamentare nazionale in Forza Italia per poi passare nelle file di Angelino Alfano (Ncd) e Angelo Attaguile, politico di lungo corso di origine democristiana, due esponenti politici che non rappresentano proprio il “nuovo che avanza” in politica e che probabilmente, se si fosse trovato in altre condizioni politiche, il leader della Lega avrebbe già “rottamato”. Salvini ha stilettato: “il governo Crocetta e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando sono disastrosi e devono andare a casa”. L’ex leader della Lega Nord Umberto Bossi non aveva mai dimostrato tanto interesse per Palermo e per la Sicilia… come cambiano i tempi.

 

 

 

 

 

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